Due monografie raccontano il lavoro di due firme della generazione degli anni ‘60 che nel terzo millennio hanno avuto modo di concretizzare la loro idea di architettura attraverso una serie di opere chiave
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TAMassociati. Taking Care. Architetture con Emergency, a cura di Francesca Serrazanetti, Electa, 2017, euro 36
Non un libro ma un diario o, se preferite, il resoconto di un viaggio architettonico le cui tappe fondamentali sono appuntate sulla carta geografica di tre continenti. TAMassociati, con Emergency, ha dato vita a un connubio da cui è germogliata una delle esperienze architettoniche più interessanti nell’attuale panorama italiano. Un’architettura che rimarca il lato etico e socialmente impegnato e che insegue una “modernità a bassa risoluzione”, cercando risposte ad esigenze, impellenti e primarie, in contesti dominati da povertà e bisogno. La monografia edita da Electa si legge come un racconto. Le due parti che la compongono sono precedute da due saggi introduttivi, firmati dalla curatrice e dagli stessi architetti veneziani. La prima parte – intitolata Storie – è il resoconto dei progetti pilota realizzati in Africa, Asia e Italia. L’inizio del lungo cammino risale al 2004 quando Gino Strada, fondatore di Emergency, chiede a TAMassociati di progettare “un ospedale scandalosamente bello” nel cuore dell’Africa. Non inseguire l’emergenza umanitaria ma fondare un centro che diventi esempio di avanguardia e gratuità, che prenda la forma di un’architettura sorta dal nulla grazie alla forza lavoro e ai materiali del luogo. Nasce così il centro “Salam” (“pace”, in arabo) a pochi chilometri da Khartoum, in Sudan, che concretizza la sfida di portare l’eccellenza ospedaliera in un paese povero e afflitto da mali secolari. Salam è la prima pietra dei molti progetti costruiti insieme a Emergency. Nella Repubblica Centrafricana, nel Darfur e nella Sierra Leone, fino ai fronti di guerra in Afghanistan e Iraq, le architetture di TAMassociati suscitano un senso familiare di ospitalità, accoglienza e protezione, tengono lontano il deserto e la morte e ristorano il corpo malato offrendo il diritto alla cura che dovrebbe spettare a tutti. Ma questo libro, come ricordano i TAM, racconta anche la loro storia di architetti, nata da una utopia molto concreta, credendo in una passione civile. E da questo impegno, lungo oltre quindici anni, prende forma la metodologia presentata nella seconda parte. In cinque punti (Ricostruzione umana, Approccio low cost-high value, Sostenibilità = Semplicità, Empatia e interazione, Alti standard per la salute) è riassunto il modus operandi dedotto dai progetti pilota e che delinea il processo progettuale per affrontare nuove sfide future.
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Corvino + Multari. Esperienze dell’architettura, List lab, 2017, euro 21,00
Esperienze dell’architettura è un titolo preso in prestito da Ernesto Nathan Rogers ed evoca quel significato profondo del mestiere dell’architetto che presuppone conoscenza, impegno e ricerca costante. Secondo Manuel Aires Mateus, autore della sintetica e lucida prefazione del libro, il senso della ricerca di Corvino+Multari si traduce in un’investigazione architettonica, una riflessione che sfocia in una risposta corretta data dal progetto. La monografia vuole essere la naturale prosecuzione del volume pubblicato nel 2005 (Ed. Cronopio), nel quale venivano illustrati i primi dieci anni della produzione del duo napoletano balzato alle cronache per il restauro architettonico del grattacielo Pirelli a Milano (2001-2002). I progetti di quel primo arco di tempo ricorrono anche in queste nuove pagine, in forma di highlights che s’intercalano ai testi, come lampi di una memoria che rende conto dell’esperienza professionale del passato. Il libro si apre con due saggi – I progetti e le città, di Vincenzo Corvino e L’esperienza della costruzione, di Giovanni Multari – che mettono a fuoco alcuni aspetti sostanziali della loro poetica. La parte centrale è invece dedicata alla presentazione di alcuni progetti realizzati dal 2009 al 2016. La scelta adottata è di concentrare l’attenzione su una selezione di sei opere – tutte realizzate in Italia – alle quali è delegato il compito di ricostruire la traiettoria architettonica dell’ultimo decennio: il progetto MUSP per L’Aquila (moduli provvisori per affrontare l’emergenza degli edifici scolastici danneggiati dal sisma), il centro artigianale-commerciale La Cartiera a Pompei, l’esemplare restauro del Mercato coperto di Reggio Emilia, la scuola elementare di Carate Brianza, gli alloggi PEEP di Quarto (Napoli) e il nuovo complesso parrocchiale di Dresano (Milano). Sei architetture che affrontano problematiche e temi funzionali differenti e dalle quali emerge la maturità progettuale e la duttilità espressiva dei due architetti. Il loro linguaggio non è studiato a priori, non risponde ad un palinsesto predefinito ma è parte del risultato della ricerca attuata dal progetto. Nell’ultima parte del volume è presentata un’approfondita conversazione, intrattenuta da Corvino e Multari con Pino Scaglione (direttore editoriale di LIST), nella quale sono messe in evidenza posizioni teoriche e disciplinari come il rapporto tra architettura ed arte, l’influenza della cultura di Napoli nel loro lavoro, l’importanza dell’insegnamento universitario integrato alla pratica professionale.
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Last modified: 16 Luglio 2018