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Michele RodaWritten by: Città e Territorio

L’’enclave verticale che sorveglia Expo

L’’enclave verticale che sorveglia Expo

MILANO. Svettano dall’orizzonte (piatto come sa essere la periferia milanese) come strane sentinelle: una sequenza densa di 7 torri, firmate da 4 gruppi di progettisti, per un totale di 400 appartamenti, in un recinto piccolo e compatto. Definito da elementi metallici trasparenti, ma inaccessibile quasi fosse una fortezza militare, con le generose aree comuni del piano terra (c’è anche uno spazio interreligioso) a configurare il cuore dell’Expo Village. Sarà così almeno fino a ottobre, fino a quando cioè gli alloggi saranno occupati dai circa 1.300 delegati che lavorano, qualche centinaio di metri più in là, oltre strade e ferrovie (uno strano gap, fatto d’infrastrutture e campi incolti), nei padiglioni dell’Esposizione universale.
E’ una strana sensazione quella che si prova avvicinandosi al quartiere di Cascina Merlata, luogo isolato e “altro” ma allo stesso tempo coinvolto in un fermento da trasformazione: cantieri, terreni riportati, le stesse mura antiche di Cascina Merlata, recuperate con un intervento di Caputo Partnership, autore anche, insieme a Citterio and Partners, del masterplan complessivo: migliaia di appartamenti spalmati su un’area di 500.000 mq, un supermercato, uffici e spazi direzionali, la città che avanza lungo l’asse del Sempione riempiendo vuoti urbani che ora, complice Expo e la dinamica che genera, sono paradossalmente ancora più necessari.
Le 7 torri concluse a marzo rappresentano il primo lotto e vogliono simboleggiare la Milano che si trasforma partendo dalla casa: un innovativo habitat metropolitano progettato “secondo i più avanzati principi di sostenibilità ambientale”, come pomposamente raccontato da EuroMilano, operatore dell’iniziativa.
Un progetto articolato che unisce diverse forme di alloggio in un nuovo quartiere di dimensioni significative: l’80% dei circa 370.000 mq di superfici è residenziale, il 25% degli alloggi totali sarà dedicato all’housing sociale, uno dei quartieri più grandi in Italia (sviluppato per conto del Fondo “Housing sociale Cascina Merlata” in accordo con il Comune di Milano, una volta completato conterà 11 edifici per un totale di 690 alloggi).
www.cascina-merlata.it

5 domande a…
Alessandro Pasquarelli, AD di EuroMilano
Che cosa rappresenta per voi l’intervento di Cascina Merlata?
Abbiamo pensato a questo progetto ormai 4 anni fa, con la consapevolezza che i grandi interventi di sviluppo di aree periferiche abbiano sempre più bisogno di prodotti diversificati. Qui offriamo anche alloggi a prezzi molto contenuti, con formule innovative, come l’affitto con patto di futura vendita.

Un tentativo di rispondere a esigenze sociali in rapida mutazione?
Sono cambiate domande e attese rispetto alla casa. Anche in Italia si sta perdendo la cultura della stanzialità, andando verso un mercato più europeo, dove il 60% delle abitazioni è in affitto. Molte persone, soprattutto i più giovani, cercano una casa “a termine”. Questo intervento si rivolge a fasce di popolazione che non possono accedere alle case popolari o comunque ai sostegni pubblici, ma che – d’altra parte – hanno difficoltà ad accedere a mutui. Questo succede per 2 motivi principali: perché i lavori che svolgono sono spesso precari e perché i loro genitori, che hanno aspettative di vita più lunghe, possono aiutarli di meno.

Che cosa significa oggi costruire case?
Per noi investire sulla qualità: appartamenti in classe A, allacciati alla rete di teleriscaldamento o dotati di sonde geotermiche, collegamenti wi-fi e cablaggi. Ma anche spazi comuni più ampi che in passato, con servizi come – previsti a Cascina Merlata – un poliambulatorio specialistico.

