Riceviamo e pubblichiamo una lettera sul processo di rigenerazione del comparto ex Italsider a Napoli
Nessuno dei quindici piani urbanistici proposti in trent’anni per la “grande trasformazione urbana di Bagnoli” ha tenuto nel debito conto che le aree dismesse dall’industria siderurgica confinano col rione di Fuorigrotta. È un record di cui vergognarsi, perché in oltre un quarto di secolo non si è mai sentito il dovere di procedere “al ripristino della linea naturale della costa di Coroglio” prescritto dalla legge 582 del 18 novembre 1996. Di fatto, Fuorigrotta e Bagnoli sono praticamente un solo rione, anche se divisi dal punto di vista amministrativo. Bagnoli, sottratto al Comune di Napoli con una legge incostituzionale e affidato a un commissario di governo e a Invitalia come ente attuatore, deve tornare a essere di esclusiva competenza dell’amministrazione cittadina. Questa è una condizione preliminare e irrinunciabile.
A Fuorigrotta vi sono la Mostra d’ Oltremare (con il teatro Mediterraneo, il più bello di Napoli e tra i più belli d’Italia, il teatrino dei Piccoli, l’Arena flegrea, un modernissimo centro congressi e i campi di tennis), la sede della RAI (con l’Auditorium), lo Stadio San Paolo, la Piscina Scandone, Edenlandia, lo Zoo, il Cinodromo, il Collegio Ciano o Casa dello Scugnizzo (ex sede NATO da restituire alla sua originaria funzione), l’Ippodromo e le Terme di Agnano, il Cinodromo, il Politecnico, la facoltà di Economia e Commercio (con una grande sala congressi), il Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini”, scuole di ogni ordine e grado, l’Ospedale San Paolo e molte cliniche private, centri commerciali, banche, alberghi e una miriade di ristoranti, bar, pizzerie (alcune famose), gelaterie. E tante, tante case. Perciò è insensato prevedere a Bagnoli case, alberghi, sale congressi e poli sportivi. E non c’è bisogno di alcun concorso d’idee.
Un piano intelligente deve limitarsi a prevedere:
1) il completamento della bonifica dei suoli tenendo conto della loro destinazione a verde e della demolizione di tutti i capannoni, compresi quelli considerati “archeologia industriale”, in quanto privi di valore estetico e storico, tant’è che non sono compresi nell’Elenco speciale dell’Unesco (solo le bellissime “candele” vanno conservate).
2) il ripristino della grande spiaggia dei napoletani, con la rimozione della colmata (e la contemporanea bonifica dei fondali marini) e con la demolizione del borgo marinaro e dei pontili costruiti dall’Ilva (quello nord va abbassato alla quota di via Coroglio e attrezzato con bar, ristoranti e toilette). I privati costruiranno gli stabilimenti balneari, i ristoranti e i bar secondo uno schema predisposto dal Comune; gli inquilini del borgo marinaro potranno essere sistemati in alloggi realizzati con sopraelevazioni dei vicini edifici IACP.
3) la realizzazione di un bosco di 250 ettari, necessario per migliorare la qualità dell’aria della zona occidentale, con un grande parcheggio alberato e le opere già realizzate (la Città della Scienza, la Clinica delle tartarughe, la Porta del parco) nonché un bar, una pasticceria, una gelateria con un laghetto; il bosco è realizzabile con la collaborazione del Ministero delle Politiche agricole, con Confagricoltura, FAI, WWF e Legambiente.
4) la trasformazione dell’isolotto di Nisida, da restituire sollecitamente al demanio comunale senza il carcere minorile, in un grande attrattore turistico di livello mondiale (casinò, alberghi, ristoranti, discoteca, piccolo centro balneare a porto Pavone, utilizzando i manufatti edilizi esistenti nel rigoroso rispetto dei valori ambientali) e la realizzazione di un porto turistico a cala Badessa, scegliendo uno tanti progetti esistenti. Una trasformazione a costo zero perché a carico degli imprenditori italiani ed europei col project financing.
Per questo piano, di pochissimo costo e fattibile in due anni, non c’è bisogno di un commissario di governo, di una cabina di regia e di Invitalia. E nemmeno del concorso internazionale d’idee bandito su suoli di proprietà comunale. Tutto deve tornare nelle mani e nella responsabilità dell’amministrazione cittadina, come previsto dalle leggi. I pochi milioni occorrenti per la sua attuazione saranno reperiti con la emissione di BOC comunali.
* L’autore è presidente dell’associazione “Salviamo Bagnoli”
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concorsi , lettere al Giornale , napoli , rigenerazione urbana
Last modified: 23 Aprile 2021