Bruxelles. Nel 2006, dopo una lunga carriera, Paulo Mendes da Rocha (1928) ha finalmente ricevuto il riconoscimento internazionale vincendo il premio Pritzker. Eppure la maggior parte dei suoi progetti si trova solo in Brasile. Forse le contraddizioni e i cambiamenti imprevisti sono i concetti chiave con cui descrivere le sue opere e la sua vita, raccontate in questa prima mostra monografica organizzata in occasione di Europalia Brasil, che offre nuove prospettive sullarchitettura brasiliana e permette di entrare in contatto con la straordinaria evoluzione di un uomo e di un paese un tempo in via di sviluppo. La sua storia professionale corre infatti parallela alle turbolenze politiche brasiliane. Da giovane rivoluzionario, Mendes da Rocha è diventato una voce autorevole a livello mondiale. Nel 1969 il governo militare lo privò dei diritti politici e nel corso degli anni settanta ne ostacolò la carriera di docente. Nel 1980 fu riabilitato e riprese linsegnamento. Dopo quel periodo, nei suoi lavori è evidente unintrigante evoluzione.
La mostra, curata da Alfredo Britto e Pedro Evora, non segue criteri cronologici o tematici ma ruota intorno a una quindicina di progetti, selezionati fra realizzati e non, presentati attraverso foto, plastici, disegni e una videointervista, in un discreto e anonimo allestimento di Neno del Castillo, Manuela de Lorenzo, Amanda Bonan, Lia Baron. Partendo dal suo primo edificio pubblico del 1958 (la palestra del Club atletico paulista) e passando per la sua casa, sempre a San Paolo del Brasile, del 1964, un sublime esercizio di brutalismo, si arriva ai grandi progetti urbani come lo studio per le Olimpiadi di Parigi del 2000. Al centro dei suoi lavori cè la cura per la qualità della vita urbana. Come altrove, anche le metropoli brasiliane devono affrontare la sfida della segregazione sociale. A tale riguardo la delusione dellarchitetto nei confronti delle limitazioni imposte alla natura pubblica del Club atletico è eloquente: laccesso è stato chiuso per motivi di sicurezza.
Nello sforzo continuo di tutelare la vivacità della vita cittadina, da Rocha applica tecniche edilizie caratteristiche. Esemplari sono le innovazioni che combinano economia e poesia. Il Padiglione del Brasile progettato per lEsposizione universale di Osaka (1970) è una grande struttura sospesa in cemento che consente la libera circolazione a livello stradale. In generale, la sua architettura è contraddistinta dal predominio dei dettagli e dalla ricerca di materiali specifici «pratici», come il vetro e il cemento. La casa Gerassi a San Paolo (1988) rende omaggio alla semplicità e allefficienza delle tecniche del prefabbricato; durante il breve cantiere labitazione è oggetto di polemiche da parte dei vicini, che rifiutano lidea delle strutture industriali in un quartiere residenziale. Pian piano da Rocha ottiene incarichi pubblici più complessi, come il Museo nazionale dei trasporti a Lisbona e la piazza del San Paolo University Museum, entrambi in fase di realizzazione. La Pinacoteca dello stato di San Paolo (1993) gli ha fruttato nel 2000 il premio Mies van der Rohe per larchitettura latinoamericana. Qui larchitetto dimostra anche la capacità di trasformare le strutture esistenti. Laccurato inserimento di alcuni segni nelledificio neoclassico altera profondamente la struttura, la circolazione e latmosfera. Pur non essendo uno dei suoi lavori più usuali, è stato proprio questo progetto ad assicurargli la fama internazionale. LIstituto tecnologico Vale a Belém (2010), una struttura sospesa di acciaio sul Rio delle Amazzoni circondata dalla foresta, testimonia la crescente tensione fra lideale di tutelare un ambiente inviolato e la necessità di sfruttare delle risorse naturali.
Si può forse affermare che i lavori e la carriera di da Rocha enfatizzino la forza dellarchitettura nel dar forma alle aspirazioni umane. Eppure talvolta la realtà delledificio contraddice in maniera inaspettata quelle stesse aspirazioni.
«Paulo Mendes da Rocha», Bozar, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, fino al 15 gennaio
Articoli recenti
- Siza, le altre, gli altri: tra interviste e omaggi 26 Febbraio 2025
- Spazio pubblico, la formula messicana 26 Febbraio 2025
- Case, cose, chiese: carismi universali e microstorie di riuso 25 Febbraio 2025
- Città del Messico, la comunità che costruisce e cura i suoi presidi 22 Febbraio 2025
- Immeuble Molitor, se il restauro di Corbu è troppo grigio 19 Febbraio 2025
- Bologna, in Montagnola spunta Filla: nuova foglia in cerca di linfa 19 Febbraio 2025
- Parigi si muove sottoterra: Villejuif e la stazione di Perrault 17 Febbraio 2025
- Le nature interiori di Villa Savoye 15 Febbraio 2025
- Architettura e qualità? In Francia hanno un’idea (e ora una strategia) 14 Febbraio 2025
- La Biennale di Carlo Ratti: Installazione? No, necessaria sperimentazione 12 Febbraio 2025
- L’Archintruso. Ecco il vero piano MAGA: Make Architecture Great Again 12 Febbraio 2025
- Intelligens, l’architettura dell’adattamento sbarca a Venezia 11 Febbraio 2025
- Un quartiere virale: Seul, lo stile Gangnam 10 Febbraio 2025
- Gilles Perraudin, l’arte dei fondamenti in architettura 8 Febbraio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata