Visit Sponsor

Written by: Progetti

La Biblioteca nazionale di Sarajevo è rinata, ma monca

La Biblioteca nazionale di Sarajevo è rinata, ma monca

SARAJEVO. L’1 settembre 1992 il violoncellista Vedran Smailovic esegue una storica performance presso la Biblioteca Nazionale. Dopo 22 anni accade di nuovo. Tante differenze: nella prima occasione Sarajevo era assediata, da ormai più di quattro mesi, da coloro i quali pretendevano di fondare la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, nella seconda occasione invece Sarajevo è la capitale non più discussa della Bosnia-Erzegovina; nel ’92 il musicista suona in un palcoscenico alquanto agghiacciante, lo scorso mese invece si è esibito nella sala centrale della biblioteca ricostruita.
Tra queste due esibizioni vi è stata la ricostruzione dell’edificio più carico di simboli di Sarajevo, distrutto da un incendio scaturito da una bomba (25 agosto 1992). Irreparabili i danni: oltre ad avere distrutto l’edificio, le fiamme incenerirono le collezioni di manoscritti orientali quasi interamente, se non per isolati ritrovamenti da parte di cittadini volenterosi che hanno sfidato il rischio di crolli e cecchini per recuperare almeno qualche elemento di questa collezione unica nel suo genere; si trattava di due milioni di opere tra libri e incunaboli, raccolti in seicento anni.
La Biblioteca nasce come Municipio e fu costruita a partire dal 1891 tra complicati passaggi di autore. In prima battuta l’edificio porta la firma dell’architetto ceco Karel Parik, il quale darà in seguito dimostrazione di sapere gestire lo stile neo-moresco in altri edifici rappresentativi di Sarajevo, come la scuola Sharia e il Teatro Nazionale. Il progetto di Parik, criticato dal ministro Benjamin Kallay, passerà all’architetto austro-ungarico Alexander Wittek, interessato a tal punto all’arte moresca da compiere almeno due viaggi al Cairo, durante i quali si ammalò. Così il completamento viene affidato a Cyril Ivekovic il quale porta a termine il Municipio nel 1894, mentre nel 1949 la destinazione d’uso viene mutata in Biblioteca Nazionale.
Il 9 maggio scorso è stata inaugurata la sua riapertura con una grande festa: 3d mapping sulla facciata che dà sul fiume Miljacka e performance dell’Orchestra Filarmonica di Sarajevo e di Smailovic, appunto. Per arrivare a questo risultato si sono susseguite a partire dal 1996 quattro fasi di risanamento, filologico si direbbe, possibile grazie al ritrovamento dei disegni di Parik negli archivi di Vienna e ad altri disegni conservati negli archivi di Budapest e Belgrado. Per la ricostruzione delle piastrelle delle facciate si è fatto riferimento direttamente ai disegni originali delle raccolte della Manifattura ungherese di porcellane Zsolnay, a cui erano state commissionate le stesse in origine. Il progetto di risanamento nella fase conclusiva è stato affidato dal 2007 al giovane architetto e ingegnere Nedzad Mulaomerovic, capo dello studio Urbing d.o.o di Sarajevo. I costi finali si aggirano sui 10 milioni di euro, di cui gran parte finanziati dall’Unione Europea.
Facendo riferimento all’originario uso dell’edificio a Municipio, una sua gran parte ha ripreso oggi questa funzione (hall da 50 posti, centro informazioni, servizi del Consiglio e magazzini per un totale di 3.000 mq circa) e solo un piccolo spazio, in proporzione, è riservato alla biblioteca (raccolte di collezioni e spazi per i collegamenti verticali con le aree del Municipio per un totale di 2.000 mq circa). Pochissimi i metri quadri destinati alla ricerca e allo studio di fatto. Senza contare altro spazio sottratto per aree comuni, ristorante e caffetteria (per un totale di 2.400 mq). Non stupisce quindi che Ismet Ovcina, direttore della Biblioteca, non si sia presentato alla festa di riapertura; anzi, si è appellato agli accordi di Dayton per riavere la biblioteca, in toto.

Autore

About Author

(Visited 752 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 6 Luglio 2015