Un itinerario nei principali luoghi della cultura
VENEZIA. In attesa d’intelligere la Biennale di Carlo Ratti (755 partecipanti, 66 partecipazioni nazionali, 11 eventi collaterali ufficiali), il calendario espositivo lagunare presenta un’offerta ricca e in parte allineata con questa 19. Mostra Internazionale di Architettura che apre al pubblico sabato 10 maggio.
Tra le oltre 100 proposte espositive in calendario fino a novembre abbiamo selezionato quelle più rilevanti secondo un itinerario per aree di esplorazione: l’Isola di San Giorgio Maggiore, Il Canal Grande, l’area Marciana. Certi che nemmeno il contributo d’accesso (ripristinato il 18 aprile scorso), e contraddittoriamente applicato persino nelle date di pre-vernice e apertura di questa Biennale, potrà scoraggiare professionisti, addetti ai lavori e semplici appassionati.
Sull’Isola di San Giorgio Maggiore
Jean Nouvel alla Fondazione Cini
Sbarca sull’Isola di San Giorgio Maggiore, come evento collaterale ufficiale “La Fondation Cartier pour l’Art Contemporain par Jean Nouvel” (10 maggio-14 settembre), mostra che alla Fondazione Cini illustra il progetto per la nuova sede parigina della Fondazione Cartier. Intervento da 6.500 metri quadrati di spazi espositivi ricavati all’interno dello storico edificio haussmanniano, in Place du Palais Royal, che Nouvel (già progettista della sede in Boulevard Raspail) promette di trasformare in “una grande macchina teatrale, in grado di creare innumerevoli palcoscenici a servizio dell’arte”. In attesa dell’inaugurazione (prevista per l’autunno), a Venezia un modello in sezione illustra i dettagli caratterizzanti il progetto architettonico come le cinque piattaforme mobili in acciaio regolabili in altezza per la combinazione dei volumi interni e i soffitti retrattili per modulare la luce naturale.
Il vetro di Murano alle Stanze del Vetro
La presenza del vetro muranese nella storia della Biennale (interrottasi nel 1972) viene indagata attraverso il secondo capitolo del progetto espositivo delle Stanze del Vetro. “1932-1942 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia” (fino al 23 novembre) si concentra sul periodo corrispondente alla nascita del Padiglione Venezia fino all’interruzione della manifestazione internazionale dovuta alla Seconda Guerra Mondiale. Protagonisti: Carlo Scarpa, grande sperimentatore per Venini (con i sommersi, le filigrane, i corrosi) la Barovier Seguso Ferro (poi Seguso Vetri d’Arte), che si avvale della presenza di Flavio Poli, il pittore Dino Martens, che collabora prima con la Salviati & C. e la Successori Andrea Rioda e poi con la Aureliano Toso, la S.A.L.I.R., con i vetri incisi in prevalenza su disegno di Franz Pelzel.
Mapplethorpe e Galimberti alle Stanze della Fotografia
Ben 33 anni dopo la grande mostra di Palazzo Fortuny, il fotografo statunitense torna protagonista a Venezia con “Robert Mapplethorpe. Le forme del classico” (fino al 6 gennaio 2026). Oltre 200 scatti introdotti da assemblaggi e collage giovanili e organizzati in capitoli tematici: Patty Smith, autoritratti e ritratti (Isabella Rossellini, David Hokney, Andy Warhol, Yoko Ono, Richard Gere), nudi maschili e femminili, il rapporto con la scultura classica che prima Mapplethorpe studia, ritrae e poi affianca a corpi plasmati dall’esercizio fisico, fiori come “amuleti sessualizzati” che campeggiano su grande formato: orchidee, papaveri, calle. Al piano superiore Maurizio Galimberti scompone e ricompone la realtà con le sue sue polaroid che si fanno tessere di mosaico.
Lungo il Canal Grande
Koolhaas da Prada
“AMO/OMA – REM KOOLHAAS. Diagrams” (10 maggio – 24 novembre) è il progetto espositivo ideato dallo studio AMO/OMA per indagare la comunicazione visiva dei dati come potente strumento di costruzione del significato, di comprensione o di manipolazione e come strumento pervasivo di analisi per la trasformazione del mondo circostante. In tutto più di 300 oggetti afferenti a diversi contesti geografici e culturali tra cui documenti rari, pubblicazioni a stampa, immagini digitali e video in un arco temporale dal X secolo ai giorni nostri. Il concept allestitivo presso la Fondazione Prada segue un principio tematico che riflette le urgenze del mondo contemporaneo attraverso nove temi primari: Ambiente costruito, Salute, Disuguaglianza, Migrazione, Ambiente, Risorse, Guerra, Verità e Valore.
