In ex caserme, monasteri, ospedali: da Milano a Cremona, da Novara a Padova, i principali casi di rigenerazione urbana promossa dagli atenei
Non si tratta delle occupazioni universitarie di protesta avvenute a partire dal 1968, ma dell’insediamento degli atenei (ampliamento o nuovi distaccamenti) all’interno dei grandi contenitori in disuso o scarsamente utilizzati nei centri storici italiani. Un processo che interessa a macchia di leopardo le grandi città (si veda il caso di Venezia, di cui ci siamo già occupati) come i centri minori, dove ex conventi, caserme, fabbriche e ospedali, segregati per decenni, sono ritornati a esserne parte integrante come catalizzatori culturali. Grandi recinti abbandonati o inaccessibili, spesso veri nuclei fondativi della città storica che a cominciare dagli anni settanta non è stata più solo considerata monumento da salvaguardare ma, anche, teatro d’interventi pubblici o privati e di politiche urbanistiche di recupero e valorizzazione connesse al resto del sistema insediativo. Gli strumenti d’intervento sulla città esistente sviluppati da allora intrecciano politiche urbane e marketing per attrarre sponsor e finanziamenti privati in grado di recuperare parti di città.
Milano è uno dei motori di questo cambiamento. “Le università giocano un ruolo importante nel percorso di trasformazione che le investe sia come centro di produzione e condivisione del sapere, sia come motrici dell’innovazione urbana e dell’inclusione sociale”, come lo stesso Ferruccio Resta, rettore del Politecnico meneghino, ha spesso affermato, anche in termini di sostenibilità (minimizzazione del consumo del suolo). Il Politecnico di Milano infatti, rispetto ai primi del Novecento quando s’insediò in periferia, negli ultimi anni ha optato per l’integrazione nel contesto urbano diventandone uno dei principali attori del cambiamento. Ne è esempio lo spostamento agli inizi degli anni novanta di alcuni dipartimenti e laboratori (ora solo Scuola di Design) nel quartiere operaio di Bovisa con i servizi del Rettorato all’interno del recuperato ex edificio industriale affacciato lungo via Durando.
Restiamo a Milano con un progetto in fase di completamento e poi ci spostiamo in tre capoluoghi di provincia (Novara, Cremona e Padova) per altrettante realizzazioni, tutte impostate sul recupero dell’esistente con un mix di restauro, ristrutturazione e ampliamento in un’ottica di rifunzionalizzazione a favore delle esigenze universitarie e d’integrazione con una parte di città.
Milano: la caserma Garibaldi per il nuovo campus della Cattolica
Il grande contenitore neoclassico (1807-43) che occupa un intero isolato in prossimità dello storico polo di Largo Gemelli entrerà nella sua orbita universitaria. La caserma, tutelata dalla Soprintendenza, sorge sul sito già occupato dal monastero medievale di San Francesco grande, poi nel 1845 quartier generale di Giuseppe Garibaldi. Lo stabile si presenta a pianta quadrangolare con un impianto caratterizzato da due corti di uguale misura e prospetto principale su piazza Sant’Ambrogio.
Il progetto ne prevede la completa riqualificazione. La parte sud dell’edificio, verso via Santa Valeria, sarà la prima a essere operativa, con lo spostamento della Polizia di Stato, qui dagli anni settanta, nell’ala nord. L’intervento prevede il restauro conservativo con eliminazione delle superfetazioni, in particolare per quanto riguarda la rimozione di un fabbricato estraneo all’impianto originario nel cortile sud prospiciente via Santa Valeria, e il ripristino delle quote originarie dei solai dei sottotetti, che erano stati alterati per la realizzazione di nuove camerate della polizia. Per l’impossibilità di realizzare grandi spazi dedicati alla didattica all’interno dei corpi di fabbrica esistenti, l’aula magna e le aule di grandi dimensioni (776 + 400 posti cadauna) verranno realizzate con struttura ipogea (2.500 mq) in corrispondenza del cortile nord, già precedentemente interessato dalla realizzaizione di un’autorimessa sotterranea. Al centro del cortile sorgerà un nuovo volume vetrato per l’ingresso e i collegamenti verticali agli spazi sottostanti. L’accesso principale di piazza Sant’Ambrogio sarà valorizzato utilizzando le aperture ad arco già presenti. Gli spazi al piano terra del corpo centrale che divide i cortili accoglieranno un grande atrio d’ingresso in continuità con l’entrata principale.
