Visita al progetto firmato da Franco Stella: un colossale compromesso storico nel cuore della capitale tedesca prende le forme barocche dello Schloss degli Hohenzollern con la pretesa di ospitarvi un forum internazionale di idee per il terzo millennio
BERLINO. Tutti hanno fretta di lasciarsi alle spalle questo catastrofico 2020, ma ai berlinesi è stato richiesto un ultimo sforzo per l’inaugurazione ufficiale dell’Humboldt Forum in diretta streaming il 16 dicembre scorso. C’è chi lo vede come l’ultimo vagito di una sciagurata era di grandi, assai spesso disattese promesse architettoniche, chi come un grande successo e meritato premio dopo anni di attesa e infinite polemiche. Il mastodontico Colosso sulla Spreeinsel, le cui fondamenta poggiano esattamente lì dove sorse il primo piccolo nucleo abitato che nei secoli sarebbe diventato l’odierna metropoli tedesca, ha alle spalle una lunga, travagliata storia di cambiamenti di pelle, nome e bandiera, fedele nei secoli alla sua funzione di sede del potere. A nulla sono valsi i tentativi di generazioni di berlinesi di liberare dalla sua fatale destinazione il luogo su cui sorge: il mostro torna ciclicamente in vita, stavolta indossando i più anacronistici, reazionari abiti che potesse permettersi, quelli dell’imperatore.
Ma non sarebbe dovuta andare così. Dalla stampa nazionale si alza un coro unanime di proteste che esprimono l’amara frustrazione di architetti, intellettuali, cittadini contrari da subito all’esosa fabbrica, la cui opposizione tuttavia niente ha potuto. Ai caustici titoli – è il «castello dei patrioti e della sinistra post-coloniale», lo «scandalo che si sarebbe dovuto evitare», «il teatro di incredibili collisioni architettoniche», dove «le ragioni dell’architettura sono state ignorate», «un puro esercizio di stile fine a se stesso» – corrisponde altrettanta ferocia di giudizio contro incredibili leggerezze e svarioni storici, di reazionarismo, colonialismo, atteggiamento di superiorità religiosa e culturale, plurime gaffe, per la cui gravità non basta a edulcorare lo zuccherino la dedica ai favolosi fratelli Humboldt. Noi che osserviamo con rispetto dall’ester(n)o, ammirando la libertà di critica e dissenso nella stampa di questo Paese, non possiamo per nostra parte che lodare l’atteggiamento tedesco nei confronti della cultura, assai spesso testimoni della costruzione di opere che ne sono tempio e celebrazione, perché, tralasciando le vesti, l’Humboldt Forum si propone quale spazio olistico di dialogo, nel nome di Alexander e Wilhelm von Humboldt, berlinesi e fra «i più grandi pensatori tedeschi ad occuparsi di educazione, cultura, scienza, ecologia, natura» e loro divulgazione.
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Firmitas
Solidaè stata la volontà di chi, nonostante le proteste del pubblico, ha voluto la ricostruzione del fu Castello della dinastia Hohenzollern
; e ferma tanto quanto quella dimostrata dai sodali brandeburghesi, che portano avanti la campagna per la ricostruzione della Garnisonkirche a Potsdam, è stata la mano dei fautori del rifacimento del defunto Berliner Stadtschloss: una vendetta a lungo covata contro chi (la DDR) osò raderne al suolo il rudere rimasto dopo i bombardamenti del 1944/45 e il potere che aveva per secoli rappresentato. Le polemiche divenute sempre più assillanti, con un picco negli ultimi giorni prima dell’inaugurazione, sono come scivolate addosso al comitato promotore; anzi, più si alzava il tono, più i finanziatori privati si sentivano incentivati a donargli somme con molti zeri. Nemmeno la pandemia ha arrestato la locomotiva prussiana e, grazie ai miracoli della rete, si è arrivati puntuali, in diretta streaming mondiale, alla data prevista con scorci mozzafiato della fatale mole di solidissimi 40.000 mq totali.
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Utilitas
Grida tuttavia vendetta l’incompatibilità reciproca di forma e contenuto
: il Forum del terzo millennio veste ¾ barocco, mostrando insolente grigie terga di cemento (la facciata progettata da Franco Stella) nel rimanente quarto ad Alexander Platz, ovvero al palcoscenico architettonico dell’ex Berlino Est. L’Humboldt Forum che si dichiara luogo del miteinander (in tedesco: del dialogare l’uno con l’altro), del networking, della cultura e del sapere a 360° così come predicato anni luce avanti rispetto al proprio tempo da Alexander e Wilhelm von Humboldt, è contenuto in una scatola che al momento non fa presagire grandi libertà di evasione per i tempi a venire.
