Nell’ambito dell’inchiesta sul capoluogo toscano, la curatrice Cristina Donati descrive i grands travaux sul patrimonio storico; ovvero, la trasformazione della città a “volumi zero”
—
FIRENZE. In sintonia con la politica di contenimento del consumo di suolo, la trasformazione prevista per la Firenze del terzo millennio non è quella delle “grandi opere” di ammodernamento della città che il Poggi realizzò a metà Ottocento, ma piuttosto una capillare rigenerazione del patrimonio dismesso tramite progetti di restauro e ristrutturazione edilizia.
Con questa logica, il Regolamento Urbanistico di Firenze individua alcune Aree di Trasformazione (AT) che si riferiscono a complessi del patrimonio storico in disuso, spesso in grave stato di abbandono, ma anche ad edifici del Novecento in zone nevralgiche del tessuto cittadino. Una politica urbanistica definita dal Comune di “marketing territoriale” e diffusa tramite il fascicolo internazionale Invest in Florence. Operazioni basate sul coinvolgimento di capitali stranieri privati, che ricordano l’economia del laissez faire già ampiamente sperimentata nel mondo anglosassone dagli anni ’80 e di cui oggi si fa già un primo bilancio generazionale. Strategie su cui Firenze dovrà riflettere per attualizzarle alla propria identità burocratica e logica normativa.
Non vi sono quindi significative architetture ex novo, eccetto per il nuovo stadio della Fiorentina. Questa è la realtà di Firenze che guarda, in coerenza con il Piano volumi zero al recupero del patrimonio per trasformarlo, in larga parte, in centri di accoglienza per la nascente industria del turismo globale.
Si segnalano le principali opere, in fase di iter procedurale, al vaglio dell’amministrazione comunale.
—
-
Sant’Orsola
—
Il recupero di Sant’Orsola costituisce una vicenda trentennale che non riguarda soltanto la rigenerazione dell’ingente patrimonio dell’ex monastero trecentesco, ma la riqualificazione del nevralgico quartiere di San Lorenzo. Nato come convento femminile della chiesa di San Lorenzo, da inizio Ottocento il complesso assume destinazioni improprie e, cioè, Manifattura Tabacchi, ricovero per sfrattati, sede universitaria. In anni più recenti, il Demanio decide di realizzarvi una Caserma della Guardia di Finanza ma i lavori, iniziati nel 1985, non furono mai terminati e lo stato di abbandono fu definito «un tumore nel cuore del rione». Nel 2007, il Ministero dell’Economia, il Demanio, la Regione, la Provincia e il Comune siglano un Protocollo d’intesa per il recupero degli edifici dismessi con finalità di pubblico interesse per attività collettive e socio culturali.
La recente notizia dell’affidamento dei lavori all’unico raggruppamento che si è presentato al bando di gara della Città metropolitana di Firenze, oggi proprietaria dell’immobile, è quindi di grande auspicio per il futuro di Sant’Orsola e dell’intero quartiere.
Il progetto si propone di trasformare il complesso in un centro di produzione creativa, aperto ed integrato con il quartiere. I progettisti hanno individuato un mix funzionale sostenibile che prevede: l’alta formazione musicale della Bocelli Accademy Music School (ca. 3640 mq); la Fondazione Bocelli; il Museo Monnalisa (1660 mq); la Creativity School (ca. 2280 mq) con spazi dedicati all’artigianato e alle arti; una foresteria (ca. 2440 mq), oltre ad un parcheggio interrato su tre livelli (ca.2140 mq) attrezzato con colonnine elettriche per il rifornimento di 50 auto. Il piano terra sarà permeabile e integrato con il tessuto urbano del quartiere, attraverso percorsi di connessione che tagliano l’isolato ed intercettano due chiostri ed un’ampia corte che si configura come una piazza urbana, su cui si affacciano spazi pubblici e servizi: una ludoteca, un ristorante, un bar e una libreria.
Il complesso, sottoposto a vincolo archeologico e monumentale, dovrà seguire le regole del restauro conservativo. Ci sono però interessanti margini progettuali individuabili nella riconfigurazione del fronte est della corte principale; ma la sfida più impegnativa, come sottolinea l’architetto Elio Di Franco, «sarà quella di rendere leggibili le diversi componenti edilizie del complesso attraverso una connotazione dello spazio che faciliti l’orientamento e, al tempo stesso, conferisca identità agli ambienti. Una progettazione quindi che dal livello urbano arriverà al dettaglio di design».