Committente: Università Cattolica del Sacro Cuore
Progetto: Beretta Associati, Redesco (strutture), Tekser (impianti), Geosat (progetto ambientale), Anna M. Scaravella (verde)
Realizzazione: 2022-2024
Padova: da ex ospedale geriatrico a Polo umanistico del Bo
Un insediamento edilizio di grande scala (oltre 14.000 mq) vicino alle mura medievali che è stato oggetto, dal XVI secolo, di trasformazioni e ampliamenti dovuti al susseguirsi di destinazioni d’uso (convento, caserma, ospizio e casa di ricovero e infine ospedale geriatrico) prima dell’abbandono. Nel 2005, con l’acquisto da parte dell’Università degli Studi di Padova per farne la sede del nuovo Polo umanistico con biblioteca, auditorium, aree didattiche e amministrative, inizia la sua definitiva riconversione (2020). Nel 2007 viene indetta la gara per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di recupero e riqualificazione del complesso edilizio vinta dal raggruppamento Proger, Manens-Tifs, Pool Engineering e Paolo Portoghesi.
Un progetto complesso che è stato finalizzato all’utilizzo e alla riconoscibilità della sequenza degli spazi aperti, alla riqualificazione degli elementi storici esistenti e alla loro riconfigurazione urbana in rapporto al contesto edilizio circostante. Dalla conservazione della struttura a pettine ottocentesca per consentire l’insediamento della biblioteca, alla riorganizzazione della parte del XX secolo (dall’edificazione ex novo all’intervento sull’unico edificio conservato) per ospitare le aree didattiche e amministrative. A ciò si aggiungono gli interventi di restauro conservativo delle facciate della successione di tre corti interne della parte ottocentesca, il rifacimento delle coperture e delle strutture interne esistenti non adatte per la biblioteca a consultazione diretta, e alcuni edifici ex novo.
Della parte novecentesca è stato mantenuto solo il corpo di fabbrica degli anni trenta, dove sono state collocate al piano terra le aule e ai piani superiori spazi di studio e uffici. In adiacenza sono stati realizzati quattro nuovi corpi di fabbrica funzionali alle varie esigenze del complesso fra cui l’auditorium, un’aula di grandi dimensioni e il corpo completamente in vetro (ingresso da via Beato Pellegrino) con funzione di spazio distributivo e luogo di aggregazione.
Committente: Università degli Studi di Padova
Progettazione preliminare e definitiva: Proger, Manens-Tifs, Pool Engineering e Paolo Portoghesi
Progetto: Studio Architetti Mar; Giorgio Galeazzo; Iconia Ingegneria Civile; TFE ingegneria
Importo lavori: euro 39.765.566,31 + euro 600.240 per bonifica ambientale
Realizzazione: 2015-2020
Cremona: l’ex monastero si apre alla città
È grazie ai contenuti del PRUSST (1997-98), poi recepiti dal Piano di recupero d’iniziativa pubblica “Parco dei monasteri” (oltre a Santa Monica, San Benedetto e Corpus Domini con relativi chiostri), che il complesso dell’ex monastero di Santa Monica (oltre 20.000 mq) nella zona sud-ovest del centro storico sembra possa tornare a nuova vita (2002-12), prima come sede della Facoltà di Musicologia, distaccamento dell’Università di Pavia, poi come sede della Provincia. La destinazione definitiva viene trovata nel 2017 con la firma del protocollo d’intesa tra Comune, Provincia (proprietaria dell’immobile), Università Cattolica e Fondazione Arvedi Buschini, per realizzarvi il nuovo campus dell’ateneo. Grazie a un accordo di programma regionale è la Fondazione Arvedi ad accollarsi la ristrutturazione dell’immobile, mentre è la stessa Università a provvedere all’allestimento del nuovo campus.