Ospiterà mostre estemporanee, le collezioni del Museo Etnologico un tempo nel polo museale decentrato di Dahlem, scavi archeologici, citazioni del Palast der Republik che è andato a rimpiazzare, laboratori scientifici e di idee, eventi, lezioni e letture universitarie, proponendosi come luogo di riflessione sulla diversità culturale e piattaforma di dialogo. Peccato che l’edificio che accoglierà tutte queste attività, lo Schloss ricostruito, è come se non ne tenesse conto, fine a se stesso e a un compiacimento puramente estetico-nostalgico: la lista delle incongruenze è lunghissima. Ci si chiede come possa un museo dedicato alle culture extraeuropee essere contenuto in un edificio che ha per secoli rappresentato il potere che scrisse le più buie, terribili pagine del colonialismo tedesco; ci si interroga sulla pretesa d’ingenuità di un partito che, a coronamento del climax delle assurdità e dell’architettura stessa, si è ostinato a rivolere la cupola di Schinkel e Stüler tale quale era un tempo, sormontata da una croce aurea e con un’iscrizione sul tamburo che dichiara la supremazia del Cristianesimo su tutte le altre religioni, un tempo dichiaratamente antisemita, oggi semplicemente inconcepibile nel tempio delle culture del mondo.
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Venustas
Il Fördverein Berliner Schloss (l’associazione che ha promosso la ricostruzione del castello) non ha mai brillato per correttezza politica, mosso da uno spirito spiccatamente nazionalista e da una malcelata volontà di vendetta nei confronti del recente passato comunista, reo della demolizione dell’amato oggetto; ha ingaggiato maestranze, dal primo architetto all’ultimo stuccatore, che fossero diligenti esecutrici del suo desiderio di grandeur; ha trattato l’architettura come una vuota arte d’intrattenimento e uno strumento di auto-rappresentazione cui il concetto tradizionale di venustas calza a pennello. È certo che di questa bellezza classico-popolare in molti si rallegreranno, innalzando peana alla perduta, magica Berlino finalmente rinata, redivivo teatro di un tempo che fu e di cui nessuno peraltro può avere memoria. Non sanno che Alexander von Humboldt la odiava e smaniava, fra una spedizione e l’altra, di poterla lasciare, trattenuto dal ricatto del monarca regnante, pronto a tagliargli fondi e protezione ad ogni mancato rientro a casa. Tuttavia visto dall’Altes Museum, di qua dal Lustgarten, anticipatore della fenomenale promenade di Unter den Linden, il colosso prussiano è piacevole alla vista proprio perché va ad integrarsi nel puzzle architettonico del centro città, ultimo tassello delle grandi ricostruzioni post-Wende.
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Conclusioni
Il rinato castello alias Humboldt Forum è un’opera controversa
. La complessità come valore aggiunto che tanto rivendicano i suoi patroni, non è conseguenza diretta dell’architettura in sé, non del loro lavoro, bensì frutto delle polemiche scatenate dalle loro provocazioni. Non essendo àuguri in grado di leggere ciò che promette per il futuro e limitandosi alla materia costruita, non si può non segnalarne macroscopici errori e idiosincrasie.
L’edificio concluso ridonda ovunque di nuovi solecismi, che mescolati a conflitti antichi sono la sua vera nemesi. La sua forma non si adatta ad ospitare le collezioni museali, alcune delle quali non sarà possibile mostrare integralmente in ambienti dimensionalmente fedeli all’originale e perciò troppo piccoli per contenere i reperti più grandi. I ricorrenti errori all’interno della costruzione non trovano corrispondenza negli alzati esterni, nel disegno dei quali, in stile, è stata posta unicamente attenzione. Questi guardano, indifferenti alle sue diversità, il meraviglioso intorno architettonico-urbano, così denso di storia e complesse stratificazioni, non cercando dialogo alcuno con la new entry della facciata progettata da Stella: il suo prospetto sulla Sprea si riduce a un imbarazzante, triste rivestimento prefabbricato in cemento armato della struttura portante posteriore e sembra essere stato realizzato in tutta fretta.
Lo Schloss troneggia sornione nel silenzio cittadino dell’era Covid, vuoto come uno sgombero grande magazzino di lusso, con le sue scale mobili e la galleria centrale con copertura vetrata; promette di ospitare dialoghi ma non ne cerca di suo col contorno, compiacendosi del proprio autoreferenziale soliloquio. Non resta che sperare, in questo senso, nel promettente tetto-terrazza aperto al pubblico, pregustando la vista unica di cui si potrà godere, gettando dall’alto sguardi inediti sui classici della Berlino storica, respirandone l’aria rarefatta e la magia.
