Il Padiglione russo affronterà il tema della Biennale 2016 attraverso il complesso espositivo VDNKh, sino a poco tempo fa quasi abbandonato e oggi trasformato in un centro culturale e formativo
VDNKh – in russo ВДНХ si pronuncia “vedeenkha” – è l’acronimo usato per indicare l’Esposizione dei Risultati dell’Economia Nazionale fondata nel 1935 come Esposizione Agricola in un’ampia area del distretto Ostankinsky di Mosca. Ritardi e controverse vicende (progettista e commissari arrestati per scarsi risultati) portarono VDNKh ad una breve vita fra il 1939 e il 1941 per poi riaprire i battenti solo nel 1954, dopo la Seconda guerra mondiale. Dal 1959 l’area espositiva viene ufficialmente intitolata a celebrare i risultati dell’economia sovietica e nel 1989 arriva ad avere ben 82 padiglioni che coprono circa 700.000 metri quadrati espositivi. Memorabili i temi: il padiglione dell’Ingegneria (1954), quello dello Spazio (1966) e dell’Energia atomica (1954), il padiglione dell’Educazione popolare (1954) assieme a quelli della Radioelettronica (1958) e della cultura Sovietica (1964). Simbolo della storia dell’ultimo secolo, VDNKh è oggi anche un laboratorio di riflessioni progettuali sull’architettura della città ed è stata posta come tema portante della presenza russa alla 15. Biennale. Abbiamo avuto modo di parlarne con Sergei Kusnetsov, architetto capo di Mosca e curatore del padiglione russo.
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Quello russo fu uno dei primi padiglioni nazionali ad essere aperto nei giardini della Biennale all’inizio del secolo scorso. Questo testimonia il profondo rapporto fra l’Italia e la Russia nella storia ma soprattutto un rapporto speciale con Venezia. Come descriverebbe questa lunga storia e qual è il suo rapporto con Venezia?
Come è noto, una delle leggende racconta che Venezia poggia su palafitte in legno di larice provenienti dalla città di Perm. Sebbene non esista alcuna prova documentaria a supporto di questa leggenda, essa mette in evidenza il rapporto storico che intercorre tra i nostri paesi e, cosa ancora più importante, la ben nota attrazione dell’uno verso l’altro. Tra le varie città italiane Venezia rappresenta una particolarità: essa è, da sempre, punto d’attrazione per pittori e scultori, architetti e artisti agendo da fonte d’ispirazione, anche per me. Mi sono recato in questa città per la prima volta il giorno del mio trentesimo compleanno e da quel momento le sono sempre stato affezionato, anche come architetto e progettista. I lavori realizzati a Venezia rappresentano uno dei punti centrali nella mia attività creativa. Per me Venezia è inoltre strettamente collegata con la Biennale di Architettura, la rassegna professionale più importante, alla quale partecipo per la quarta volta consecutiva.
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I temi degli anni precedenti sono stati “Common Ground” e “Fundamentals”. Come sono stati interpretati dalla Russia e come vede quello concepito quest’anno da Aravena, “Reporting From The Front”?
Nel 2012 la nostra risposta al tema Common Ground consisteva in una mostra dedicata alle nostre Science Cities e, in particolare, alla Innovation City Skolkovo, attualmente in fase di realizzazione. Con questo progetto abbiamo cercato di dimostrare come, grazie all’architettura, all’urbanistica e al design, si possano creare degli ambienti in grado di favorire lo sviluppo della tecnologia e dell’innovazione. La mostra in sé consisteva di codici QR che simboleggiavano il rapporto inestricabile tra l’habitat moderno e la realtà virtuale la quale, insieme ai mezzi materiali tradizionali, costituisce la sfera di comunicazione e di lavoro dell’uomo del XXI secolo. Il tema Fundamentals del 2014 venne sviluppato dall’Istituto Strelka con una mostra dedicata agli elementi fondamentali della cultura e dell’architettura russa che il nostro paese ha donato a tutto il mondo. “Reporting From The Front”, rappresenta per me, il commissario Semen Mikhailovsky e la co-curatrice Ekaterina Pronitscheva una sfida molto interessante. Abbiamo fatto moltissime considerazioni circa l’interpretazione di questo tema e, devo ammettere, in questo contesto mi è stata molto utile la lettura del manifesto del curatore e il colloquio personale con Alejandro Aravena. La nostra interpretazione è basata sull’idea che oggi la front line si sviluppa laddove l’uomo amplia il suo habitat, cioè, in parole povere, tra il territorio già conquistato e quello non ancora assimilato. Ci pare che l’esempio emblematico e più rilevante sia quello del complesso espositivo VDNKh, un complesso architettonico e naturale unico che occupa un’area di oltre 500 ettari ed era quasi del tutto abbandonato sino a poco tempo fa. Oggi quell’area si trasforma sotto i nostri occhi in un centro culturale e formativo di tipo multifunzionale e accessibile a tutti nonché in grado di offrire ad ogni cittadino qualche attività adatta al proprio spirito e intelletto.
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Può darci delle anticipazioni?