Committente: Città metropolitana di Firenze
Associazione di Imprese: PFP S.p.A. (mandataria), Almud Edizioni Musicali s.r.l., Sires S.p.A., Giulio Tanini S.p.A., Gervasi S.p.A., Procogen s.r.l., Gefat s.r.l., Tanzini Quintilio e figlio s.a.s, Sant’Ignazio s.r.l, BCH. s.r.l.
Progetto: Elio Di Franco, Giuseppe Brugellis, Pietro Giorgieri, Pierattelli Architetture
Importo dell’opera: 30 milioni
Stato di avanzamento dei lavori: Progetto funzionale per Variante urbanistica
Superfici: 17.000 mq
—
-
Ex ospedale militare San Gallo
—
Il complesso occupa un intero isolato, attualmente in stato di abbandono, tra via Cavour e via San Gallo, nei pressi di piazza della Libertà. Si tratta di un brano urbano, da sempre precluso ai cittadini e dal 2014 soggetto a tutela. Ha origine nel XII secolo come accorpamento di più immobili destinati a convento femminile e, successivamente, a conservatorio. Fu uno dei più ricchi monasteri della città che nel 1860, venne destinato ad ospedale militare. Il complesso, dopo essere entrato a far parte del patrimonio demaniale da valorizzare secondo quanto stabilito nel protocollo d’intesa sottoscritto dal Ministero della Difesa e dal Comune, è stato acquistato da Cdp Investimenti Sgr nel 2014 per conto del Fondo investimenti per la valorizzazione (Fiv). Il tavolo tecnico congiunto Demanio, Soprintendenza, Comune ha sottolineato il valore monumentale del complesso e richiesto quindi la necessità di attivare una procedura concorsuale per individuare le nuove destinazioni d’uso e le nuove connessioni urbane. A settembre 2016, il concorso, bandito da Cdp Investimenti Sgr, è stato vinto dal Gruppo, guidato da Fabrizio Rossi Prodi che così descrive le priorità culturali del progetto: «La morfologia del complesso delinea elementi resistenti lungo via San Gallo e un sistema di spazi nel tempo ri-articolati lungo via Cavour che nasce a metà Ottocento, resecando il delicato sistema morfologico e spaziale dei complessi monastici: un taglio di modernità che misura la distanza dalla città storica. L’idea progettuale interpreta il tema del “taglio” come occasione spaziale di riconnessione che permette di ritrovare corti e passages da restituire alla città, ma anche come strumento di misura della storia dei tessuti di questi luoghi a fronte della condizione attuale: il confronto ne esalta l’identità. Il progetto diventa quindi un sistema di riconnessioni spaziali (percorsi, corti, piazze) fra le vie Cavour e San Gallo, e un sistema fisico di tagli e nuovi volumi introdotti nelle maglie più sfibrate del complesso e paralleli a via Cavour: la loro modernità misura la distanza con la preesitenza e le restituisce valore, la loro materia è una riflessione su quanto li circonda».
Il progetto prevede quindi la restituzione alla cittadinanza dei chiostri interni tramite l’abbattimento di alcune parti del muro lungo via Cavour e la creazione di un nuovo collegamento tra via Cavour e via San Gallo. È inoltre determinante la possibilità di garantire un adeguato mix funzionale, prevedendo la trasformazione di una quota di superficie a destinazione turistico-ricettiva. È previsto infatti di destinare circa il 60% delle metrature ad un nuovo albergo, destinando il 30% al residenziale e il 10% al commerciale.
L’intero complesso è soggetto a vincolo monumentale e prima di poter procedere alla realizzazione del recupero è quindi necessaria una variante urbanistica, che, stando alle dichiarazioni dell’assessore all’urbanistica Giovanni Bettarini potrebbe arrivare entro un anno.
