Visit Sponsor

Silvia MazzaWritten by: Patrimonio

La Pilotta, un cantiere della cultura per l’emancipazione di Parma

La Pilotta, un cantiere della cultura per l’emancipazione di Parma

Il punto sui lavori di riqualificazione e riallestimento dello straordinario complesso monumentale, formato da 5 istituti museali

 

LEGGI LE ALTRE PUNTATE DELLA RASSEGNA

SUI PRINCIPALI RIALLESTIMENTI DEI MUSEI STATALI IN ITALIA

 

PARMA. Merita un ritratto a parte, la nuova Pilotta. Perché fra progetti sbagliati di scala architettonica e più in generale di politica urbanistica che si sta cercando di ribaltare negli ultimi anni, a Parma giganteggia un intervento di rigenerazione dell’esistente, nella dimensione più ampia del recupero di quello straordinario ruolo culturale, per secoli punto di riferimento a livello europeo, di cui sono tornati ad essere interpreti i cinque istituti del complesso della Pilotta, monumentale porta d’accesso al centro storico: il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Bodoniano e il Museo Archeologico, dal 2017 riuniti in un’unica istituzione dotata di speciale autonomia.

Da quell’anno nella cabina di regia, Simone Verde, storico dell’arte con alle spalle un incarico di responsabile della ricerca scientifica e pubblicazioni per il Louvre Abu Dhabi, ha messo in piedi alla Pilotta (fondi per il 90% del MiC), in meno di quattro anni, un cantiere fisico e delle “idee” che per complessità non ha eguali nel resto del Paese, all’altezza di uno dei più importanti patrimoni culturali d’Italia. “Una delle rarissime sopravvivenze degli esperimenti che, a cavallo tra XVI e XVII secolo, condussero all’invenzione moderna del museo, il complesso si andò organizzando attorno a un gabinetto ducale, a collezioni librarie di corte e a una sala d’armi trasformata in seguito in teatro, arricchita da uno scalone monumentale dall’alta dimensione teocratica”, spiega Verde.

 

Pilotta, progetto-sineddoche

Un “progetto-sineddoche”, al cui interno ogni singola parte (restauri, riallestimenti, acquisizioni, ecc.) sta per il tutto, concorrendo all’obiettivo finale: fare della Pilotta un museo di livello internazionale e al tempo stesso intimamente integrato al contesto territoriale. Una delle componenti chiave è, infatti, l’ottica di rete con cui il direttore ha allacciato una stretta collaborazione con Provincia, Comune, Università, Unione industriali e altre sigle del tessuto imprenditoriale, Fondazione Cariparma, soggetti privati, come la famiglia Chiesi, associazioni, con in cima gli Amici della Pilotta, che annovera nomi come quello di Nicola Bulgari, e il Comitato Parmense per l’Arte. E con la “Gazzetta di Parma”, per un costante racconto alla comunità di come si stia ricostruendo il senso di un’appartenenza culturale.

Secondo la definizione dell’International Council of Museum, il museo espone le opere “per scopi di studio, educazione e diletto”. Educare, al fine di contribuire al miglioramento della qualità della vita della collettività. È la stella polare che segue Verde, per il quale, appunto, “un museo è un luogo di emancipazione intellettuale e civile, che serve a rendere i cittadini più consapevoli e liberi di fronte a un passato di cui possano farsi un’idea autonomamente, formando l’identità culturale. Come le collezioni anglosassoni, British Museum in testa, adesso anche la Pilotta all’inizio del percorso, nel vestibolo monumentale, ha una sezione dedicata alla storia museale”.