Il VDNKh fu creato come punto d’incontro culturale di persone molto diverse tra di loro. Anche oggi esso continua a svolgere questo ruolo con successo sviluppando e perfezionando la sua vocazione intellettuale e culturale. Per una “megametropoli” si tratta di una realtà piuttosto rara: nella maggior parte dei casi gli spazi comuni vengono utilizzati per numerose attività di svago e di tipo commerciale, mentre i tradizionali “focolai della cultura” come teatri e musei non sono, purtroppo, affatto accessibili a tutti. Il VDNKh rappresenta l’attuazione del “fronte” nel quale la battaglia per la mente e il cuore si svolge con mezzi intellettuali, culturali e illuministici. Le strategie urbanistiche, l’architettura moderna e l’applicazione di varie attitudini culturali sono diventate mezzi per la “riabilitazione” dei centri d’attrazione del VDNKh e per la trasformazione dell’esposizione in uno spazio che garantisce pari opportunità a tutti e soddisfa le esigenze e le necessità dell’uomo del XXI secolo. Una gamma ampissima di funzionalità; è anche questo infatti il tema che indaghiamo nella nostra mostra.
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Il quartiere VDNKh, con la sua evoluzione, i suoi cambiamenti, le sue architetture è una sorta di testimonianza vivente della storia della Russia e con essa della storia del mondo. Quali sono le prospettive per il futuro?
Alcuni anni fa, su iniziativa del sindaco Sergei Sobyanin, il Comune di Mosca ha assunto l’amministrazione del sito del VDNKh. La città non ha il compito di realizzare la Mostra dei Successi dell’Economia Popolare di stampo sovietico ma per il rinnovamento del territorio e del suo potenziale essa mette in pratica le stesse funzioni socioculturali che fin dall’inizio hanno animato questo complesso. Occorre anche sottolineare che ai fini dello sviluppo del VDNKh la Città considera come priorità assoluta la conservazione del suo territorio storico: qualsiasi nuovo elemento architettonico deve essere in linea con questo contesto e realizzato con estrema precisione, dato che si pone al centro dell’attenzione lo sviluppo delle funzionalità, il continuo completamento/allestimento e la “formattazione” dei padiglioni e degli spazi all’aperto.
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VDNKh fa parte di quei luoghi, come ad esempio le esposizioni internazionali e universali (abbiamo appena vissuto l’esperienza di Expo 2015 a Milano) nei quali si vuole riprodurre in scala l’esperienza del mondo su un dato tema e offrirlo alla conoscenza e alle riflessioni del pubblico. Si può, in questo senso, stabilire un parallelo fra la storia di VDNKh e quella della Biennale?
Certamente ai Giardini stabiliamo un parallelo tra il complesso del VDNKh e la Biennale di Venezia. L’Expo è per sua natura un evento a tempo determinato e per essa si creano delle architetture temporanee, cosiddetti “fatti del giorno”. La Biennale è in continua evoluzione grazie al sistema dei padiglioni nazionali e anche il VDNKh presenta questa caratteristica innata. Devo far presente che abbiamo analizzato anche una serie di altri spazi creati specificatamente sia per l’accoglienza e lo svolgimento di attività con un grande pubblico sia per la divulgazione di ogni genere di idee e di realizzazioni. Nel mondo non esistono, in verità, così tanti luoghi interamente finalizzati all’attività culturale e formativa. In questo senso il VDNKh va ben oltre a quanto viene rappresentato all’Arsenale e ai Giardini, tenuto conto del fatto che la Biennale è dedicata esclusivamente all’arte e all’architettura, mentre il complesso moscovita abbraccia anche molte altre discipline artistiche e della scienza. Direi che le due esposizioni si differenziano soprattutto per la loro dimensione, nella stessa misura, ad esempio, in cui Mosca si distingue da Venezia.
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Può darci un’idea delle aspettative e degli obiettivi che intendete perseguire attraverso la partecipazione a questa Biennale? Quali relazioni e sinergie con gli altri paesi partecipanti?
Con l’esempio del VDNKh intendiamo soprattutto dimostrare i reali meccanismi che possono permettere un’assimilazione culturale di successo. Collaboriamo con gli altri paesi partecipanti in modo indiretto, coinvolgendo, ad esempio, dei consulenti europei nel lavoro sul progetto. Vorrei, in particolare, esprimere la nostra grande gratitudine a Kristin Freireis, critico d’architettura, esperta e fondatrice del Forum d’Architettura Aedes di Berlino, per il supporto che ci ha offerto durante il lavoro sul progetto. Inoltre, stiamo programmando la realizzazione di un importante progetto formativo all’interno del Padiglione della Russia che sarà accessibile agli studenti delle università di numerose città del mondo.
Traduzione a cura di Petra Lossner
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Il curatore
Sergey Kuznetsov (Mosca, 1977) si è laureato presso l’Istituto di Architettura di Mosca nel 2001. Durante gli studi ha aperto il suo primo studio e nel 2000 è stato socio fondatore e direttore generale dello studio SLK Project. Nel 2006 lo studio è entrato a far parte dell’associazione SPEECH Tchoban & Kuznetsov, della quale è stato managing partner fino al 2012. Fra i progetti realizzati: il Palazzo degli sport d’acqua a Kazan e il Museo del Disegno di architettura a Berlino. L’edificio per uffici su Leninsky Prospekt a Mosca e il complesso residenziale “Granatniy 6” hanno ricevuto premi e menzioni all’International Property Awards 2012. Alla 12° Biennale di Architettura di Venezia (2010), Kuznetsov è stato coautore del concept e del progetto della mostra “Factory Russia” per il padiglione russo; in quella successiva (2012) per lo stesso padiglione è stato cocuratore e coautore del progetto “i-city/i-land” che ha ricevuto la menzione speciale della giuria. Designato dal sindaco di Mosca, il 20 agosto 2012 Kuznetsov è stato nominato Architetto capo di Mosca e primo vicepresidente del Comitato per l’architettura e l’urbanistica della città.
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biennale venezia 2016 , reporting from the front
Last modified: 9 Marzo 2016
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