Ricordo intimo del poliedrico storico dell’architettura e dell’arte contemporanea
Campagna di Sona (Verona), fine luglio, suona «Tenente Gacci Tone, qui sulla fronte carsica aspre giornate! moja chi bolla!»; «Comandante, comandi!». Manco il tempo di replicare e, dal propugnacolo di Spessa, il fonogramma concludeva tuonando «…a Sdricca, torniamo dagli Arditi!». Il prossimo… Dove vide luce il riparto, ci recammo anni prima e, mercé l’errata postura sotto l’epigrafe dei resti della casermetta, costì costò meco: «Braccio sinistro floscio! Quattro giorni di rigore: Marscccc! Ahahahah!».
L’attrazione era sempre storica, mai nostalgica. Epistolari o de visu, i conciliaboli potevano vertere tanto sui Tarbusc àscari quanto sul costrutto linguistico e i lemmi propri dell’epigrafia funeraria ottocentesca, ma anche su memorabilia, paccottiglia in sorte, trofei libreschi. Quest’ultimi strappati al mercato in funzione del saggio di turno, sempre documentassimo, scritto con lingua sapida, eternamente in punta di penna. In un mondo di specialisti, egli era il campione della despecializzazione: dirigibili, abecedari architettonici, arte e tipografia, allestimento, banconote, francobolli. Padroneggiava doviziosamente in sicurezza un esplosivo arsenale di argomenti, fra cui alcuni letteralmente incredibili, come il camouflage navale.
È così che vive il marinar / nel profondo cuor del sonante mar! mi canticchiava un tempo 2PV (Pierpaolo Vetta) accennando al (quasi) germano Ser Giò: entrambe rari nantes… Il sommergibilista ai colpi di mano alternava lunghe immersioni sottomarine e, quando meno te lo aspettavi, rapido e invisibile, riemergeva a sorpresa annunciandosi tramite gragnuole dei più svariati siluri.
Grande generosità e apertura mentale, anche con perfetti sconosciuti: la rubrica bits e www, della neonata «Casabella» dell’epoca è stata (impegnativa) porta intenzionalmente lasciata aperta tramite l’allora non comune email, veicolo che ha permesso a chi scrive e ad altri d’iniziare un confronto a distanza profittando dei temi posti dal nascente digitale.
Il marinar da ora in perenne missione nel profondo cuor del sonante mar / del nemico e dell’avversità / se ne infischierà e il fiumano Sangue Morlacco finalmente in pace degusterà!
(Auto)biografia in pillole
Sergio G. Polano (Livorno, 24 gennaio 1950 – Cividale del Friuli, 14 giugno 2022). Dopo iniziali studi di medicina, mi sono laureato nel 1974 in architettura, relatore Manfredo Tafuri, presso l’IUAV Istituto universitario di architettura di Venezia. Venti giorni dopo la laurea ho iniziato la carriera accademica, da assistente e poi ricercatore (1974-89), nell’ambito delle discipline storico-artistiche. Quale professore associato di storia dell’architettura contemporanea ho insegnato presso gli atenei di Udine (1989-91) e Ferrara (1991-96) ma anche al Politecnico di Milano e alla HfAK di Vienna, prima di tornare all’Università IUAV di Venezia (1996-2008), ove ho terminato volontariamente la carriera da professore ordinario di storia dell’arte contemporanea. Da allora mi dedico da freelance alla ricerca storica e alla progettazione di libri, mostre ed eventi. Ho completato più di 25 volumi; tra altri: monografie su Van Doesburg, Oud, Berlage, Plecnik, Scarpa, Calatrava, Castiglioni, de Lucchi, Guicciardini & Magni; guide allʼarchitettura del Novecento in Italia e in Friuli Venezia Giulia; una ricerca sulla storia dell’allestimento italiano, il fortunato Mostrare; raccolte di saggi sulla storia della grafica intitolate abecedario e sussidiario. Ho scritto circa 400 contributi, in riviste e periodici, relativi all’architettura contemporanea, lʼexhibition design, la grafica e il disegno industriale – queste pubblicazioni sono in parte reperibili online su abebooks e amazon (che include spesso titoli non miei). Dal 1996 faccio parte della redazione di «Casabella» (ove scrivo frequentemente) e dal 2010 ne curo il sito ufficiale.
(fonte: polano.eu)
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riviste , Storiografia
Last modified: 22 Giugno 2022