Altra componente chiave: fare della riforma del sistema museale nazionale targata Franceschini un detonatore del progetto curatoriale. L’accorpamento dei diversi istituti, dotati di autonomia finanziaria, non è stato infatti solo un evento amministrativo, ma la molla per recuperare la “personalità museale” del complesso, dopo che era diventato nel tempo una successione cacofonica di una storia museologica sfilacciata; con la defunzionalizzazione degli spazi, consegnati all’abbandono. “È stata l’opportunità“, spiega Verde, “per riscoprire, attraverso la ricucitura filologica dei vari istituti, l’ottica intellettuale originaria con cui le raccolte sono state costituite, per poi essere smembrate verso la fine dell’Ottocento secondo le logiche ‘per generi’ – architettonici, librari, artistici – tipici della metodologia positivista”.

 

Un percorso in tre parti

Il nuovo percorso museale, che porta la firma del direttore, coadiuvato da un’equipe interna multidisciplinare, in sinergia con la Soprintendenza di Parma e Piacenza, è articolato in tre tipologie di spazi: “La prima”, continua Verde, “segue la storia del territorio parmense; la seconda ripercorre la storia globale dei documenti, dei reperti e delle opere d’arte confluite grazie al collezionismo privato e ducale della città, scandito così per scuole e per periodi secondo la più tradizionale conformazione dei musei pubblici europei; la terza, più importante di tutte, riguarda la storia del collezionismo, ovvero l’intreccio stratificato di contenitore e contenuto monumentale, al fine di valorizzare l’unicità della Pilotta nel panorama storico della museologia occidentale”.

I primi lavori hanno riguardato la riqualificazione degli spazi connettivi: lo scalone monumentale, dove sono state ricavate due biglietterie; il vestibolo del teatro, con la riapertura dei due vani laterali (ex biglietteria e un magazzino) riconvertiti a sale espositive; l’area esterna dei cortili, in particolare quello della Cavallerizza, in precedenza ridotto a parcheggio. Altra questione cardine, il ripristino del legame tra contenuto e contenitore architettonico, sostituendo vetri oscuranti che impedivano la vista sull’architettura cinquecentesca esterna o riportando alla luce elementi occultati, come un soffitto ligneo nel Museo Archeologico. E poi, ricucitura tra le sezioni, attraverso una lettura diacronica coerente, come quella che dal paleolitico conduce al tardo antico dell’Archeologico, per connettersi alla prima sala della Galleria, dedicata al romanico e al gotico.

Ed è proprio da uno degli ultimi cantieri in dirittura d’arrivo che Verde ci racconta di un indefesso lavoro quotidiano che ha capitalizzato anche il tempo difficile della chiusura per il Covid come momento per dedicarsi alla progettazione, riuscendo ad avviare a fine lockdown più lavori simultaneamente. Al di là di impalcature e operai al lavoro, la Pilotta è soprattutto un vasto cantiere in cui si sta costruendo con determinazione, attraverso il recupero di una “personalità museale” a lungo smarrita, l’emancipazione culturale e civica dei parmensi e di tutti i cittadini del mondo che vorranno visitarla.

 

Un complesso, 5 istituti: la sintesi di 4 anni di lavori

Il 22 dicembre è stata inaugurata l’Ala nuova del Museo Archeologico, col Gabinetto Numismatico Borbonico, uno dei più importanti d’Italia. Manufatti in ceramica dalle collezioni del ducato risaltano su un antico tavolo lungo dieci metri che funge da dispositivo scenografico. Quelle egizie trovano posto, invece, nelle due salette successive, progettate per sembrare realistiche tombe ipogee.

