IN LOCO, Museo diffuso dell’abbandono, è il programma sperimentale dell’associazione Spazi Indecisi sui luoghi dimenticati della Romagna. Si parte con una mostra a Forlì (in un deposito dismesso, ovviamente)
FORLI’. La dismissione degli spazi di vita, di lavoro, di svago rappresenta il plastico risultato dei repentini mutamenti cui sono da sempre sottoposte le dinamiche sociali, economiche e culturali di tutte le società. Il tempo, in alcuni casi, svolge la sua funzione compensativa e permette il riuso di luoghi che hanno perso la loro originaria funzione; in altri casi, invece, lo spazio viene formalizzato nella categoria di monumento. In mezzo a questi due estremi, vagano tutti quegli spazi abbandonati, ma soprattutto dimenticati, dalle comunità che li hanno ricevuti in eredità. Questo vastissimo patrimonio nascosto, tuttavia, costituisce uno straordinario campo di sperimentazione dei principi del recupero ma, prima, occorre un lavoro di conoscenza, approfondimento, catalogazione, finalizzate alla presa di coscienza del loro intrinseco valore.
In Romagna, l’associazione culturale Spazi Indecisi ha intrapreso già dal 2010 una mappatura dei luoghi abbandonati tra il mare Adriatico e l’Appennino, organizzando al loro interno eventi temporanei per richiamare l’attenzione su una nuova possibile frontiera del progetto. Da questo sforzo nasce ora IN LOCO, il Museo diffuso dell’abbandono, un programma sperimentale di museo dedicato alla valorizzazione di luoghi accomunati dalla medesima caratteristica: lo stato di abbandono totale. La partenza di questo percorso è una mostra pensata per esplorare i luoghi dimenticati della Romagna, presso lo spazio EXATR (ex Deposito delle corriere di Forlì, fino al 12 novembre), luogo abbandonato e per la cui rigenerazione è impegnata la stessa associazione. Per la realizzazione del museo diffuso è stata lanciata, su una piattaforma di crowdfunding territoriale, una campagna di raccolta fondi.
Nel corso di IN LOCO sarà possibile l’esplorazione immersiva e innovativa di alcuni luoghi abbandonati grazie alla combinazione di elementi materiali e immateriali: macerie “prese in prestito” dai luoghi, la riproduzione di suoni e odori che li caratterizzano, o che li hanno caratterizzati prima del loro svuotamento di senso e funzioni. Il progetto di allestimento prevede l’impiego di testimonianze dirette e contenuti pluridisciplinari realizzati da musicisti, fumettisti, attori, ricercatori e fotografi. La mostra, inoltre, darà la possibilità di testare la diffusione di contenuti multimediali attivabili in alcuni degli spazi abbandonati tramite smartphone e dispositivi di geolocalizzazione.
L’obiettivo è quello riportare alla luce le tante storie nascoste dietro moderni ruderi, secondo sette diversi itinerari: dai luoghi del lavoro, alle colonie marine e ai luoghi del divertimento lungo la Riviera romagnola, dalle case in pietra della Romagna toscana agli edifici istituzionali del razionalismo che hanno cambiato il volto urbano anche dei più piccoli borghi dell’entroterra. Raccontare queste storie vuol dire anche raccontare un’Italia che non c’è più se non in quei simulacri architettonici che a volte si confrontano con la scala del paesaggio.
Nutrito l’elenco dei patrocini dell’evento (dalla Regione Emilia-Romagna all’Istituto Regionale per i beni culturali e naturali, fino ai comuni che ospiteranno le stazioni del futuro museo diffuso e ad alcune aziende del territorio) a dimostrazione di quanto il tema raccolga consensi trasversali, in una regione che nel recente passato ha prodotto e capitalizzato sperimentazioni urbane sempre all’avanguardia.
Immagine di copertina: Colonia Monopoli di Stato a Cervia (Ravenna; foto di Lorenzo Mini)
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allestimenti , mostre , rigenerazione urbana
Last modified: 23 Ottobre 2017