Figlio di diplomatici, nato a Dar-Es-Salam (Tanzania) nel 1966 e residente a Londra, salta alle luci della ribalta disegnando le case dei suoi amici artisti, tra cui Sue Webster & Tim Noble, per i quali concepisce la celebre «Dirty House» di mattoni neri, e Chris Ofili, vincitore del Premio Turner con opere dipinte con escrementi di elefante. La sua collaborazione con Ofili lo porta ad allestire il Padiglione della Gran Bretagna alla Biennale dArte di Venezia del 2003, oltre alla polemica installazione «The Upper Room», una reinterpretazione dell«Ultima cena» con scimmie al posto dei discepoli (ora appartenente alla collezione della Tate Modern). Per la Biennale successiva, Francesca Thyssen lo incarica di disegnare il padiglione di «Your black horizon», linstallazione luminosa di Olafur Eliasson. Dal privato al pubblico il passo è breve e rapido: il Museo darte contemporanea di Denver, il Nobel Peace Centre di Oslo e la School of Management di Mosca (opera dalle dimensioni faraoniche con un budget di 160 milioni di dollari) ne consolidano il suo successo.
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