Committente: Cassa Depositi e Prestiti_Investimenti Sgr
Progetto di concorso:
Capogruppo: Fabrizio Rossi Prodi
Gruppo di progettazione:
Recupero e restauro: De Vita & Schulze
Pianificazione urbana: Silvia Viviani
Strutture e impiantisti: Tekne
Giovane professionista: Emiliano Diotaiuti
Importo dell’opera: 30 milioni
Stato di avanzamento lavori: Progetto funzionale per Variante urbanistica
Superficie: 16.000 mq
—
-
Ex Scuola di sanità militare Caserma Vittorio Veneto in Costa San Giorgio
—
Il complesso nasce dalla fusione di due antichi conventi, risalenti all’anno 1000, che si sviluppano intorno a due chiostri e s’inseriscono in un’area verde di oltre 3 ettari. Negli anni di Firenze Capitale, le due strutture vennero riunificate e destinate a Reggimento di Fanteria. Nel 1933, gli immobili furono trasformati per ospitare la Caserma Vittorio Veneto e la Scuola di applicazione di sanità militare che vi ha avuto sede fino al 1998.
Dopo anni di abbandono, l’intero complesso è stato acquistato dalla Ponte Vecchio Spa, società della famiglia di origine argentina Lowenstein, che ne ha affidato la gestione alla Marzocco Investment & Development, guidata dall’Architetto Emanuela Benedetti, per la valorizzazione di edifici di pregio storico ed architettonico e per la loro trasformazione in strutture turistico-ricettive. La società opera in Toscana già dal 2007, sulla Villa Medicea di Cafaggiolo in Mugello.
Come previsto dal Regolamento comunale, la trasformazione dell’e Caserma, sottoposta a vincolo ex D.Lgs. 42/2004, è stata avviata attraverso un concorso mirato all’acquisizione di un concept urbanistico. Tre i finalisti: Giorgio Macola, 5+1AA e Scietà cooperativa CAIRE, poi risultata vincitrice del bando. Il progetto costituisce quindi la base, non vincolante, per la proposta di Variante urbanistica per la definizione delle destinazioni d’uso del complesso che sarà trasformato in una struttura alberghiera di lusso con attività accessorie di supporto.
La complessità dell’intervento riguarda i diversi tipi di opere di restauro e risanamento conservativo, l’inserimento degli impianti e l’organizzazione dei collegamenti sia interni che con la città. Lo studio Marzocco è stato aperto all’interno del complesso proprio perchè, come commenta Benedetti, «Le operazioni di restauro in un complesso come questo, che si configura come un’architettura urbana complessa, dall’altissimo valore storico, saranno condotte attraverso un approccio di conoscenza e di dettaglio, per motivare le scelte progettuali in base alla comprensione della forma storica consolidata nel tempo e dell’identità dei luoghi, nel pieno rispetto dei criteri del restauro e risanamento conservativo, in modo da conciliare le nuove funzioni con l’organismo esistente». Si ipotizza un cantiere di 30 mesi con inaugurazione nel 2020. Questa delicata fase progettuale, propedeutica alla Variante, è supportata dalla consulenza di Silvia Viviani, presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica. Alla Variante verranno applicate le procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e quelle per l’adeguamento al Piano di Indirizzo Territoriale avente valore di Piano Paesaggistico Regionale.
Committente: Ponte Vecchio Spa
Progettista: Marzocco Investment & Development
Variante urbanistica: Silvia Viviani
Importo dell’opera: 160 milioni
Stato di avanzamento lavori: Progetto funzionale per Variante urbanistica
Superficie: 30.000 mq
—
-
Centro internazionale per le arti dello spettacolo “Franco Zeffirelli”
—
Il Centro raccoglie l’intero patrimonio di quasi settant’anni di carriera del maestro Zeffirelli; si articola su due piani con spazi per la Biblioteca (quasi 10.000 volumi), l’Archivio, il Museo e la didattica, oltre all’ampio oratorio. Lo straordinario fondo, dichiarato “di particolare interesse storico” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, comprende migliaia di documenti fra disegni, bozzetti, copioni e sceneggiature, oltre a una cospicua raccolta fotografica degli allestimenti di Zeffirelli nei principali teatri del mondo. Un copioso materiale che, per ciascun argomento, contempla epistolari e rassegne stampa, oltre ai programmi di sala, alle locandine e alla grafica pubblicitaria.
Un patrimonio artistico e culturale che trova oggi la sua sede ideale nel complesso dell’ex Tribunale di San Firenze, a pochi passi da Palazzo Vecchio. L’imponente palazzo in pietra forte è una delle poche testimonianze del barocco a Firenze. Realizzato nella seconda metà del Seicento come convento dei Padri Filippini, il complesso passa al Demanio negli anni di Firenze Capitale; è diventato poi sede del Tribunale fino al 2012, anno del trasferimento degli uffici nel nuovo Palazzo di Giustizia a Novoli.