Quello di Santa Monica (nucleo di San Salvatore del VIII secolo), come molti altri monasteri, dopo la soppressione degli ordini religiosi (1782-84), e poi con la dominazione francese, fu riconvertito in caserma con profonde trasformazioni della “fabbrica”, fra cui il soppalco nella chiesa e la costruzione del Magazzino carri (1880-91) all’estremo limite occidentale.
Il progetto di restauro di Lamberto Rossi Associati ha restituito alla città un’ampia area strategica conciliando il valore storico e artistico del monastero con una funzione specialistica, spesso ad alto contenuto tecnologico. Al piano terra sono state collocate le funzioni di servizio alla didattica, come la zona segreteria/accoglienza, gli spazi caffetteria e biblioteca, i laboratori a servizio dei corsi di laurea, al piano primo le aule per i corsi master e gli uffici dei docenti, oltre a laboratori e uffici del Centro di ricerca Cremona Food Lab. Nell’ex chiesa di Santa Monica, dove sono stati riportati alla luce gli affreschi seicenteschi della volta, è stata ricavata l’aula magna da 100 posti mantenendo allo stesso tempo visibili gli interventi successivi di epoca militare. L’ex Magazzino carri è diventato spazio per la didattica e aule studio individuali.
Committente: Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini
Progetto: Lamberto Rossi Associati con Studio Calvi srl (diagnostica e strutture), Consult Engineering srl-stp (impianti), Stefano Corbari (conservazione superfici), Roberto Merlo (prevenzione incendi)
Importo lavori: circa 17 milioni
Realizzazione: 2018-2021
Novara: il Piemonte Orientale ha la sua università
Il progetto, vincitore del concorso internazionale del 2006, completa il recupero dell’ex caserma ottocentesca “Perrone” al limite del centro storico, come campus dell’Università del Piemonte Orientale (22.700 mq, area totale 3,7 ettari). L’intervento è concepito per invertire l’originaria condizione di “isola” impermeabile e introflessa dell’impianto militare e diventare un luogo di scambio interdisciplinare e multifunzionale tra studenti, docenti, ricercatori e cittadini. Nella corte è ubicato il nuovo padiglione C, che la completa e accoglie la didattica. L’ala a “L” ospita funzioni universitarie semipubbliche e separa i padiglioni E-F destinati a biblioteca e aula magna aperte alla città dal padiglione A. Residenza universitaria (G), attrezzature sportive e palestra (O), esercizi commerciali e servizi svolgono una funzione semipubblica. I tre padiglioni databili tra 1870 e 1880 della Foresteria ufficiali (residenza universitaria), Cavallerizza (aula magna) e Scuderie (biblioteca) svolgono il ruolo di filtro tra l’area più pubblica, aperta verso il baluardo, e l’area più interna delle funzioni universitarie. Il loro restauro è stato basato sul concetto di reversibilità, ovvero sull’autonomia strutturale e figurativa degli inserti, al fine di controllare la coerenza del nuovo rispetto alla conservazione dell’esistente. Per Cavallerizza e Scuderie, il restauro d’involucro murario, strutture lignee e copertura è integrato da una struttura autoportante, reversibile e figurativamente autonoma. Lo stesso concetto di reversibilità è applicato anche agli interventi in sostituzione di edifici preesistenti e di nuova costruzione destinati alle aule didattiche (padiglione C), oppure alla mensa e alle sale studio (padiglioni H-I) al limite dell’area.
Committente: Università degli studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
Progettisti: raggruppamento Lamberto Rossi (capogruppo), ODB Architects, Roberto Cagnoni, Fabiano Trevisan, Alberto Tricarico (strutture e sicurezza), Manens Intertecnica (impianti)
Importo lavori: euro 20.312.806,34
Progettazione: 2007-2016
Realizzazione: 2010-2020
Immagine di copertina: campus dell’Università degli studi di Novara (foto Beppe Raso)
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Last modified: 4 Aprile 2022