Visit Sponsor

Cristina FiordimelaWritten by: Progetti

Architetture nuove, città antiche sotto la luce fiamminga

Leuven (Belgio). L’apertura del museo «M», il 20 settembre, amplifica la vocazione culturale di questa cittadina fiamminga che, a pochi chilometri da Bruxelles, era conosciuta e apprezzata già dal XVI secolo per la qualità degli istituti universitari. Il nuovo complesso museale, progettato da Stéphane Beel – che si era aggiudicato il concorso bandito nel 2004 – amplia e rinnova il museo civico Vander Kelen-Mertens, allestito in un edificio ottocentesco, già dimora del borgomastro.
Sale espositive, caffetteria, art shop, laboratori didattici, auditorium, residenza per artisti e giardino sono i servizi annessi al vecchio museo, che diventa una porzione del nuovo «M», dove le arti del passato dialogano con l’arte contemporanea. All’ampliamento del museo, di circa 13.500 mq di cui 6.000 per l’esposizione, è sotteso un programma museologico mirato alla creazione di un centro per l’arte contemporanea che innova l’identità originaria del sito con l’esposizione di artisti del passato, come manifestano le mostre inaugurali dedicate alle «passioni» quattrocentesche di Rogier van der Weyden e alle opere di Jan Vercruysse, che ha realizzato un lavoro in situ. Per Beel l’estensione del museo è l’occasione per ridisegnare un brano del centro storico, ordinando, attraverso la composizione di rapporti volumetrici, percorsi e prospettive ottiche, l’eterogeneità dei caratteri morfologici del tessuto urbano esistente. La dimora storica, il vecchio conservatorio, il frontone classico, un albero secolare, le superfici laterizie degli edifici sono le preesistenze da cui prende avvio il progetto di Beel: l’aggregazione di due corpi dal linguaggio minimale disposti in modo da cir coscrivere il lotto e ottenere una dislocazione dei percorsi che possa garantire libertà d’azione ai curatori nell’accogliere le diverse espressioni dell’arte contemporanea. Le linee pure dei volumi, raffinate dal travertino, sono interrotte da grandi aperture, elevazioni e aggetti che assolvono la duplice funzione di segnale del sito museale e osservatorio sulla città in direzione di luoghi notevoli. L’ingresso avviene trionfalmente dal frontone classico da cui si può accedere al museo o al giardino, un luogo di incontro informale, ideato per essere vissuto spontaneamente dai numerosi studenti che abitano Leuven. Un tenue gioco di dislivelli offre scorci e scenari inattesi, riprendendo l’effetto della concatenazione di spazi di attraversamento, tipici dell’antico impianto urbanistico. L’incontro tra il passato e la contemporaneità scaturisce dalla tensione formale delle architetture, ravvicinate da cannocchiali vetrati, senza che queste ultime prendano il sopravvento sulle più antiche. Questo rapporto di reciproco rispetto e interdipendenza compositiva tra vecchio e nuovo contraddistingue la progettazione di Beel, dal Central Museum di Utrecht ai successivi interventi di ampliamento del Museum Roger Raveel a Machelen e della Rubens House ad Anversa. Lontano dalle ridondanze linguistiche delle architetture autocelebrative, i tratti decisi ed essenziali delle sue composizioni interpretano l’identità del museo contemporaneo quale elemento di connessione urbana e sono un riferimento nel rinnovamento di complessi museali esistenti, a cui l’architetto belga aggiungerà un nuovo tassello come membro dell’équipe multidisciplinare che fino al 2013 sarà impegnata nel restauro, riallestimento ed espansione del Mrac (Musée royal d’Afrique centrale) a Bruxelles.

Autore

  • Cristina Fiordimela

    Architetta museografa, docente al Politecnico di Milano. Insegna architettura degli interni, exhibition design e si relaziona con le arti contemporanee (commons), di cui scrive su riviste specializzate italiane e internazionali. La museografia è il filo rosso che attraversa sia l’impegno teorico, sia la progettazione e la messa in opera di allestimenti che riguardano le intersezioni sensibili all’arte, alla scienza e alla filosofia, in sinergia con enti universitari, musei e istituti di ricerca. L’indagine su media art come dispositivi di produzione artistica in commoning è l’ambito di studio e di sperimentazione delle attività più recenti, da cui prende corpo con Freddy Paul Grunert, Lepetitemasculin, dialogo nello spazio perso, iniziato al Lake County, San Francisco

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 63 times, 1 visits today)
Share
Last modified: 17 Luglio 2015