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Arianna PanarellaWritten by: Design Reviews

100+1 Alberto Rosselli

100+1 Alberto Rosselli

A Milano, l’ADI Design Museum celebra il centenario della nascita del cofondatore dell’Associazione per il disegno industriale

 

MILANO. Alberto Rosselli (1921-1976) è stato fondatore e direttore della rivista “Stile Industria” dal giugno 1954 al 1963, nata come costola di “Domus” ma che poi in breve tempo acquisisce piena autonomia. Ha lasciato un segno nella storia dell’editoria italiana nel campo del design, ma è stato anche un pioniere del disegno industriale e fautore di una nuova didattica improntata su rigorosi criteri di metodo, introducendo la concezione del progetto come vero e proprio “processo decisionale”, ponendo le basi strutturali per la fondazione dell’area tecnologica della Facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Dal 1951 collabora con Gio Ponti e con l’ingegnere Antonio Fornaroli nello studio Ponti Fornaroli Rosselli dal 1952 al 1976. Ha fatto parte della giuria nelle prime tre edizioni del Premio Compasso d’Oro e ha ricevuto il prestigioso premio alla memoria nel 1987.

 

Il rapporto con Saporiti Italia

La mostra “100+1 Alberto Rosselli per Saporiti Italia”, a cura di Federica Sala e con allestimento di Marti Guixé, alterna pezzi originali e documenti storici e racconta la figura poliedrica dell’architetto e designer in particolare attraverso il suo rapporto duraturo e prolifico con l’azienda fondata nel 1948 da Sergio Saporiti a Besnate (Varese), di cui Rosselli è stato art director dal 1966 al 1976. Ne scaturirono oggetti dalle forme e dalle funzionalità sorprendenti, rivoluzionari per l’epoca e contemporanei ancora oggi.

La retrospettiva non monografica prende il nome anche dalla rivisitazione in chiave contemporanea di 100 poltroncine Jumbo, uno degli oggetti più originali e interessanti disegnati da Rosselli per Saporiti Italia (1968). Il +1 è Moby Dick, una rara chaise longue Moby Dick 1968, utilizzata in alcuni film e serie tv degli anni settanta.

Il percorso espositivo si apre subito all’ingresso del museo con l’installazione lunga 15 metri realizzata con il divano modulare Dune, che accompagna il visitatore lungo la navata in cui si svolge il racconto. Segue infatti una lunga teca che mostra la rivista “Stile Industria”, con focus sugli articoli e sugli editoriali più interessanti a firma di Rosselli, nonché sulle copertine realizzate da grafici del calibro di Giulio Confalonieri, Max Huber, Enzo Mari, Bruno Munari, Ilio Negri, Bob Noorda, Michele Provinciali, Albe Steiner, Pino Tovaglia, Heinz Waibl, per citarne alcuni.

Il percorso si conclude con una grande e suggestiva libreria in vetro che ospita le 100 poltroncine Jumbo in 100 differenti colori, scelti da 10 importanti studi di architettura internazionali (Massimiliano & Doriana Fuksas, Marti Guixé, Toshiyuki Kita, Mauro Lipparini, Park Associati, Portman Architects, SITE James Wines, storagemilano, S20M Antonio Ventimiglia, Carlos Zapata). Le poltrone, originariamente realizzate in vetroresina, ora vengono riproposte in fibra di basalto, materiale ecologico e riciclabile. Peccato che l’allestimento, molto suggestivo e fotogenico, non sia visibile fin dall’ingresso, sacrificato com’è al fondo del percorso.

In mostra anche alcuni oggetti, tra i più significativi progettati da Rosselli, e molti disegni originali, immagini e filmati che ci accompagnano in un dialogo con il clima dell’epoca: dal film 007 La spia che mi amava alla serie televisiva di fantascienza Spazio: 1999, dove compaiono opere di Rosselli. In mostra anche il modulo abitativo della Casa mobile, realizzato in occasione della celebre esposizione “Italy: the New Domestic Landscape” curata da Emilio Ambasz nel 1972 per il MoMA, qui raccontato attraverso filmati, disegni e immagini d’archivio.

Le 100 Jumbo reinterpretate dai dieci studi di architettura selezionati da Saporiti Italia e la rara chaise longue Moby Dick saranno vendute in un’asta organizzata da Cambi Casa d’aste, in contemporanea con la mostra, fino al 7 novembre. Il ricavato sarà utilizzato da Saporiti Italia per promuovere le attività del Centro studi e ricerche Sergio Saporiti nel mondo della cultura, del design, dell’arte, della creatività.

 

La nuova esposizione permanente

Oltre alla nuova mostra temporanea è possibile visitare la nuova esposizione permanente di ADI Design Museum che a poco più di un anno dall’inaugurazione, cambia i contenuti e l’allestimento per rileggere alcuni dei celebri oggetti che conserva.

La distribuzione degli oggetti esposti con cui il museo ha debuttato nel 2021, dove ai prodotti premiati in ciascuna edizione si accompagnava uno spazio di approfondimento particolare, è stata aggiornata. Oltre ai prodotti illustrati negli approfondimenti, in mostra nuovi documenti e nuovi racconti sotto la guida di un nuovo team curatoriale (Francesca Balena Arista, Giovanni Comoglio, Maite García Sanchis), con l’allestimento di Matteo Vercelloni e l’immagine grafica di Andrea Rovatti. A ciò segue il rinnovo fisiologico di tutta la Collezione (oltre 2.500 tra oggetti e documenti), che viene quindi riorganizzata, sempre dal curatore Beppe Finessi.

I trenta premi selezionati, oggetti emblematici, rappresentano un nuovo punto di vista sui vincitori del Compasso d’Oro dal 1954 a oggi ed evocano altrettante questioni aperte, che approfondite svelano il loro straordinario valore come strumenti non solo per interpretare il passato ma anche per affrontare odierne tematiche.

Ogni premio è stato approfondito attraverso una selezione di oggetti, pubblicazioni, immagini, testi e disegni con i quali mostrare al visitatore non solo il risultato finale ma anche il processo di ideazione, i fallimenti, i prototipi illuminanti, le sfide della realizzazione e la restituzione nelle pubblicazioni dell’epoca e per inquadrare l’operazione in una cornice più ampia e fare emergere le idee, i temi e le relazioni che stabilisce con il contesto culturale, con l’industria, o con la storia degli sviluppi tecnologici. Si evidenziano molteplici relazioni tra i diversi attori del sistema design, spesso esempi di collaborazioni virtuose tra designer, produttore e impresa, spesso casi dove è una nuova attenzione verso l’utente a generare il cambiamento.

ADI Design Museum meriterebbe di svettare insieme ai grandi musei europei del design per il patrimonio che costudisce ma il format non risulta particolarmente innovativo e per quanto i materiali selezionati siano straordinari l’allestimento forse non li premia abbastanza e il racconto qualche volta risulta difficile.

 

100+1. Alberto Rosselli x Saporiti d’Italia

ADI Design Museum
adidesignmuseum.org/mostra/1001-alberto-rosselli-x-saporiti-italia

Presente permanente. Contemporaneità del design italiano

ADI Design Museum
adidesignmuseum.org/mostra/presente-permanente

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 12 Ottobre 2022