Un’estate di approfondimenti sull’opera anticipatrice dello scultore come mezzo di attuazione urbanistica
Alla scultura ormai non resta come futuro che il campo urbano e sociale,
e la misura e i modi che ne conseguono
(Francesco Somaini, Osservazioni su sculture, 1974)
L’arte, la scultura, è ora che ingombri la città di sé, ostacoli il traffico, sbatta in faccia l’angoscia esistenziale ai compassati signori delle strade centrali,
denudi la città, scopra le pudende e risacri il dissacrato là dove la città ha separato di un taglio fittizio onorabilità e realtà
(Francesco Somaini, 1972)
MILANO. Urgenza nella città è il testo del 1972 che illustra le proposte d’intervento di Francesco Somaini (1926-2005), volte a restituire alla scultura realtà urbana e comunitaria.
Nell’importante ciclo di mostre aperte per tutta l’estate fra Palazzo Reale e il Museo del Novecento, la Fondazione Somaini, da pochi mesi visitabile nella nuova sede di corso di Porta Vigentina, esplora lo sguardo dello sculture “oltre la scultura”, nella città appunto. Con la curatela di Fulvio Irace e Luisa Somaini, si apre allo spettatore un mondo di proposte, riflessioni, progetti di rottura che testimoniano l’interesse e l’impegno, la necessità, del nostro autore di porsi come parte attiva nel ripensare l’ambito urbano, che sia Milano, New York, Parigi o Duisburg, ugualmente sempre malato e bisognoso d’intervento. Una posizione dura e scomoda, presa in tempi non sospetti e votata al sicuro insuccesso – nessuna delle proposte ebbe all’epoca il ben che minimo ascolto e tutte finirono dimenticate negli archivi – ma che anticipava di 40 anni i temi che, con ben diverso approccio, sono sul tavolo del progetto oggi.
La scultura come mezzo di attuazione urbanistica
I soli titoli sono eloquenti. Duisburg: “Controprogetto per la Königstrasse”; New York: “Ipotesi antropomorfica urbana” e “Riumanizzare la città”, ma non nel senso di darle una misura umana ormai perduta per sempre…; o, ancora, “Farfalla della solitudine: scultura-legamento tra due grandi edifici commerciali”; Parigi: “Giardino antropomorfico per il concorso internazionale per il Parc de la Villette”; Milano: “Evidenziazione emotiva delle acque sotterranee della città. Reinserimento delle acque dei navigli nel contesto della città con una scultura-ponte-fontana”, assieme a “Studio per spine verdi” e fino a “Progetto per una sistemazione della piazza del Duomo con una piazza sotterranea a più piani per manifestazioni”.
Che sia un fiume verde sotterraneo che irrompe dal sottosuolo della città come portato da una gigantesca talpa o una sfinge che s’impone fra i grattacieli o, ancora, un gigantesco gelso piantato nella città storica, la scultura esce dai suoi confini e diventa mezzo di attuazione urbanistica che impone una riflessione e una presa di posizione.
Temi attuali tra indagine e denuncia
Ne escono naturalmente i temi diventati gli standard espressivi di oggi: il verde che entra in città e si arrampica sugli edifici; il valore comunitario degli spazi aperti; l’uso dell’acqua come strumento di connessione e ricucitura; il valore del sottosuolo; la natura che riconcilia e si riappacifica con la costruzione. Il tutto rappresentato in duri e memorabili fotomontaggi, tecnica prediletta. La differenza è che l’artista vi arriva alla fine di un percorso d’indagine, denuncia e proposizione, non li usa come protocolli riconosciuti e di successo come oggi sono diventati.
Sono progetti e proposte certo condotti con amici architetti – dagli anni cinquanta datano le sue collaborazioni con Ico Parisi e Luigi Caccia Dominioni – ma che hanno tutta la forza di rottura e di visione oltre la fattibilità immediata tipiche della grande visione dell’arte. Non sono mai gesti, mai affermazioni di un segno o di un’ideologia, ma anzi idee che mettono il dito nella piaga delle aberrazioni dell’ambiente, della storia, della cultura e del potere che affliggono le nostre città, proponendo soluzioni radicali ed eversive, forse utopiche anche se perfettamente calate nell’hic et nunc, che negli anni sessanta e settanta valevano come tentativi di riscuotere le coscienze dal torpore di usi e modi che ci avrebbero portato verso l’insostenibilità del nostro modo di vivere, cosa puntualmente avveratasi oggi.
Da qui l’importanza di riscoprire e tornare a studiare l’opera urbana di Somaini, artista che molto ha da dire agli architetti, per comprendere quale sia il dovere del progetto e la missione dei progettisti: non quella di addomesticare con pratiche palliative, quali il verde diffuso in orizzontale e in verticale, il processo di crescita continua e distorta della nostre città, ma d’intervenire sulle sue cause strutturali, usando la denuncia quando la pratica non sia concessa.
Immagine di copertina: © Filippo Romano
Somaini e Milano
1 luglio – 11 settembre 2022
A cura di Fulvio Irace, Luisa Somaini, Francesco Tedeschi
Su progetto di Enrico Crispolti
Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi
La scultura
A cura di Luisa Somaini e Francesco Tedeschi
Allestimento: NUMERO 10 ARCHITETTI
Museo del Novecento – Archivi del Novecento
Gli incontri
A cura di Danka Giacon e Luisa Somaini
Allestimento: Nexhibit Design
Fondazione Francesco Somaini scultore
Oltre la scultura: la città
A cura di Fulvio Irace e Luisa Somaini
Allestimento: Jacopo Irace
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Tag
arte contemporanea , Milano , mostre , rigenerazione urbana , scultura
Last modified: 13 Luglio 2022