RODEZ (FRANCIA). Il progetto per il museo dedicato a Pierre Soulages, firmato dallo studio catalano RCR Aranda Pigem Vilalta Arquitectes e da Gilles Trégouët, con la collaborazione di Passelac et Roques Architectes, è il tema affrontato dalla mostra «Pierre Soulages en son musée», visibile fino al 31 gennaio alla Cité de lArchitecture di Parigi.
Come recita il titolo dellesposizione, loriginalità del progetto consiste nella partecipazione dellartista allideazione del museo, qui resa ancora più interessante dal sodalizio tra arte e architettura che attraversa lopera di Soulages. «La costruzione del percorso», osserva Benoît Decron, conservatore del futuro Museo Soulages a Rodez, «è permeata dalla dimensione sperimentale del progetto, espressa nellordinamento e nellinstallazione delle opere, organizzate in modo da svelarne il processo creativo, sintetizzato dallo stesso Soulages con il motto Compongo ciò che cerco. Ricerca, scoperta, esercizio dellarte manuale conformano lopera di Soulages e nel museo sono le parole-chiave del percorso espositivo, articolato dalla concatenazione di sale dalle diverse volumetrie, a seconda che vi siano esposte opere di grafica, dipinti o studi preparatori, cartoni e maquettes di murales, vetrate, stucchi».
Il complesso, la cui apertura è prevista per fine 2012, è costituito da una sequenza di parallelepipedi ortogonali alla direttrice che collega il nucleo storico di Rodez con i nuovi quartieri. I volumi sono disposti in modo da sfruttare lorografia del sito, caratterizzata da una pendenza graduale tra la città antica e le nuove edificazioni. Il museo è parte attiva di un progetto di riqualificazione urbana e del paesaggio. «La composizione volumetrica», spiega Gilles Trégouët «è rilegata da uno zoccolo più basso con aperture che enfatizzano lo sviluppo ascensionale del panorama, a cui fanno da contrappunto gli aggetti e le trasparenze rivolte verso il parco e il territorio suburbano». Il linguaggio formale dellarchitettura interpreta al contempo larte di Soulages, pittore del nero e della luce. «Nel 1979», ricorda il novantenne Soulages, «ho esplorato attraverso il nero un nuovo spazio, quello della pittura davanti alla tela. Non è più il nero a far vivere la tela, ma il riflesso della luce sulle superfici nere». Gli architetti assemblano i corpi di fabbrica seguendo il pensiero dellartista, attuando una modulazione della luce tra oscurità, ombra e chiarore. La tensione tra bianco e nero si manifesta anche nei contrasti tra lucido e opaco delle variazioni materiche: cemento armato e acciaio per la struttura portante, Cor-ten pieno o traforato e vetro per le facciate, acciaio decapato, inossidabile spazzolato o verniciato nero per gli interni. La luce stabilisce i rapporti volumetrici allesterno come allinterno, dove lintensità luministica è precisata dalla tipologia delle opere esposte. Lallestimento, affidato ai museografi e ancora in fase progettuale, restituisce il gesto dellartista e il suo modo di presentare le opere: elementi spaziali sospesi a un sistema flessibile di cavi dacciaio.
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