Siamo abituati a vedere pubblicati libri sullarchitettura e lurbanistica degli anni del fascismo, ma che un lavoro di sintesi di oltre 500 pagine, solidamente documentato e splendidamente illustrato, appaia in tedesco è forse un fatto meno usuale. Städtebau für Mussolini offre una prospettiva in parte inedita sul panorama del ventennio e sinserisce in un più ampio filone di ricerca che indaga il controverso legame tra architettura, urbanistica e dittature del xx secolo.
Il curatore del volume, Harald Bodenschatz, sociologo di formazione, è un polemista e studioso prolifico che ha firmato libri fondamentali sulla Berlino del Novecento ma che vanta anche una lunga consuetudine con lItalia, iniziata negli anni settanta con alcuni studi su Bologna. Per Städtebau für Mussolini si è avvalso dei contributi di esperti quali Ursula von Pelz e Uwe Altrock e di giovani ricercatori come Lorenz Kirchner e la storica dellarte Daniela Spiegel, coautrice di gran parte dei testi.
Il tema del libro, ovvero lo studio dellarchitettura come passaggio essenziale per comprendere le ideologie e le
strategie politiche del fascismo, è molto vicino a quello di alcune delle ricerche italiane più interessanti
degli ultimi anni, come Fascismo di pietra di Emilio Gentile (2007) o Mussolini architetto di Paolo Nicoloso (2008).
La ricerca diretta da Bodenschatz si confronta con questi lavori e al tempo stesso rappresenta un invito ad allargare il quadro geografico della riflessione e a riprendere un confronto con ciò che nello stesso periodo accadeva fuori dai confini italiani, in particolare nella Germania nazista e nella Russia sovietica, già oggetto di una monografia curata da Bodenschatz per leditore Braun (2004). Viene così proposta una lettura molto «europea» del senso delle esperienze progettuali del fascismo, mentre trovano minore eco gli scambi con altri ambiti politici e geografici, in primo luogo gli Stati Uniti di Franklin D. Roosevelt.
Una caratteristica peculiare del volume è la scala dosservazione proposta: calibrata sul progetto della città o di sue parti. Lo Städtebau del titolo fissa loggetto di studio a una dimensione urbana e territoriale, ma la sua accezione si tiene allinterno di una pratica progettuale che si misura soprattutto con gli elementi essenziali della città: la strada, la piazza, il parco, il quartiere. Unimpostazione che sembra piuttosto adatta alla lettura di progetti dintento fortemente rappresentativo: lipotesi di fondo è che gli ordini impartiti dal «centro» simprimano e si rivelino al massimo grado proprio in questa scala intermedia, di cui il singolo edificio diviene una variabile dipendente. Le dispute su stili e linguaggi passano in secondo piano, mentre emergono altri temi: dagli sventramenti alla politica abitativa del regime, di cui il quartiere della Garbatella è lesempio più apprezzato e analizzato con maggior cura.
Nonostante tocchi una grande varietà di questioni, il volume si concentra soprattutto proprio sul caso di Roma e sulle molte città nuove costruite in Italia e nelle colonie. Questo taglio ha forse lo svantaggio di presentare lurbanistica fascista come un fenomeno più centralizzato di quanto non sia stato, lasciando in ombra alcune esperienze condotte in luoghi più periferici (per esempio il piano per la Valle dAosta) e quel carattere diffuso delle politiche di costruzione dinfrastrutture, edifici pubblici o servizi che fu uno degli aspetti più peculiari del ventennio. Ma ha anche il merito di leggere lesperienza italiana alla luce di una questione di grande importanza per molti paesi europei: la trasformazione delle grandi città capitali nelletà dei totalitarismi. Proprio la parte su Roma è a tal punto consistente per dimensioni e per impegno che il libro può essere considerato la più ampia sintesi oggi disponibile sulla storia della capitale negli anni di Mussolini.
Harald Bodenschatz (a cura di), Städtebau für Mussolini. Auf der Suche nach der neuen Stadt im faschistischen Italien, DOM Publishers, Berlino 2011, pp. 520, euro 98, 630 immagini