Da convento a Ministero a Tribunale, è importante che il complesso torni oggi alla città e alla comunità internazionale con attività dedicate alla cultura, all’arte e alla ricerca. Il progetto funzionale prevede che il piano terra ospiti il bookshop, il guardaroba, il bar con il relativo locale preparazione/cucina, l’oratorio, le aule dedicate alla didattica, la biblioteca; al piano primo sono collocati gli uffici e il Museo che si articola attraverso i corridoi allestiti in sette ambienti comunicanti che si susseguono accanto alle undici sale culminando in un’ultima grande sala. Il percorso espositivo, suddiviso cronologicamente, adotta una sequenza tematica suddivisa in ‘Teatro di prosa’, ‘Opera in musica’ e ‘Cinema’.
Il progetto di restauro, come commentano i progettisti, gli architetti Marco G.L. Paolieri e Fabio Valelà «si sviluppa lungo due direttrici principali: la prima riguarda l’inserimento delle nuove funzioni con i necessari adeguamenti, l’altra il mantenimento dell’integrità storica della struttura. Lo scopo era quello di suddividere gli spazi mantenendo una separazione netta tra le varie destinazioni, tutte comunque sempre in simbiosi tra loro attraverso una fluidità nei percorsi, evitando sovrapposizioni e confusione. Usufruendo di due piani dell’edificio, terra e primo, riaprendo varchi, armonizzando gli spazi esistenti, inserendo le funzionalità necessarie in modo da ottimizzare accessibilità ed ergonomie».
Committente: Città Metropolitana di Firenze
Progetto: Marco G.L. Paolieri e Fabio Valelà
Importo dell’opera: 3 milioni
Superfici: ca. 3.100 mq
—
-
Polo fieristico della Fortezza da Basso
—
Progettata da Antonio da Sangallo il Giovane ed edificata con l’ausilio di Pier Francesco da Viterbo e Alessandro Vitelli, la Fortezza da Basso fu costruita nell’arco di un solo anno, tra il 1534 e il 1535. Oggi, la Fortezza e i suoi annessi (55.000 mq. di superficie coperta) insieme al Palazzo dei Congressi (con una capacità di circa 1.500 posti e un auditorium per 1.000 ospiti) e il Palazzo degli Affari (con una capacità complessiva di 1.800 persone) sono il cardine del sistema fieristico e congressuale della Toscana.
Il Piano di recupero elaborato per il complesso monumentale e l’ambito territoriale che lo circonda ha definito gli obiettivi degli interventi conservativi e di valorizzazione:
- Valorizzare e consolidare la funzione di polo espositivo e congressuale, caratterizzato dal suo ruolo nazionale nel settore della moda, dei tessuti e dell’artigianato.
- Consentire una nuova fruizione del bene alla città attraverso l’integrazione con il tessuto urbano e l’uso pubblico delle piazze e dei suoi spazi verdi.
Seguendo gli intenti del Piano di recupero, come sottolinea l’architetto Mario Pittalis che ha partecipato alla progettazione, «La proposta progettuale si basa su due grandi ambiti di azione e cioè, l’adeguamento qualitativo degli spazi espositivi ed il recupero del sistema originario delle mura attraverso la ricostruzione dei bastioni perduti e, soprattutto, il ripristino del camminamento di ronda. Con questa logica, il progetto definitivo affronta il recupero dei bastioni, ricostituendo quelli mancanti, destinando il volume interno all’uso fieristico e ricreando la continuità dei percorsi soprelevati, trasformati in una promenade nel verde. Questo permetterà di restaurare il sistema monumentale e di realizzare il primo parco urbano sopraelevato (oltre un chilometro e mezzo) della città.
