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Michele RodaWritten by: Città e Territorio

Senigallia: dal cementificio al neobarocco

Recuperare quasi 5 ettari di area industriale dismessa, trasformarla nel nuovo centro tra città e mare, disegnarla usando come riferimenti «le fortificazioni gentili di Francesco di Giorgio Martini, i settecenteschi portici Ercolani, il foro annonario e il suo spazio pubblico». Paolo Portoghesi sbarca nella città marchigiana, 44.000 abitanti e una forte vocazione turistica, disegnando per l’impresa anconetana La Fortezza il nuovo quartiere che rifunzionalizza l’ex Sacelit Italcementi, stretta fra il porto e il fiume Misa, a pochi metri dalla città storica. L’area era già stata al centro delle cronache urbanistiche: nel 2000, una diversa proprietà chiamò Oriol Bohigas per uno studio d’inquadramento poi parzialmente confluito nel Piano d’area approvato dal Comune nel 2005. Su quella base il piano Portoghesi divide i circa 48.000 mq in due zone: quella nord con alte torri residenziali, quella sud con edifici organizzati intorno a una grande piazza ovale (nel disegno), su cui affacciano un albergo (9.000 mq), spazi commerciali (2.500 mq) e un museo (destinato ad arte contemporanea e fotografia). Gli altri 14.000 mq di superfici private saranno invece residenziali, per un totale di 170 alloggi. Della fabbrica, già demolita, vengono mantenute due palazzine uffici e l’alta ciminiera. Per le opere di urbanizzazione, oltre al riassetto della viabilità, sono previsti circa 500 posti auto, 13.000 mq di verde e una passerella ciclopedonale di oltre 100 m che collegherà i due lungomare. Il Comune ha adottato a luglio il Piano di lottizzazione. Le critiche si concentrano, oltre che sugli aspetti urbanistici, sul linguaggio, postmoderno e neobarocco, palesato nei pilastri rivestiti in mattone, archi, tetti a falde, abbaini, cupole e portici. Portoghesi la definisce un’architettura dell’ascolto: «non voglio aggiungere un pezzo di modernità slegato dalla storia ma un pezzo di città che dialoga con quelli preesistenti: la rocca, i portici, le facciate settecentesche, il foro».

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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Last modified: 18 Luglio 2015