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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Professione e Formazione Reviews

È tempo di festival!

Partendo da Favara, in Sicilia, fino alla Ivrea di Olivetti, sono 7 i festival che, da settembre a novembre, animeranno la scena urbana di città grandi e centri minori della Penisola

 

Partono le 7 rassegne selezionate col bando “Festival dell’Architettura” lanciato dalla Direzione generale creatività contemporanea del MIBACT per promuovere la consapevolezza del ruolo dell’architettura contemporanea di qualità e per accompagnare l’apertura della Biennale di Architettura di Venezia. All’inizio erano previsti 3 festival da realizzare a Nord, Centro e Sud; a bando chiuso il budget è stato portato a 493.500 euro permettendo la selezione di 7 candidature che è stato necessario prorogare e riprogrammare per rispettare le misure anti-Covid.

Primo a partire, dal 4 al 18 settembre, è il “SI – South Italy Architecture Festival”, curato da Farm Cultural Park per sottolineare il ruolo dell’architettura come catalizzatore sociale e stimolare la comunità di Favara. Dal 18 al 27 settembre si prosegue con “FAC 2020 – Festival Architettura Cagliari”, promosso dall’Università di Cagliari con un programma volto a orientare la comunità a cambiare la città attraverso azioni progettuali. Dal 14 settembre al 18 ottobre c’è “Rigenera”, promosso dall’Ordine degli architetti di Reggio Emilia “per pensare alla città di domani densa, versatile, bella, creativa, circolare, per le persone”. Dal 18 al 27 settembre è la volta di “Design for the next community” promosso dal Comune di Ivrea con un programma che “miscela cultura, architettura, innovazione tecnologica e sociale” e fa da primo step al lancio del master universitario in Restauro del moderno e dell’International Centre for Contemporary Design. Dal 24 settembre al 4 ottobre tocca a “2050 ArchiFest Abitare il mondo altrimenti”, promosso dal Comune di Colle Val d’Elsa (Siena) e incentrato sul ruolo del patrimonio architettonico delle piccole città in rapporto a paesaggio, storia e comunità, con un interesse verso il ruolo delle donne architetto che manca negli altri programmi. Dal 24 settembre al 31 ottobre si tiene “CHANGE Architecture Cities Life”, promosso da Open City Roma con l’Ordine degli architetti di Roma e la Fondazione MAXXI per indagare il ruolo del progetto contemporaneo alla ricerca dell’equilibrio tra esigenze umane e rispetto della biodiversità. Infine, dal 30 ottobre al 18 novembre si tiene “BiArch Bari International Archifestival. Margini, confini, frontiere”, promosso dal Comune di Bari con una riflessione collettiva e transdisciplinare sul rapporto tra architettura e città. All’oggi la programmazione prevista nei festival di Cagliari, Reggio Emilia e Ivrea è quindi quella che risulta maggiormente focalizzata sulla promozione dell’architettura di qualità.

Il festival di Favara si articola in mostre, riattivazione di spazi pubblici, workshop di autocostruzione e gardening, performance di danza urbana contemporanea a cura di Scenario pubblico, cene, feste, presentazioni di libri, film e infine conferenze volte a cogliere le complessità e contraddizioni del nostro tempo curate da Emanuele Tuccio. Tra le mostre e allestimenti in programma: “Share The Word” di Seb Toussaint, che durante il festival sta realizzando il suo duecentesimo muro; la retrospettiva del lavoro di Charles Landry, “The Art of Creative City Making”, volta a comprendere il ruolo della creatività per trasformare in opportunità i drammatici cambiamenti; il Greta Thunberg E Pavillon: fare, creare progettare”, dedicato alle attività della Scuola di Architettura per bambini SOU.

Nata nel 2010 come galleria d’arte contemporanea diffusa, col tempo Farm Cultural Park s’è spostata in un territorio in bilico tra architettura e urbanistica. Vicini al primo nucleo dei “sette cortili”, hanno preso vita palazzo Cafisi (che nel 2019 è stato una delle sedi della prima edizione della Biennale delle città del mondo “Countless Cities”); in quell’occasione è stato anche inaugurato palazzo Micciché, dove ora inizia a trovare spazio l’intervento più riuscito di questo festival: la “Human Forest”, nata da un’idea di Florinda Saieva e Andrea Bartoli e curata da un team multidisciplinare con il contributo di Piante Faro-RadicePura. Questo primo passo di un più ampio progetto rappresenta il trait d’union tra le esperienze artistiche degli esordi e gli attuali interessi di Farm e ridefinisce confini, significati e immaginario collettivo dello storico edificio trasformandolo in foresta, giungla, luogo mentale e, soprattutto, spazio per la spiritualità. Quest’idea della colonizzazione vegetale delle preesistenze era stata teorizzata oltre 30 anni fa, con Antonio Salvato, da Gianni Pirrone, fondatore della Scuola di architettura del paesaggio di Palermo, attraverso lo sviluppo di ricerche e progetti volti alla creazione di un sistema di giardini per riqualificare i ruderi del centro storico di Palermo.

Tra le altre attività di Farm va sottolineato che, sul fronte dell’impegno civico, i progetti rivolti ai più giovani cominciano a viaggiare in altri luoghi: da quest’anno infatti SOU aprirà sedi in altre città italiane e pare di buon auspicio che il festival si concluda con il lancio della terza edizione di una delle iniziative più originali e promettenti: si tratta di Prime Minister, la scuola di Politica per giovani donne lanciata da Farm e Movimenta, che ha da poco aperto la sua seconda sede a Napoli.

 

Immagine di copertina: l’ingresso ai sette cortili di Farm Cultural Park a Favara, Agrigento (© Archivio AutonomeForme)

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 9 Settembre 2020