Il sistema espositivo della Fortezza si organizzerà in due grandi settori funzionali. Il primo (lato ferrovia escluso il grande edificio dell’Opificio delle pietre dure) sarà basato sull’unificazione e riorganizzazione degli edifici settecenteschi, tramite l’inserimento di una ramificata pensilina trasparente. Questa porzione di fiera si espanderà, utilizzando il nuovo padiglione Bellavista, di ulteriori 7.600 mq, ai quali si aggiungeranno 1.100 mq ricavati nei volumi a completamento del bastione, arrivando ad un totale di 29.700 mq di superficie. Il secondo sistema sarà rappresentato dai nuovi padiglioni nei bastioni Imperiale, Strozzi e Cavaniglia, connessi con il padiglione Spadolini. Questo sarà possibile ristrutturando la sala d’arme del bastione Strozzi e ricostruendo il padiglione Cavaniglia per dotarlo di un tetto giardino praticabile raggiungibile con il riuso della scala interna alle mura». Come ribadisce Pittalis, «il progetto di recupero consentirà di raggiungere circa 78.000 mq di superficie fieristica coperta, rappresentando un’opportunità per la Toscana di applicare sistemi costruttivi e tecnologie innovative, in particolare nel nuovo padiglione Bellavista, che dovrà essere concepito e realizzato non solo come edificio ecosostenibile e digitalizzato ma anche morfologicamente flessibile per adattarsi alle più svariate opportunità del terzo millennio».
Committente: Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze
Progetto: Direzione servizi tecnici Comune di Firenze
Importo dell’opera: 140 milioni
Stato di avanzamento dei lavori: Progetto definitivo concluso nel dicembre 2016, progettazione primo lotto di intervento imperniato sul recupero del padiglione Spadolini, il nuovo padiglione Cavaniglia e le nuove centrali (60 milioni) in corso.
Superfici: lotto circa 90.000, perimetro mura 1,5 km, nuova fiera circa 78.000 mq di cui nuovi edifici per circa 20.000 mq
—
-
Ex Cassa di risparmio
È stato recentemente approvato l’avvio del procedimento della Variante urbanistica, primo atto formale di un intervento che ha come obiettivo la trasformazione del complesso immobiliare ex Cassa di risparmio di via Bufalini, nel centro città. La vecchia sede bancaria è stata acquistata, insieme ad un pacchetto di altri palazzi, dal fondo Colony Capital, che fa riferimento all’immobiliarista statunitense Tom Barrack. Il complesso, parzialmente abbandonato dopo la dismissione da parte della banca e il trasferimento della sede dal centro cittadino a Novoli, sarà rigenerato da un mix di funzioni che valorizzeranno l’isolato e consentiranno la riqualificazione dell’area di piazza Brunelleschi, a cui verranno devoluti parte degli oneri della convenzione. Il progetto è a cura di Genius Loci Architettura, studio con sedi a Firenze e Milano che già si occupa di altri recuperi di palazzi in città.
7. Ex Teatro comunale
—
Parte dello sviluppo ottocentesco di Firenze capitale, occupa un isolato in un elegante quartiere ai margini del centro storico, tra Porta al Prato, il parco delle Cascine e il lungarno Amerigo Vespucci, sulla riva destra dell’Arno. Il Comunale è stato per oltre un secolo il teatro più importante della città fino a quando si è inaugurato il nuovo Teatro dell’Opera nell’area in prossimità dell’ex stazione Leopolda, a firma dello studio romano ABDR.
La proprietà è attualmente di Nikila Invest, che ha acquistato gli immobili per 25 milioni dalla Cassa Depositi e Prestiti che a sua volta lo aveva rilevato da Palazzo Vecchio per 23 milioni a fine 2013. Il blocco d’angolo che accoglieva il vecchio teatro è stato quindi oggetto di Piano di recupero, che in coerenza con il piano strutturale prevede due prescrizioni e cioè: la superficie utile lorda non potrà superare i 19.000 mq e il volume che sostituirà l’attuale torre scenica non dovrà avere altezza in gronda superiore a quella esistente (ca. 30 metri).
Il progetto dello studio Archea, guidato da Marco Casamonti, prevede di frazionare il complesso in blocchi di diversa altezza collegati da un tessuto di percorsi e corti interne. I nuovi fabbricati conterranno appartamenti di tagli diversi: dai bilocali ad uso turistico, agli attici per super ricchi con vista spettacolare sulla città che si collocano alla massima altezza del preesistente volume della torre scenica. Oltre alla residenza, la trasformazione prevede spazi commerciali e parcheggi interrati. Una trasformazione che si traduce in un’operazione immobiliare di alta qualità.
