Su 93 partecipanti, 3 primi premi ex aequo (tra cui un gruppo italiano). Saranno esposti nel Padiglione finlandese a Venezia
“Siamo convinti che il progresso dell’architettura non sia un fine in sé ma un mezzo per migliorare la qualità della vita”. È questa la risposta della Finlandia al tema della Biennale 2016 proposto dal curatore Alejandro Aravena, “Reporting from the Front”. Il fronte è rappresentato dal crescente flusso di rifugiati che ha investito anche i Paesi Nordici, mettendo in crisi il loro equilibrio economico e sociale. La Finlandia è partita da questo tema scottante per affrontare quello della residenza temporanea, convinta che possa essere un’occasione per migliorare la qualità della vita di tutti.
Con perfetto tempismo, ad ottobre 2015 il Museo di architettura finlandese e l’Ordine degli architetti SAFA hanno bandito il concorso “From Border to Home. Housing solutions for asylum seekers”: le 93 proposte pervenute da tutto il mondo hanno confermato la piena attualità del tema della residenza nella sua complessità di implicazioni sociali, urbane e tecniche. La giuria – presieduta dall’architetto Marco Steinberg ed opportunamente integrata da rappresentanti del Finnish Refugee Council, della Croce Rossa e dell’Ufficio Immigrazione del Ministero degli interni – ha sottolineato l’alta qualità dei progetti, la loro provenienza da molti paesi europei ma anche da Cina, Indonesia, Stati Uniti e Brasile. Gli esiti del concorso sono stati annunciati l’11 gennaio scorso: tre i primi premi (Germania, Italia e Finlandia), cui si aggiungono le quattro menzioni d’onore (un gruppo misto Spagna/Francia e 3 dalla Finlandia).
Parole chiave dei progetti selezionati: “com’era immaginabile”, “riuso”, “nuove tecnologie”, “integrazione”. Il progetto italiano “Society Lab” (Cecilia Danieli, Omri Revesz, Mariana Riobom; immagine di copertina e sotto) propone l’uso di App digitali per creare una piattaforma di connessione tra domanda e offerta. Usando un efficace schema grafico, la proposta parte dal riuso delle abitazioni dismesse per ipotizzare la riqualificazione di aree degradate attraverso nuove aggregazioni sociali basate sull’offerta di lavoro e sulla conoscenza della lingua e della cultura locale.
Il progetto firmato dal team tedesco codice 181081 (Duy Tran, Lukas Beer, Ksenija Zdesar, Otto Beer) focalizza invece l’attenzione sul 12% di uffici vacanti per proporre una strategia graduale di occupazione e riuso finalizzata alla prima accoglienza e poi alla costituzione di spazi di relazione, servizi e abitazioni permanenti.
L’altro ex aequo, il finlandese “We house refugees” (Milja Lindberg con Christopher Erdman), propone la formula dell’Embedded Refuge in a Donor Apartment, cioè una micro distribuzione della prima accoglienza nelle case private di cittadini disponibili a fronte di agevolazioni fiscali e di servizi. Questo avvierebbe un più rapido processo d’integrazione.
L’1 maggio i curatori del padiglione finlandese hanno messo in rete un sito (www.frombordertohome.fi) e un blog che accompagnerà ogni tappa dei prossimi mesi di esposizione con eventi che possano alimentare il dibattito su un tema strategico per l’architettura e per la società. Steinberg ha inaugurato il blog con un articolo dal titolo Better solutions for all, in cui chiarisce la strategia del padiglione e invita tutti a contribuire al dibattito attraverso il web e con la propria presenza nello spazio ai Giardini della Biennale.
Chi è il curatore
Marco Steinberg è architetto e presiede il Consiglio del Museo di Architettura finlandese. La sua carriera si delinea nel settore delle amministrazioni governative per l’innovazione. È stato Strategic Design Director di Sitra, Finnish Innovation Fund, professore associato alla Harvard Design School. All’inizio degli anni novanta ha lavorato a Venezia per il Museo Peggy Guggenheim e per i padiglioni Nordico e degli Stati Uniti alla Biennale.
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alejandro aravena , biennale venezia 2016 , concorsi , reporting from the front
Last modified: 4 Maggio 2016
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