Le travagliate vicende del recupero di Acqua dei Corsari, discarica a cielo aperto oggi al centro dell’attività dell’Associazione Parco Libero
PALERMO. Acqua dei Corsari, con il promontorio artificiale del così detto “mammellone”, è un tratto di 11 ettari della costa sud esemplificativo delle contraddizioni di Palermo che, nonostante l’abbandono e il degrado ambientale, offre uno dei panorami più belli della città, con una visuale sul golfo che spazia da Monte Pellegrino a Capo Zafferano. L’area, da sempre frequentata per la pescosità del mare e per le sue acque salutari, agli esordi del XX secolo divenne sede della Fornace Puleo, l’antica fabbrica di mattoni dalle svettanti ciminiere che rappresenta una delle più interessanti testimonianze di archeologia industriale della città.
Da lido a discarica abusiva
Fino agli anni cinquanta Acqua dei Corsari conservò la sua attrattività grazie ai numerosi e frequentatissimi lidi balneari. A partire dagli anni sessanta, durante il “sacco edilizio”, Palermo recise definitivamente il rapporto col suo mare e il destino dell’area cambiò rapidamente. Da zona al contempo produttiva e balneare, Acqua dei Corsari divenne infatti uno dei più grandi simboli del degrado ambientale della città, trasformandosi in un’immensa discarica a cielo aperto ove, nell’indifferenza generale, prese forma il promontorio del mammellone, frutto dello sversamento di tonnellate di sfabbricidi e terreni di sbancamento prodotti per realizzare l’informe espansione nella parte nord della città.
Il primo tentativo (abortito) di recupero
Dopo anni di degrado e abbandono, nel 2005 si è creduto che Acqua dei Corsari sarebbe stata risanata rendendola fruibile come parco pubblico. Nell’arco di tre anni sono stati infatti appaltati e conclusi i lavori per fermare l’erosione della costa e realizzare spazi verdi e un teatro all’aperto. Nel 2009, poco dopo il collaudo delle opere, il rinvenimento di sostanze inquinanti nel sottosuolo ha costretto il Comune a interdire l’area, bloccando sul nascere il processo di rigenerazione. Il “mammellone” è così tornato a essere una discarica abusiva, mentre i 400 alberi appena piantati morivano senza cura e tutti gli impianti del parco venivano vandalizzati e saccheggiati ancor prima di essere entrati in esercizio.
Da Libero Grassi al Parco Libero ai concorsi
Nel 2013 questo tratto di costa apparentemente irredimibile è stati intitolato a Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia per essersi opposto pubblicamente alle estorsioni. L’area è così diventata il luogo per la commemorazione che si tiene nell’anniversario della sua morte e, parallelamente, un comitato cittadino di cui fa parte anche la famiglia Grassi ha costituito l’Associazione Parco Libero, che ha l’ambizione di trasformare l’area in un parco urbano e contribuire così alla rigenerazione dell’area e dell’intero quartiere.
Tra le varie iniziative di sensibilizzazione volte a far rinascere Acqua dei Corsari, l’Associazione s’è attivata per sollecitare la Regione allo stanziamento dei fondi per la caratterizzazione dei suoli, ha ideato il concorso “Il parco che vorrei” (destinato alle scuole della città) e, a giugno di quest’anno (insieme al Comune, a IASLA – Società Scientifica Italiana di Architettura del Paesaggio e altri), ha lanciato il concorso internazionale d’idee per il futuro assetto paesaggistico del Parco “Libero Grassi”. I risultati di questa call rivolta a studenti e giovani professionisti (fino a 3 anni dalla laurea) sono stati resi pubblici il 16 novembre e, secondo gli organizzatori, “costituiscono possibili scenari su cui impostare il futuro dibattito tra i saperi e le discipline che si occupano delle trasformazioni urbane, gli amministratori e la cittadinanza”.
Il nuovo stop
Nel frattempo, però, il Parco Libero è ben lontano dal divenire realtà. Una sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa ha infatti stoppato i lavori di potenziamento del depuratore di Acqua dei Corsari (un appalto da 26,5 milioni che, raddoppiando l’attuale portata, dovrebbe finalmente garantire il corretto smaltimento delle acque urbane reflue mettendo fine alla procedura d’infrazione comunitaria che ogni anno costa 4,4 milioni sulle casse comunali). Inoltre, anche i lavori per la messa in sicurezza e il ripristino ambientale sono al palo, nonostante sia già attivo il finanziamento di 11,5 milioni a valere sui fondi PO FESR Sicilia 2014-2020, il cui importo deve esser rendicontato entro il 2023 per non incorrere in altre sanzioni comunitarie.
Immagine di copertina: © Parco Libero
About Author
Tag
abusivismo , concorsi , palermo , rigenerazione urbana , sicilia , waterfront
Last modified: 24 Novembre 2021