Dalle opere dell’omonima “scuola architettonica” alla Città creativa Unesco, vent’anni di programmi e progetti per il capoluogo della Stiria
Graz, capoluogo della Stiria, non è solo una città ricca di tradizioni culturali e industriali ma, con i suoi quasi 300.000 abitanti, è anche la seconda città dell’Austria. Il divario che si apre con la capitale Vienna è però difficilmente colmabile, anche se Graz cerca costantemente di affrancarsi dal suo scomodo ruolo di eterna seconda. Non senza una punta di aristocratico snobismo, a Vienna si dice infatti che, per inseguire questo sogno, a Graz si urli a squarciagola ciò che nella capitale si sussurra sottovoce. Una gustosa malignità particolarmente calzante quando, fra gli anni ottanta e novanta, è in auge la nota Scuola di Graz, una corrente di architettura avanguardista in aperta rottura con la tradizione classica viennese. Anche se alcuni dei suoi rappresentanti (Helmut Richter, Klaus Kada, Gunther Domenig) raggiungono una notorietà oltre i confini nazionali, la eredità della Scuola si coglie soprattutto nella radicalità degli interventi urbani realizzati all’interno di un centro storico come quello della città stiriana, tutelato dall’Unesco come Patrimonio mondiale dell’umanità (1999).
Dalla Capitale europea della cultura…
Questa spinta innovatrice raggiunge i maggiori risultati quando Graz assurge al ruolo di Capitale europea della cultura nel 2003. La città riesce allora a realizzare un insieme imponente di progetti culturali e di opere architettoniche che, per effetto del Wunder Graz (il “miracolo Graz”), mutano profondamente il suo sonnolento aspetto provinciale. L’edificio che più di ogni altro personifica questa trasformazione è il Kunsthaus (Peter Cook e Colin Fournier), una curiosa (e tardiva) bolla Archigram aggiunta all’ottocentesco Eiserne Haus, sulla riva destra della Mur. Il Kunsthaus è, però, anche un edificio che nasconde sotto la sua fantasmagorica immagine una struttura pesante, costosa e di quasi impossibile uso concreto. Un marchio pubblicitario di successo più che un edificio.
Ben altra musica, invece, per la vicina isola artificiale nella Mur, contemporaneamente progettata dall’artista Vito Acconci, che da subito riscuote un grande successo di pubblico e di critica. Emblematicamente compresa fra queste luci e ombre, l’esperienza di Graz 2003 determina comunque un riscatto mediatico della città, accreditandola a livello internazionale come laboratorio urbano aperto ed esuberante.
… alla città creativa del design
Alla parata del 2003 segue una parentesi di stasi per assorbire nella vita quotidiana tutto l’eccezionale prodotto negli anni precedenti, senza contare la necessità di ripianare un bilancio economico dissanguato dagli investimenti fatti. Molte critiche si levano su questo punto ma, al di là delle diverse opinioni, è indubitabile che Graz abbia finanziato un ampio patrimonio di infrastrutture pubbliche di alta qualità.
Fra queste ricordiamo, accanto alla Stadthalle (Klaus Kada, 2002) e alla Helmut-List-Halle (Markus Pernthaler, 2003), soprattutto il misurato Literaturhaus (Florian Riegler e Roger Riewe, 2003) e il bel Museo dei bambini (Hemma Fasch e Jakob Fuchs, 2003), ma anche tutte le opere di arredo urbano disseminate fra la nuova stazione centrale (Zechner & Zechner, 2003 e 2012) e lo Schloßberg, la collina che domina la città. Scalabile grazie a una piccola funicolare, la sua cima è oggi raggiungibile anche con un imponente sistema di ascensori che conduce al Dom im Berg (Duomo nella montagna), gigantesca sala per eventi scavata nella roccia viva. Dall’alto dello Schloßberg si può godere dal caffè-terrazza Aiola (Siegfried Frank e Michael Rieper, 2003) un panorama a 360° sulla città e il suo fiume, mentre un sofisticato meccanismo lascia completamente sprofondare le pareti vetrate nel terreno provocando l’inaspettata sensazione di trovarsi, come all’improvviso, en plein air.
L’eredità, anche organizzativa, dell’esperienza del 2003 è la base e il motore della successiva adesione di Graz come “City of Design” (2010) alla rete Unesco delle Città creative, che sottolinea la volontà dell’amministrazione cittadina di mantenerne alto il profilo culturale nonostante il cambio della guida politica dai socialdemocratici ai cristiano-sociali. Una serie di concorsi internazionali offre spazio d’intervento ad alcuni noti architetti europei. Ben van Berkel realizza, così, il MUMUTH (2009), sala da concerti high-tech della Kunst Uni (Università delle Arti), la cui storica sede nel vicino Palais Meran è successivamente completata con il padiglione del “Teatro nel Palazzo” (Balloon, 2014). Entrambi gli edifici, seppur di elegante fattura, soffrono di un eccesso di autoreferenzialità, difetto che ricorre anche in diversi interventi dei tempi più recenti e che sembra confermare l’impressione di una forzata ricerca della meraviglia, di quell’urlo a squarciagola di cui parlavamo all’inizio.
È, al contrario, un intervento di grande attenzione contestuale e raffinatezza tecnica quello eseguito per la sistemazione del quartiere museale dello Johanneum (Nieto Sobejano con EEP, 2011), ottocentesco “museo universale” che, grazie al nuovo sistema sotterraneo di accesso, entra in diretta relazione con il fitto tessuto del centro storico. Il medesimo studio spagnolo è anche autore di un progetto, meno fortunato, per la terrazza panoramica del grande magazzino Kastner&Öhler (2011), in precedenza oggetto di uno spettacolare – quanto spericolato – intervento di recupero, realizzato proprio ai margini dell’antico Hauptplatz (Michael Szyszkowitz e Karla Kowalski, 2003).
Il nodo della mobilità pubblica
Graz cresce oggi con un ritmo elevato nelle aree esterne di agglomerazione
. Il problema della mobilità pubblica, in un centro segnato dal fiume e da rilievi collinari, non è di facile soluzione. Ultima proposta, in ordine di tempo, quella dell’attuale sindaco, Siegfried Nagl, che ha incaricato un gruppo di esperti del locale Politecnico di studiare una rete metropolitana. Il progetto è stato appena presentato fra il plauso di chi (pochi) lo vede come suggello del prestigio acquisito dalla città e il diniego di chi (molti) vede in esso un’iniziativa sproporzionata alle necessità reali. Due linee sotterranee, 27 nuove stazioni, un traffico stimato in 200.000 persone/giorno: le polemiche e lo scetticismo sulla realizzabilità della metropolitana sono diffusi e condivisibili. Collegare il centro con le nuove aree di espansione si può realizzare meglio, e più economicamente, con il rafforzamento della già diffusa ed efficiente rete di tram elettrici (Bim) indirizzandola verso le nuove aree di espansione (Smart City-Reininghaus). Per questo motivo, l’ambizioso progetto della metropolitana più che rappresentare una proposta concreta, costituisce una riprova dell’insaziato desiderio di Graz di tornare sulla ribalta internazionale, per competere con Vienna ad ogni livello. La voglia di essere metropoli, insomma, Graz ce l’ha ancora nel sangue.
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austria , concorsi , infrastrutture , ritratti di città
Last modified: 29 Marzo 2021