Committente: Nikila Invest
Progetto: Archea
Stato di avanzamento lavori: piano attuativo
Superficie: 19.000 mq
—
8. Nuovo stadio e piano Mercafir
—
La realizzazione del nuovo stadio e della cittadella Viola è legata al destino della Mercafir, cioè all’individuazione della nuova sede del Mercato ortofrutticolo di Novoli.
La ricollocazione dei Mercati generali in area adeguata, che il Consiglio comunale si è impegnato a definire entro la fine del 2017, consentirà infatti di liberare i 48 ettari di terreno e concludere gli accordi per il nuovo stadio. Si potrà così procedere ad innervare l’area con nuovi collegamenti che consentiranno di raggiungere lo stadio in auto, treno, tramvia, bicicletta. Oltre alla realizzazione del nuovo aeroporto, sono previste infatti nuove piste ciclabili, due stazioni (in viale Guidoni e a Castello) ed il completamento della tramvia già in fase di realizzazione.
Il nuovo stadio è quindi un progetto urbanistico di ampio respiro che può rappresentare una grande opportunità per la periferia nord della città. Lo scorso 10 marzo, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio la società, rappresentata da Andrea Della Valle e Mario Cognigni, insieme al sindaco Dario Nardella, hanno presentato ufficialmente il progetto del nuovo stadio. Presente all’evento, anche il Ministro dello sport Luca Lotti.
Il progetto, al centro dell’area Mercafir, sarà realizzato su una piattaforma per non disturbare la falda acquifera e per rispettare le misure di sicurezza in merito a rischio alluvioni. Sarà un impianto da 40.000 posti al coperto sistemati su due anelli e che ricorda all’interno il Matmut-Atlantique di Bordeaux, mentre l’esterno è quasi identico a quello dell’Allianz Arena di Monaco, ma illuminato di viola. Sul lato est si troveranno 70.000 mq di outlet, ristornati e negozi, mentre sul lato di viale Guidoni sono previsti gli alberghi e su quello verso l’aeroporto, i parcheggi nel verde. Il rivestimento dello stadio è in pannelli in alluminio perforato, permeabile alla luce naturale, la copertura è prevista in tessuto membrana ETFE, sostenuto da una struttura reticolare leggera. Se entro l’anno verranno presentati il progetto esecutivo per la Cittadella viola e la variante al Piano urbanistico di Castello, si potrebbe arrivare alla posa della prima pietra per l’inizio del 2020.
Il sindaco ha espresso anche un commento sul destino del “vecchio” Artemio Franchi, affermando che «uno stadio in una zona così densa non ha senso, va ripensato il ruolo di monumento alla luce di nuove funzioni che devono essere sempre sportive ma diverse, e legate ai grandi eventi, non solo musicali».
Stadio
Progetto: Studio Alberto Rolla
Ingegneria: Arup
I numeri dello stadio:
40.00 spettatori
700 posti coperti per parcheggio auto
100 punti ricarica per auto elettrica
1.000 posti per biciclette
Area Mercafir
Superficie: 48 ettari
Funzioni: commerciale ca.70.000 mq; turistico ricettivo ca.10.000 mq, parcheggi
Valore stimato dell’operazione: 450 milioni (di cui 130 per lo stadio)
—
—
L’inchiesta
a cura di Cristina Donati—Introduzione
Ritratti di città. Firenze dai Medici al neoliberismo in tempo di crisi
Interviste
Dario Nardella: i miei primi mille giorni da sindaco di Firenze
Giovanni Bettarini (assessore all’Urbanistica): così non svendiamo Firenze
Eike Schmidt (direttore): il futuro degli Uffizi tra tutela e valorizzazione
Una domanda a
Fabrizio Rossi Prodi (Ordinario di progettazione urbana e architettonica; Fondatore Rossi Prodi associati): Architettura contemporanea prêt-à-porter
Francesco Gurrieri (Ordinario di restauro dei monumenti; Presidente della Classe di Architettura dell’Accademia delle Arti del Disegno): Città e Università, un unum del futuro
Gabriele Del Mese (Fondatore Arup-Italia e progettista TAV Firenze): Alta velocità: quale avvenire?
I progetti
Firenze, le grandi opere a “volumi zero” in otto cantieri (sulla carta)
About Author
Tag
firenze , ritratti di città: firenze
Last modified: 27 Settembre 2017