Cascina Merlata è un investimento economicamente importante a cavallo di Expo: un volano per vendere gli appartamenti?
Per certi versi è anche un problema. Dopo la chiusura dell’Expo Village dovremo fare un ripristino completo, tutti gli alloggi ora occupati saranno rimessi a nuovo e si dovrà intervenire con alcuni adeguamenti. Già ora la domanda che abbiamo è forte.

D’innovativo c’è un team integrato ed eterogeneo di architetti, che hanno lavorato fianco a fianco.
In parte li abbiamo selezionati attraverso dei concorsi, ed è stato stimolante soprattutto perché – con molti gruppi internazionali – abbiamo avuto tanti contributi diversi e una notevole freschezza d’idee. Poi non nascondo che “accompagnare” i giovani architetti alla costruzione, sotto tanti punti di vista, non è stato facile.

La carta d’identità dell’intervento
Saranno 11, a intervento concluso, gli edifici del quartiere di housing sociale a Cascina Merlata. Attualmente ne sono stati costruiti 7. Mancano ancora le “torri” identificate con i numeri 3 e 4 (progetto di Cino Zucchi Architetti) e quelle con le lettere A e B (C+S Associati).

Torri 1-2-7
Progetto: MCA Mario Cucinella Architects
Superficie complessiva: 14.000 mq
Le 3 torri di Cucinella sono il biglietto da visita del quartiere, provenendo dal Sempione. Le sagome si stagliano, fino a 70 metri, in una ricerca – quasi ossessiva – di complessità e articolazione, sia materica che volumetrica. L’obiettivo, secondo i progettisti, è la definizione di un “paesaggio urbano, fatto di pieni e di vuoti, di volumi di diverse altezze, di trasparenze e opacità, di colori e sfumature”. L’impatto sta tra un’atmosfera da Metropolis e quelle futuristiche, con l’alternanza di materiali e colori a enfatizzare tanto la verticalità quanto la dimensione scultorea: le torri (“come blocchi granitici”) si assottigliano verso l’alto con volumi dalle forme regolari ma sfaccettate, vari nei colori e nel modo in cui riverberano la luce. La complessità dei fronti si traduce in una spiccata articolazione, con atrii interni attorno a cui si sviluppano gli accessi ai singoli alloggi. La volontà compositiva si ritrova anche nello spazio esterno, una sorta di corte, che vince dimensioni contenute e densità attraverso la varietà degli sfondi cangianti.

Torre 5
Progetto: PURA – Platform for Urban Research and Architecture
Superficie complessiva: 5.000 mq
E’ l’edificio che più trasmette una sensazione di forte ancoraggio al suolo, una torre che – nonostante i suoi 15 piani – si presenta come un blocco compatto e dalle prevalenti linee orizzontali che risponde, secondo i porgettisti, alla “volontà di mantenere una forma semplice ed equilibrata”. Il grigio scuro della facciata è scandito dalle solette bianche dei balconi e dai marcapiani. I loggiati sono gli unici elementi che sfidano la complanarità delle superfici verticali.

Torri 9-10
Progetto: Teknoarch – Engineering outsourcing
Superficie complessiva: 8.000 mq
Le 2 torri (14 piani) sono collegate in basso da uno spazio comune, articolato su più livelli, che rappresenta l’elemento identitario del progetto, “spazio di aggregazione a uso degli abitanti”, nelle intenzioni dei progettisti. Nell’immagine complessiva dei volumi è invece la formale ricerca cromatica che diventa fattore di riconoscibilità, anche a distanza, con alternanze di toni di grigio sulle superfici e di blu utilizzato negli scassi asimmetrici di facciata in corrispondenza di logge e balconi.

Torre 11
Progetto: B22 – Architettura Urbanistica Paesaggio
Superficie complessiva: 4.200 mq
L’edificio, anche questo di 14 piani, è caratterizzato da facciate molto diverse, frutto di una ricerca sia cromatica che in tema di controllo dell’irraggiamento solare. I 3 fronti che guardano alle altre torri del Villaggio sono caratterizzati dall’accostamento di porzioni di intonaco di grigio diverso, a riprendere le scansioni delle aperture. La facciata che invece guarda a sud-est, verso il centro città, presenta una trama di lamelle frangisole verticali, a costituire una sorta di seconda pelle.

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 9 Ottobre 2015