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Cristina FiordimelaWritten by: Progetti

Quel maledetto binario 21

Quel maledetto binario 21

MILANO. Il 26 e 27 gennaio il Memoriale della Shoah ha dischiuso le porte alla città. Sono trascorsi 70 anni da quando Liliana Segre è salita sul convoglio che dalla stazione centrale trasporta centinaia di deportati ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau, Bergen-Belsen o a quelli di raccolta e smistamento italiani, a Fossoli e a Bolzano. È il 30 gennaio 1944, Liliana ha 13 anni, è stipata insieme a suo padre in un vagone merci, come quelli che fino al 1943 partivano da qui carichi di pacchi postali. Con i Segre ci sono tante persone, 605 ebrei deportati di cui solo 22 faranno ritorno. Il racconto di Liliana, sopravvissuta, si intreccia alle storie dei molti dissidenti politici deportati a Mauthausen. Negli anni prende corpo la dimensione di una narrazione corale e condivisa, che nel 2000 trova in quell’area, dentro alla stazione centrale, la collocazione simbolica e concreta per il progetto di un memoriale della Shoah, sostenuto dall’omonima Fondazione che riunisce Associazione figli della Shoah, Comunità ebraica di Milano, Fondazione Centro documentazione ebraica contemporanea, Unione delle comunità ebraiche italiane, Comunità di Sant’Egidio, Regione Lombardia, Comune di Milano, Ferrovie dello Stato italiane.
Lo spazio del Memoriale occupa un’area di 7.000 mq, di cui 6.000 mq occupano uno spazio che affaccia su via Ferrante Aporti, posto al di sotto del piano dei binari – sopraelevato di circa 7 m rispetto alla quota del marciapiede. Nucleo centrale del progetto museografico, messo a punto dai milanesi Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati, è il Laboratorio della memoria, attrezzato con un centro studi che comprende una biblioteca di circa 40.000 volumi, una mediateca, un auditorium di 200 posti, spazi per mostre temporanee e atelier pedagogici, e la Sala dei memoriali, ossia un luogo dedicato alla messa in rete di istituzioni museali sulla Shoah disseminate oltre frontiera. L’esperienza museale si snoda attraversando diversi livelli di lettura che pongono l’accento sul duplice registro della conversione museale dell’area, restituita alla comunità come luogo per la conoscenza e la memoria dello sterminio nazifascista e nel contempo “reperto” architettonico e ingegneristico della storia della città. Il primo progetto preliminare dell’opera (inerente un’area meno estesa dell’attuale) risale al 2004, mentre l’avvio del cantiere è del 2009 e un’inaugurazione provvisoria si è registrata l’anno scorso. Quest’anno il cantiere è stato aperto al pubblico in occasione del Giorno della Memoria, mentre i tempi di conclusione dei lavori dipendono dal reperimento dei fondi ancora mancanti.
Per informazioni e visite: www.memorialeshoah.it

Autore

  • Cristina Fiordimela

    Architetta museografa, docente al Politecnico di Milano. Insegna architettura degli interni, exhibition design e si relaziona con le arti contemporanee (commons), di cui scrive su riviste specializzate italiane e internazionali. La museografia è il filo rosso che attraversa sia l’impegno teorico, sia la progettazione e la messa in opera di allestimenti che riguardano le intersezioni sensibili all’arte, alla scienza e alla filosofia, in sinergia con enti universitari, musei e istituti di ricerca. L’indagine su media art come dispositivi di produzione artistica in commoning è l’ambito di studio e di sperimentazione delle attività più recenti, da cui prende corpo con Freddy Paul Grunert, Lepetitemasculin, dialogo nello spazio perso, iniziato al Lake County, San Francisco

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Last modified: 11 Gennaio 2019