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Terapie intensive, 21 progetti per il pianeta

Terapie intensive, 21 progetti per il pianeta

All’Architekturzentrum di Vienna la mostra «Critical Care. Architettura per un pianeta in crisi»

 

VIENNA. La nuova mostra dell’Architekturzentrum Wien (AzW) è una ricognizione fra le buone pratiche messe in atto a livello internazionale in direzione di un’architettura sostenibile. Le curatrici Angelika Fitz e Elke Krasny hanno spinto lo sguardo ai quattro angoli del pianeta e hanno selezionato 21 progetti di varia tipologia, in Europa, Asia, Africa, Medio Oriente, Caraibi, Stati Uniti e America Latina, raggruppandoli attorno ad alcuni temi cruciali per la sostenibilità nel ventunesimo secolo: dalla carenza d’acqua all’inquinamento idrico; dall’innalzamento dei mari al fenomeno delle inondazioni e di eventi meteorologici e naturali estremi; dalla speculazione immobiliare alla valorizzazione dello spazio pubblico; dal riutilizzo di strutture preesistenti alla creazione di innovativi luoghi produttivi.

Fino al 9 settembre “Critical Care. Architettura per un pianeta in crisi” invita ad un viaggio dentro le possibilità a portata di un’urbanistica e un’architettura sostenibili. Critical care è un termine medico, che designa la terapia intensiva di pazienti in pericolo di vita: «Lo abbiamo preso in prestito proprio per esplicitare il fragile stato di salute del pianeta», affermano le curatrici; «Per cercare di risanarlo, è necessario mettere in discussione le tradizionali linee di frattura tra natura e cultura, tra dimensione locale e globale, tra materia e vita». Da qui la selezione in particolare di progetti che coinvolgono attori diversi e professionalità disparate, sia in contesti urbani che rurali, e uniti da una finalità: «Possono così nascere metodologie di lavoro interdisciplinari, che fanno leva su diverse conoscenze e competenze e producono risultati concreti».

La presentazione nello spazio 2 del cortile nord del Museumsquartier propone 21 tappe illustrate con progetti e modelli, immagini e filmati, che ripercorrono tutte le fasi dello sviluppo progettuale. Dal Bangladesh viene un’idea per arginare il pericolo d’inondazioni. Realizzata nel 2012 a Gaibandha, ha interessato un centro di formazione diretto da una NGO. I mezzi a disposizione erano esigui, la zona è caratterizzata da elevata sismicità ed esposta ad inondazioni, il terreno è dotato di scarsa capacità di assorbimento. All’interno della costruzione in mattoni del luogo, e ispirata ai conventi buddisti, lo studio Kashef Mahboob Chowdhury/Urbana ha ideato un sistema di raccolta delle acque, pompabili anche in uno stagno appositamente creato, utilizzabile per un allevamento ittico.

Nel 2016-17 in Giordania si è lavorato invece ad un progetto di 100 aule per bambini rifugiati dalla Siria, iniziato da Emergency Architecture & Human Rights (EAHR; con la partecipazione fra l’altro di Jorge Lobos, Michele Di Marco; Martina Bo Rubino; Andrea Maggiolo). Il progetto nei pressi del campo di raccolta di Za’atari ha privilegiato l’argilla come materiale costruttivo, cercando ispirazione fra l’altro nelle costruzioni coniche di Aleppo e Homs. Il risultato sono aule ecologiche da 25 mq, costate la metà di un’analoga costruzione in cemento.

La fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai, nelle regione di Songyang (Cina), è sorta nel 2018 in una dolce zona collinare assai nota per la produzione del tipico alimento asiatico. Il progressivo spopolamento del piccolo insediamento ha tuttavia indotto una riflessione sulla necessità di un suo rilancio. L’idea di base: agire sul territorio come se si trattasse di un corpo trattato con l’agopuntura, con interventi puntuali, capaci di rivitalizzare il tessuto fisico quanto quello sociale. Da qui l’uso del legno locale come materiale costruttivo, per un’opera in larga misura affidata ad artigiani del villaggio, mentre la fabbrica è stata organizzata grazie ad una cooperativa di abitanti del luogo. Il nuovo edificio ingloba la produzione e un’area espositiva, fungendo inoltre da punto di ritrovo per la popolazione e da catalizzatore per il turismo. Un esperimento firmato dallo studio Xu Tiantian/DnA_Design and Architecture di Pechino, in collaborazione con l’amministrazione locale, la cui riuscita ha indotto il governo cinese a pensare a repliche in altre regioni.

 

Critical Care. Architektur für einen Planeten in der Krise

a cura di Angelika Fitz, Elke Krasny
fino al 9 settembre
Architekturzentrum Wien www.azw.at
catalogo (con i 21 casi studio e 12 saggi): MIT Press / Architekturzentrum Wien

Autore

  • Flavia Foradini

    Giornalista e autrice per carta stampata e radio, si occupa da oltre trent’anni in particolare di area germanofona e anglofona, ma segue anche temi globali. Scrive per numerosi editori italiani ed esteri, tra cui Il Sole 24 Ore, il gruppo Allemandi, il gruppo Espresso-Repubblica, la RSI (Radiotelevisione della Svizzera Italiana, per cui realizza approfondimenti e audiodocumentari). Ha collaborato con il Piccolo Teatro di Milano e insegnato alla Kunstuniversität di Graz. Ha curato e/o tradotto numerose opere di e sul teatro, e saggi storici. Si è occupata approfonditamente fra l'altro di architettura nazista, in particolare del sistema delle torri della contraerea, su cui ha scritto, tenuto conferenze, e realizzato mostre (con fotografie di Edoardo Conte). Osserva dagli anni '80 gli sviluppi urbanistici e architettonici di Vienna

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Last modified: 14 Giugno 2019