sito ufficiale dell’Humboldt Forum: https://www.humboldtforum.org/en/
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Cronologia – fatti principali
1300-1747 | Chiostro e antica cattedrale della città medievale di Cölln (in seguito fusasi con Berl per dare vita a Berlino). Nel 1443 sulle rovine del chiostro vengono posate le fondamenta del primo palazzo di città di Cölln/Berlino. |
1443-1950
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Anni di vita dello Stadtschloss Berlin, castello e palazzo di città. Nel 1699 il più importante architetto e scultore barocco tedesco, Andreas Schlüter, viene nominato capomastro del palazzo, che trasforma in residenza barocca e quindi in Castello su modello italiano. |
1706-1713 | Johann Eosander von Göthe porta a conclusione l’eterna fabbrica. |
1850 | La cupola dell’architetto di corte Friedrich August Stüler, basata su un disegno originale di Karl Friedrich Schinkel, è collocata sopra il portale di Eosander, sul lato ovest del palazzo; sotto di essa si trovava la cappella del palazzo, che poteva ospitare 600 persone. |
1861-1888 | Wilhelm I è re e Kaiser: da questo momento in poi lo Schloss è anche residenza imperiale. |
1933-1945 | Durante il Terzo Reich il Castello viene utilizzato come coulisse di importanti eventi, parate e raduni di partito. Gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1944-45, lascia in piedi una pericolante rovina. |
1945-1948 | Viene fatta da Hans Scharoun una stima dei costi per la messa in sicurezza delle rovine del castello; capeggia il partito per il suo recupero. Nel Novembre del 1948 con la divisione della città Friedrich Ebert diventa il primo sindaco di Berlino Est, feroce avversario di qualsiasi tentativo di ricostruire il palazzo. |
1950, 7 settembre
1950-1973 |
Demolizione dello Schloss per ordine del presidente della SED Walter Ulbricht.
Aufmarsch Platz o Marx-Engels-Platz in sua vece, per le grandi parate della DDR. |
1974-2008
1974-1976 |
Anni di vita del Palast der Republik.
Costruzione del Palast der Republik, sede centrale della DDR per i grandi eventi politici e culturali, Casa del Popolo amatissima dai berlinesi, annovera annualmente milioni di visitatori. |
1990, settembre | All’indomani della Caduta del Muro già si parla della ricostruzione del vecchio Castello e si forma la prima commissione che delibererà progressivamente sulla chiusura del Palast d.R. (causa alti livelli di contaminazione da amianto), sulla sua demolizione e infine sulla ricostruzione dello Schloss. |
1994 | Al concorso internazionale per la Spreeinsel partecipano oltre mille studi di architettura. Sulla base di essi, la giuria decide la demolizione del P.d.R “perché progettato in modo non corretto dal punto di vista urbanistico”. Si muovono le prime iniziative della cittadinanza perché venga salvato, raccolte firme e oceaniche manifestazioni di protesta. |
2002, luglio | Il Bundestag decide a stragrande maggioranza (380 voti a favore contro 133) di ricostruire lo Schloss di Berlino seguendo le linee guida suggerite dalla giuria di concorso. |
2006-2008 | Demolizione Palast der Republik. |
2008, dicembre | Concorso internazionale di architettura per la ricostruzione dello Schloss: vince a sorpresa l’architetto italiano Franco Stella il cui modesto progetto sposa alla perfezione le idee di una parte dei membri del Bundestag e del Förderverein Berliner Schloss: sulla Sprea una facciata moderna molto semplice, il resto storicamente barocco col cortile centrale di Andreas Schlüter. Si capisce subito che la giuria, presieduta da Vittorio Magnago Lampugnani e composta da David Chipperfield, HG Merz, Giorgio Grassi e Peter Kulka, ha scelto un piccolo studio che non può gestire da solo il compito. Viene fondata la «Franco Stella Humboldt-Forum Projektgemeinschaft»: Stella è nominato direttore artistico e viene affiancato dagli studi tedeschi Hilmer&Sattler und Albrecht, Baumanagement Berlin (filiale di gmp), a infine dagli architetti paesaggisti «bbz» vincitori del concorso del 2013 per la progettazione degli spazi aperti. |
2010 | Dopo la crisi finanziaria internazionale del 2009, il governo tedesco decide di rimandare la costruzione dell’Humboldt Forum al 2014. Nel 2012 si iniziano le cosiddette misure di stabilizzazione del suolo in vista dei contemporanei lavori di ampliamento della metropolitana nella nuova linea U5. L’Humboldt Forum dovrebbe aprire nel 2019. |
21.06.2012
2013 |
Inizio lavori di costruzione.
Posa prima pietra. |
16.12.20 | Inaugurazione in diretta streaming mondiale. |
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Costi
Costo totale | 677 milioni (ottobre 2020): il primo preventivo ne prevedeva 552, lievitati in corso d’opera a 595 prima, 644 poi, con l’aggiunta di ulteriori 33 milioni per coprire i ritardi nella costruzione dovuti alla pandemia di Covid-19. |
Donatori | BUND: 532 milioni (si parla di 540 milioni, dato non ancora ufficiale). Land Berlino: 32 milioni. Donazioni di 45mila privati raccolte da Fördverein Berliner Schloss: 105 milioni. |
Costi futuri | Il Fördverein Berliner Schloss vuole raccogliere altri 7,5 milioni per poter pagare ulteriori lavori sui portali, le rimanenti figure della balaustra e il restauro delle due torri. |
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Last modified: 22 Dicembre 2020