L’Officina Zanon alla Palazzina Masieri
Per chi non avesse ancora avuto l’occasione di visitarla, la Palazzina Masieri ospita gli interni completamente ridisegnati da Carlo Scarpa sebbene ultimati dopo la sua scomparsa. Dal 10 maggio “Carlo Scarpa e l’Officina Zanon” (rientrante nel programma espositivo IUAV at Work) propone un focus sui lavori di Francesco e Paolo Zanon proprietari della omonima Officina fabbrile veneziana che ebbero modo di collaborare con Scarpa a diversi progetti, inclusi il negozio Olivetti, la Fondazione Querini Stampalia. A questa proposta si aggiunge “Architectural Landscapes” (fino al 22 novembre) a cura della Galerie Negropontes e della Heritage Asset Management con opere di Gianluca Pacchioni, Perrin & Perrin, Maison Pinton e Garo Minassian,
Maria Helena Vieira da Silva alla Guggenheim
L’anatomia dello spazio racchiusa nelle tele di Maria Helena Vieira da Silva (Lisbona, 1908 – Parigi, 1992) è protagonista fino al 15 settembre dell’antologica presso la Collezione Peggy Guggenheim: 70 opere indagano l’evoluzione del suo linguaggio, influenzato dalle avanguardie ma riconsiderandone l’indipendenza dal movimento Informale. Al centro della sua personale ricerca, oscillante tra figurativo e astratto, è sempre lo spazio, quello di lavoro e quello urbano, reale o immaginato rappresentato in mostra da opere come come “l’Atelier”, la “Camera piastrellata” (1935), “la Veranda”, “Il Sotterraneo” (1948) e contesti come “Parigi, La Notte” (1951) e “La Gare Saint-Lazare” (1949).
Trouvè e Schütte tra Palazzo Grassi e Punta della Dogana
Tatiana Trouvè trasforma in una gettata di nero asfalto il grande atrio di Palazzo Grassi (fino al 4 gennaio 2026). I tombini circolari e le piccole piastre di tubature però, se osservati dall’alto, appaiono quasi piccoli astri di una costellazione. Con “Hors-sol” (2025), lavoro site specific, l’artista italiana naturalizzata francese introduce il percorso ai suoi ecosistemi composti di opere scultoree e disegni (perlopiù appartenenti alla Pinault Collection). A comporre i lavori di “Tatiana Trouvé. La strana vita della cose” ricorrono scarpe da donna deformate dall’usura, sedie come sentinelle che sorreggono libri, valigie, cuscini marmorei, cancelli composti da radici e rami in bronzo. In un altalenante moto tra “un passato lontano, un presente turbolento e un futuro possibile”.
A Punta della Dogana Thomas Schütte, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2005, è il protagonista fino al 23 novembre della più ampia retrospettiva a lui riservata in Italia. In “Genealogies” sono rappresentati i diversi momenti dell’intera sua produzione incluso un corpus inedito di lavori su carta. A caratterizzare la mostra veneziana sono soprattutto figure monumentali portatrici di valori simbolici ed esemplificativi messaggi. Nella prima sala tre imponenti figure affondano i piedi nei loro circolari basamenti come sorta di «antieroi intrappolati nella materia»; altissimi spiriti privi di volto campeggiano sfruttando gli spazi della sala più ampia di Punta della Dogana, composti dall’intreccio della materia bronzea che ne definisce i corpi mentre gli “Efficiency Men” (2005), grotteschi nelle loro maschere in silicone, ci ricordano l’assenza d’ogni scrupolo in nome dell’efficienza.
Area Marciana
Harry Seidler e Jung Youngsun alle Procuratie Vecchie
Al secondo piano delle Procuratie Vecchie una nuova realtà si affaccia nel panorama culturale veneziano. È SMAC, San Marco Art Centre, società fondata dagli imprenditori David Gramazio, David Hrankovic e Anna Bursaux che hanno preso in gestione da Generali questa porzione del cinquecentesco edificio per farne una moderna Kunsthalle con un programma che promette di abbracciare arti visive, architettura, moda, tecnologia e cinema. Le due proposte inaugurali (9 maggio-13 luglio) sono rispettivamente dedicate all’architetto modernista Harry Seidler (“Migrating Modernism. The Architecture of Harry Seidler”) e alla pioniera dell’architettura del paesaggio coreana Jung Youngsun (“For All That Breathes On Earth: Jung Youngsun and Collaborators”).
Carlo Scarpa al Correr e le novità del Museo Archeologico
“Il Correr di Carlo Scarpa. 1953 – 1960” (fino al 19 ottobre), allestita nella sala quattro porte è un piccolo affondo sull’ architettura e sugli arredi scarpiani del museo (sale di Storia veneziana, primo piano; Quadreria, secondo piano) attraverso immagini d’archivio e soluzioni allestitive come il celebre cavalletto, le teche, la vetrina esagonale. Un’ occasione per calendarizzare un’incursione al museo veneziano e ripercorrerne le sale. Nel vicino Museo Archeologico (che con il Correr incrocia il percorso espositivo) dal 5 maggio ritorna inoltre accessibile lo storico ingresso al civico 17 (su Piazzetta San Marco). Operazione che consente la riscoperta del cortile interno progettato dallo Scamozzi (appena restaurato) in cui campeggia la monumentale statua di Agrippa e l’installazione site-specific “LINES by KENGO KITO” (fino al 28 settembre).
Immagine di copertina: rendering dei futuri spazi della Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi (© Jean Nouvel / ADAGP)
About Author
Tag
Biennale Architettura 2025 , mostre , venezia
Last modified: 7 Maggio 2025