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Alessandro BenevoloWritten by: Forum Patrimonio

Roma e la matassa dei Fori Imperiali: rischio modificazione apparente

Poche luci e molte ombre sul bando della Soprintendenza Capitolina per il riassetto di un’area stratificata che aspetta da 100 anni

 

ROMA. Il concorso per la sistemazione dell’area archeologica centrale intitolato “La nuova Passeggiata Archeologica” bandito dalla Soprintendenza Capitolina ha un merito indubbio.Per la prima volta la città metropolitana, Roma Capitale, riconosce la necessità e tenta attraverso un concorso di assicurare per quest’area una sistemazione unitaria che faccia ordine tra i palinsesti di tre città (parzialmente) sovrapposte: il centro monumentale dell’antica Roma, la minuta città medioevale e la successiva città di epoca fascista che tentò goffamente di stabilire un ordine. Un’impresa sensazionale, considerando l’eccezionalità degli apparati monumentali, la lunga gittata dell’arco temporale coinvolto e l’intreccio derivante dalle ripetute manipolazioni dell’area che rende difficile, talvolta impossibile, stabilire che cosa debba prevalere, che cosa vada messo in evidenza. Ormai ci avviciniamo ai cent’anni rispetto ai quali questa matassa aggrovigliata attende un intervento chiarificatore.

Tuttavia, esaminando nei dettagli il materiale concorsuale, ci si rende conto che il progetto richiesto è ben lungi dal garantire questa chiarezza. In primo luogo, a causa dell’origine di questo bando. La Città Metropolitana, seppure attraverso una propria emanazione sicuramente competente in materia, la Soprintendenza Capitolina, è solo uno degli attori accreditati per quest’area. Lo Stato, nelle sue diverse emanazioni ministeriali, la Soprintendenza Archeologica e la Regione (tanto per citare i primi soggetti che vengono in mente) non contribuiscono a questa operazione e rischiano di operare oggi e domani (come è purtroppo spesso accaduto) in modo indifferente o, peggio, discordante dalle conclusioni di questa iniziativa.

In secondo luogo, una conseguenza della committenza di questo progetto. Ci si concentra esclusivamente sulle aree di proprietà comunale (le strade soprattutto) tralasciando le possibili interazioni con le altre di proprietà demaniale o privata. Per dirne una, la sistemazione dello stradone dei Fori Imperiali avviene a partire dall’impiantito stradale esistente: non si decide se lasciarlo o toglierlo, lo si trasforma e, dove non si è nemmeno sicuri se valga la pena domani di ripristinare l’antica sede carrabile, si chiede che le modificazioni possano essere “smontate”. Un atteggiamento fintamente prudente.

In terzo luogo abbondano le indicazioni progettuali per modificazioni di tipo sovrastrutturale: si chiede di ripavimentare, di fare una ringhiera, un chiosco, una pensilina, una passerella, una nuova segnaletica, una nuova illuminazione. Anche laddove ci sono decisioni drastiche da prendere.

Infine serpeggia nelle indicazioni progettuali per questo concorso un vizio ricorrente quando si devono esaminare i palinsesti sovrapposti di una città storica. La superficiale tentazione a considerare tutto quello che ci è pervenuto come storia; senza distinguere tra modificazioni che si sono avvicendate in continuità e nel rispetto del genius loci e modificazioni intervenute col precipuo scopo di mistificare, distruggere e adulterare.

Il criterio per gestire le tre città sovrapposte non è quello cronologico e nemmeno la rilevanza monumentale, ma un layout nuovo che smisti i tre palinsesti caso per caso, decidendo la prevalenza di quello che meglio documenti la storia e l’avvicendarsi delle trasformazioni, allo scopo di ricreare quella transizione graduale dal moderno all’antico che caratterizzava questo luogo fino alle trasformazioni di epoca fascista. Con questo restringimento della visuale si rinuncia invece, pur avendone tutti gli strumenti cognitivi e i mezzi, ad operare le necessarie distinzioni e ad operare di conseguenza. Un buio nel quale “tutti i gatti sono grigi” e, di conseguenza, tutto argina tutto obbligando a rifugiarsi in una modificazione apparente.

 

In copertina, la ricomposizione dell’area circostante il Colosseo (plastico del progetto per la Soprintendenza Archeologica del 1986)

 

Autore

  • Alessandro Benevolo

    Svolge la sua attività professionale in forma associata nello Studio Architetti Benevolo, costituito a Brescia nel 1990. Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1986, ha svolto incarichi nel campo della pianificazione e della progettazione a scala urbana per diverse città italiane: Roma, Napoli, Firenze, Venezia, Torino, Palermo, Bologna, San Marino, Foggia, Vigevano, Crema, Rimini, San Severo, Melfi, Monza, Ver-celli, Lucca, Alba, Treviglio, Merano. Ha svolto nel 1986 e nel 1989 per conto della Soprintendenza Archeo-logica di Roma un progetto dal titolo “L’area archeologica centrale e la città moderna”. Ha curato in veste di coordinatore il Manuale dell’Urbanistica, edito dalla Casa Editrice Mancosu nel 2008.

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Last modified: 11 Ottobre 2023