Uno sguardo al FuturePlan del Victoria and Albert Museum: decentramento, internazionalizzazione, restauri, nuovi allestimenti, concorsi, coinvolgimento di giovani talenti
LONDRA. A inizio ottobre, appena venti giorni dopo l’apertura, il V&A Dundee progettato da Kengo Kuma ha dato il benvenuto al suo centomillesimo visitatore. Un risultato eccezionale, se si considera dove si collochi Dundee nella mappa del Regno Unito, ma non inaspettato, sapendo che si sta parlando del Victoria and Albert Museum. Il V&A vanta, infatti, non solo un posto di spicco tra i più importanti musei di arte e design al mondo, con i suoi 160 anni di storia e 2,3 milioni di oggetti, ma negli ultimi anni sta dimostrando una capacità programmatica e attuativa nell’ampliamento della sua offerta che non ha pari. Quest’ambiziosa operazione di sviluppo, decentramento e internazionalizzazione, sta inevitabilmente portando con sé incarichi di progettazione rilevanti, coinvolgendo grandi studi di fama mondiale, ma anche piccoli e giovani studi londinesi, dando vita a una proficua sinergia museo-architettura.
Nel 2017 il museo aveva già inaugurato l’ampliamento della sua sede principale a Londra con il progetto di Amanda Levete Architects che include la nuova entrata su Exhibition Road, la Sackler Courtyard e i 1.100 mq di spazio espositivo della Sainsbury Gallery; mentre a inizio 2018 ha avviato il processo d’internazionalizzazione con l’avamposto di Shekou, in Cina, nella sede della Design Society disegnata dal Pritzker Prize Fumihiko Maki, con allestimento di Sam Jacob Studio.
Per continuare, solo durante il 2018, oltre alla presenza alla Biennale di Venezia con l’acquisizione di un pezzo della facciata dei Robin Hood Gardens degli Smithson e il processo di decentramento in Scozia, nella sede londinese è stato realizzato parte del V&A FuturePlan, un intenso programma di sviluppo del museo tramite il restauro e l’allestimento di nuovi spazi affidato a giovani talenti emergenti dell’architettura. Dopo l’apertura della nuova Members’ Room di Carmody Groarke, lo studio Reed Watts ha progettato e completato la Members’ Reception, il tunnel d’ingresso che collega il museo alla metro South Kensington e il nuovo caffè nella corte del John Madjeski Garden. A inizio ottobre è stata inoltre inaugurata la prima fase del nuovo Photography Centre, progettato da David Kohn Architects, che include sale tradizionali e spazi interattivi per la fruizione della collezione contenente 270.000 fotografie, dagherrotipi e la prima immagine fotografica al mondo del 1820.
Il programma FuturePlan continuerà nei prossimi anni. Per il momento sono stati indetti due concorsi: il primo per una ristrutturazione interna da 3,9 milioni di sterline del Museum of Childhood, situato a Londra Est, già portato a nuova vita nel 2007 dall’intervento di Caruso St John Architects; e il secondo per la ri-funzionalizzazione dell’ingresso principale su Cromwell Road per 2,25 milioni di sterline. Del secondo non sono stati ancora pubblicati i risultati, mentre riguardo al primo, lo studio vincitore è De Matos Ryan, grazie alla sua proposta che include “il caleidoscopio”, una nuova istallazione interattiva per la sala principale, il ripensamento della zona esterna del giardino e il restauro dell’edificio vittoriano.
Questo, che sotto il profilo architettonico sembra già un quadro incredibilmente attivo e propositivo rispetto alla maggior parte dei musei del mondo, non include ancora i più vasti piani di ampliamento a Est di Londra. A partire dalle Olimpiadi del 2012, il parco olimpico è entrato a far parte dei piani urbanistici di sviluppo della zona orientale della città che includono “East Bank”, un progetto da 1 miliardo di sterline vinto nel 2015 da Allies and Morrison e O’Donnell + Tuomey, che diventerà il nuovo centro di cultura, educazione e innovazione di Londra. Nel 2023, accanto alla nuova sede delle università UCL, UAL’s London College of Fashion e del teatro Sadler’s Wells, sorgerà anche il nuovo V&A East, includendo una partnership con la Smithsonian Institution. L’aspetto del nuovo edificio s’ispira al lavoro dello stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga nelle esagerate piegature della facciata, iconiche, protagoniste e alquanto diverse rispetto al più moderato progetto originario, modificato nell’estate scorsa dagli stessi vincitori del concorso.
Sempre nel 2023 all’interno della zona olimpica dovrebbe essere inaugurato il nuovo V&A Here East Collection and Research Centre, uno spazio espositivo che rivoluzionerà il concetto di archivio museale aprendo la collezione di migliaia di pezzi al pubblico. Il concorso, vinto lo scorso maggio da Diller Scofidio + Renfro, ha visto una larga partecipazione internazionale e una rosa di finalisti che comprendeva 6A, Gareth Hoskins Architects, Haworth Tompkins con AOC e Robbrecht en Daem con DRDH.
Il quadro complessivo è rilevante, in termini di studi d’architettura coinvolti, selezione dei progetti, differenziazione degli incarichi, budget e programmazione. Così, attraverso questo approccio, il Victoria and Albert Museum si appresta a vantare nei prossimi anni una delle più grandi collezioni di architettura in scala 1:1 che un museo abbia mai posseduto.
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Last modified: 31 Ottobre 2018
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