Per la città in provincia di Salerno (con la Giunta dimissionaria per collusioni mafiose nel 2013) la svolta passa da un nuovo disegno urbanistico guidato da Massimo Alvisi: il bilancio a un anno dall’incarico attende il passaggio dalle analisi ai fatti
BATTIPAGLIA (SALERNO). Quello di Battipaglia è un territorio che ha saputo fare dell’eccellenza la propria vocazione. Produzioni agricole ed industriali sono riuscite a lavorare in maniera sinergica nonostante la pessima gestione del territorio da parte delle istituzioni. L’ultimo quarantennio è ricordato come l’epoca del cemento, data la massiccia urbanizzazione priva di reali programmi per lo sviluppo. Una cattiva tradizione alla quale non si era sottratta neppure la giunta dell’ex sindaco Giovanni Santomauro che, nella persona del commissario prefettizio Mauro Rosario Ruffo, approvò un PUC sul quale venne subito aperta un’inchiesta dalla Commissione antimafia. Al centro delle indagini venne posto l’evidente disinteresse per il valore paesaggistico del litorale lungo il quale fu approvata la costruzione di circa 1.600 alloggi. Un’apposita Commissione di accesso agli atti, composta dal viceprefetto Rosanna Bonadies e dai commissari Pasquale Gallo e Marcello Romano, dimostrò infiltrazioni della ndrangheta calabrese costringendo l’intera Giunta alle dimissioni nel maggio 2013. Venne istituita una Commissione straordinaria composta da tre viceprefetti (Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone) che, nel gennaio 2015, affidava all’architetto Massimo Alvisi, tutor nell’ambito del progetto G124 sulle periferie italiane promosso dal senatore Renzo Piano, l’incarico di redigere il nuovo PUC. Per la stesura delle linee guida strategiche del piano urbanistico, Alvisi sì è avvalso della collaborazione del professor Christian Iaione (LUISS LabGov), dell’urbanista Umberto Bloise, della professoressa Paola Cannavò, del sociologo Carlo Colloca e di alcuni dei giovani architetti che, selezionati a partecipare al primo anno di attività di G124, hanno poi costituito un team di progetto autonomo, denominato INSITI.
Durante la conferenza di presentazione, tenutasi proprio un anno fa, fu lo stesso viceprefetto Iorio a presentare le linee guida del programma. «Vogliamo che questo studio assuma il carattere di sperimentazione. Verranno indetti cinque tavoli di confronto presso la Scuola De Amicis per consentire alla popolazione di relazionarsi con i tecnici incaricati». A queste dichiarazioni fecero seguito quelle di Alvisi che illustrò le sue intenzioni: «Intendiamo trasformare Battipaglia in un modello positivo, applicabile anche in altri contesti. Faremo della trasparenza il nostro vessillo, motivo per cui tutti gli incarichi verranno assegnati a seguito di gara pubblica». Riuso e recupero sono i concetti alla base di questo rammendo urbano. Le linee guida sono così stabilite: implementazione delle attrezzature, identificazione e recupero di luoghi simbolo (scuola De Amicis, Castello Svevo, ex fabbrica Baratta), rigenerazione aree verdi e tutela zone a interesse paesaggistico. Sono quattro macro aree che rappresentano snodi fondamentali di un unico grande intervento su scala globale.
Battipaglia è un’area urbana che pur mantenendo un forte legame con il proprio waterfront ancora fatica a identificarsi come città di mare a causa di un’evidente assenza di connessioni tra la costa e l’entroterra. Si verifica una sostanziale inversione di tendenza nelle stagioni fredde, contrariamente ai periodi caldi, durante le quali si registra una problematica desertificazione del litorale. Il disegno strategico propone una nuova idea di mobilità, una riorganizzazione dei flussi tali da creare legami tra le diverse aree urbane. La rete infrastrutturale, sia nei camminamenti pedonali che in quelli ciclabili, deve seguire il percorso del fiume Tusciano, connettore sociale che attraversa l’area urbana e la piana agricola per giungere alla litoranea. In questa ottica di riequilibrio, i servizi si differenziano in quantitativi e qualitativi: bisogna strutturare una rete capillare e diffusa recuperando, al contempo, aree dismesse da mettere a servizio della comunità. Agire sulle criticità per porre le basi future, questo il diktat d’intervento. Analisi e soluzioni sono state condotte con molta perizia; adesso è necessario portare in operativo quanto fin qui proposto. Per Battipaglia, un’occasione di cambiamento da non fallire.
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rigenerazione urbana
Last modified: 25 Gennaio 2016