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Giorgio SciancaWritten by: Forum

Quo vadis architetto? L’elefante bianco

Quo vadis architetto? L’elefante bianco

Fra i 7 milioni di edifici abbandonati in Italia c’è in ogni città, paese o borgo, una cattedrale nel deserto

 

Da Wikipedia: il termine white elephant designa progetti o strutture i cui eccessivi costi di realizzazione e gestione non sono compensati dai benefici successivi. In italiano un’espressione simile è cattedrale nel deserto. Viene considerato un white elephant anche un bene particolarmente costoso, divenuto obsoleto o non più utile al suo possessore. Da un punto di vista commerciale, tali beni o progetti vengono di solito svenduti, abbandonati o smantellati. L’espressione deriva da un’usanza siamese, secondo la quale i sovrani del paese offrivano in regalo un elefante bianco ad aristocratici che non rientravano più nelle loro grazie, costringendoli a rovinarsi per mantenerlo. Ciò avveniva perché il pachiderma, considerato sacro, doveva essere trattato con tutte le comodità possibili ed era esentato dal lavoro, caratteristiche che comportavano altissimi costi di mantenimento e nessun beneficio economico.

Quante nuove costruzioni, in nome delle leopardiane “magnifiche sorti e progressive”, sono destinate a incrementare il numero del branco? Ma qual è il percorso perverso che porta alla loro realizzazione? Grattacieli vuoti, cattedrali della cultura, del commercio, della sanità, della produzione, dello sport abbandonati al loro destino di demolizione. I costi del recupero superano di gran lunga quelli delle nuove costruzioni. Progettati senza alcuna elasticità di funzione, rigidi simulacri di un potere che non è più tale. La pandemia che stiamo vivendo ha smascherato ulteriormente queste strutture. Così come le infrastrutture inutili che hanno bisogno di un ripensamento e di una riprogettazione globale. Sotto accusa non solo il consumo immotivato di suolo ma anche quello dell’acqua, dell’aria, del paesaggio, dell’energia, della comunicazione.

Fra i documentari segnalo Unfinished Italy (Benoit Felici, 2011 I) e El elefante blanco (Felipe Egaña, 2010 CL) e tra i lungometraggi senza architetto protagonista, Elefante blanco (Pablo Trapero, 2012 RA/E).

Der Preis [Gestern ist nirgendwo]Elke Hauck

– 2010 D

Il prezzo. Ieri è da nessuna parte. Alexander Beck (Florian Panzner), un architetto trentenne di Francoforte sul Meno, ha appena vinto un concorso per ristrutturare una serie di edifici prefabbricati (di epoca sovietica), in Turingia. La location reale è Gera, ex DDR. È la sua città natale, il luogo dal quale è scappato dopo il liceo. Vuole saldare il suo debito con il passato.

 

 

 

 

Scusate se esisto! Riccardo Milani – 2014 I

Dalla storia vera di Guendalina Salimei, architetta romana, che nel 2009 ha vinto il concorso per la riqualificazione del Corviale. Nel film, Serena (Paola Cortellesi) è un’architetta dal talento straordinario. Dopo una serie di successi professionali all’estero, torna in Italia. Ma è una donna, e sono guai. Incontra Francesco, tra loro nasce uno strampalato rapporto, in cui entrambi mentono, con gli altri, sulla loro identità.

 

 

 

Sul Corviale fra i tanti film di denuncia consiglio anche la visione di una commedia del 1983: Sfrattato cerca casa equo canone (Pier Francesco Pingitore)

Quella mattina il complesso Case popolari di Corviale ci apparve in tutto il suo splendore. Lungo mille metri, alto trentadue, per un milione e cinquantamila metri di cubatura. Un nido per settemila famiglie. Per molti come noi la realizzazione di un sogno. La felicità in fondo è anche una casa con quindicimila vicini della porta accanto”.

 

 

 

Pod electricheskimi oblakami (Under electric clouds) Aleksey German – 2015 RUS/UKR/PL

Sotto le nuvole elettriche. Kiev, Ucraina. L’architetto Petr (Louis Franck) vaga in un limbo elettrico alla ricerca del perché la realizzazione del suo grattacielo si sia fermata. Il cantiere in abbandono, lo scheletro dell’edificio, sono icone mescolate con i resti delle vestigia staliniane. «Sono un architetto. Molto di tendenza, ma privo di senso. Sistemo vasche da bagno e lavandini nello spazio e nel tempo».

 

 

 

Pop Aye Kirsten Tan – 2017 SGP

Bangkok. Deluso dalla vita sentimentale e professionale, l’architetto Thana (Thaneth Warakulnukroh) decide di riportare l’elefante Pop Aye al suo paesello natale. Un film girato sulle strade della provincia tailandese. Il suo «elefante bianco» sta per essere demolito. Lui vuole liberare il compagno di giochi dell’infanzia prima che sia troppo tardi.

 

 

 

 

 

Autore

  • Giorgio Scianca

    Architetto, è ideatore e redattore della testata giornalistica archiworldTV (premio “Bruno Zevi” IN/Arch-Ance - 2011). Nel 2010 collabora con il Centro sperimentale di cinematografia. Dal 2023 collabora con “Il Corriere della Sera”, scrivendo di architetti, città e cinema. Direttore del premio Dedalo Minosse Cinema. Autore dei volumi “La recita dell’architetto” (SVpress, 2015) e "Quo vadis architetto" (Golem, 2021)

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Last modified: 9 Luglio 2021