Anche per la Galleria Nazionale parola d’ordine è stata la “ricucitura” degli spazi, in cui rientra la musealizzazione del Teatro Farnese (1618), primo teatro moderno della storia europea. Precedentemente ridotto a quinta di passaggio per l’ingresso nel museo, oggi è luogo di eventi, con all’attivo oltre 200 spettacoli nei tre anni pre-Covid. Musealizzate anche le aree delle sottogradinate, con una sezione dedicata alla reinvenzione del teatro antico in ambito rinascimentale, e il sottopalco trasformato in spazio di sosta dei visitatori e di allocazione di 20 servizi igienici. Sul retro è stata creata una sezione dedicata alla cultura materiale del Ducato. Il Teatro, intorno al quale all’inizio era stata prevista la distribuzione di collezioni librarie, archeologiche e artistiche, ha così ritrovato il suo significato di archetipo museale. Per la Galleria si sono resi necessari lavori sui sistemi di trattamento aria, riparazione dei tetti, manutenzione dei depositi, messa in sicurezza statica e strutturale dell’edificio, ma anche solo per esporre in sicurezza opere prive di pannelli isolanti o a contatto di materiali dannosi come il ferro. Riallestita anche l’Ala Ovest, secondo criteri cronologici e per scuole (Toscani, Veneti, Emiliani, arte in Lombardia). Un nuovo equilibrio tra intervento architettonico e collezioni è stata la bussola anche per l’Ala Nord. Anche qui effetti di notevole affollamento sono stati superati con una serie di ambienti modulari, composti da cubi sollevati da terra e caratterizzati da colorazioni filologicamente individuate a seconda delle scuole e dei contesti culturali, attorno a un immenso salone centrale, dipinto di grigio, dove il disegno architettonico può essere apprezzato in tutti i suoi valori originari. Al piano terra, nel 2020, le monumentali Scuderie ducali sono state reintegrate e trasformate in spazio per mostre e attività scientifiche. In dirittura d’arrivo, invece, l’Ala Nord-Ovest, con una sezione di dipinti fiamminghi dal 1300 al 1600, esposti per la prima volta. Del gennaio 2020 è il ripristino delle sale della Rocchetta, porzione più antica del palazzo, dove si conclude il percorso con l’Ottocento parmense e la collocazione ormai storicizzata delle pale correggesche. Un riallestimento curato nei dettagli, fino al restauro filologico e al riposizionamento delle cornici originarie dei dipinti; con realizzazioni ad hoc per singoli capolavori, come nel caso della Scapiliata di Leonardo.

La particolare attenzione riservata alla Biblioteca Palatina (anche con consistenti acquisizioni) ha radici antiche: l’intreccio tra valori museali e teatrali, come luoghi in cui si espone qualcosa allo sguardo, è presente fin dall’antichità, dal Mousèion per eccellenza, quello di Alessandria d’Egitto, ed è una costante del pensiero cinque-seicentesco. Si è trattato, quindi, di ridare dignità a un altro degli archetipi museali, insieme al teatro, tristemente prostrato nel degrado. Gli interventi sono andati dal riordino dei depositi all’apertura al pubblico della Galleria dell’Incoronata, alla riqualificazione della Sala Dante e della Galleria Petitot. All’insegna della complementarità tra gli istituti della Pilotta, è stato collegato alla Biblioteca un salone dell’ex Galleria Nazionale, nucleo del Centro di documentazione del complesso, e creato un ingresso alla Biblioteca indipendente dall’area museale, maggiormente funzionale all’utenza degli studiosi, che aprirà entro gennaio.

Stessa scadenza per il Museo Bodoniano che, allocato al terzo piano della Palatina, riapre in una sede più accessibile al piano terra. Nel cortile di San Pietro Martire è stata inaugurata nel 2019 un’installazione di Maurizio Nannucci, in competizione per dimensioni con la Piazza di Alfredo Pirri (2011) per la corte centrale del Museo Nazionale Archeologico a Reggio Calabria. I versi del Burnt Norton di Thomas Stearns Eliot, “Time Past and Time Present are Both Perhaps Present in Time Future”, corrono su tutte e quattro le facciate, come il fregio unico rinascimentale con iscrizione latina di Palazzo Ducale a Mantova.

Immagine di copertina: I colossi del Palatino nella Sala ovale dei saloni ottocenteschi (© Hanninen)

 

 

Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 1.493 times, 1 visits today)
Share

Tag


, , , , ,
Last modified: 12 Gennaio 2022