Per l’uso dell’Intelligenza artificiale e i contenuti, il video sulla trasformazione della Striscia in resort si meriterebbe la Biennale di Carlo Ratti
I lettori affezionati sapranno che il sottoscritto sta all’Intelligenza artificiale come Reinhold Messner, immagino, stia all’uncinetto. Tuttavia, è da ritenersi degno di nota il video postato in rete dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, generato per mezzo dell’Intelligenza artificiale e pubblicato il 26 febbraio sul suo social network Truth, inerente al futuro della Striscia di Gaza come resort turistico upper class.
I lettori affezionati penseranno che qualsiasi commento in proposito equivarrebbe a sparare sulla Croce Rossa, eppure qualche considerazione vale la pena spenderla.
Innanzi tutto nel metodo. Fino a ieri, la realizzazione di un simile prodotto avrebbe richiesto settimane di febbrile lavoro da parte di videomaker, grafici, renderisti, architetti, pianificatori, sociologi, antropologi, sceneggiatori e scenografi, guidati da un brief scaturito da un summit tra il presidente statunitense e un pool di eccelsi creativi di tendenza che ne avrebbero tradotto gli input: da Quentin Tarantino a Donatella Versace, da Chiara Ferragni a Khaby Lame. Per non parlare dell’altro ieri, dove in prima persona un Bernini doveva cimentarsi nel disegno del nuovo Louvre per Luigi XIV, o un Boris Iofan nella concezione del Palazzo dei Soviet, o un Albert Speer nella predisposizione dei piani per la Berlino di Adolf Hitler.
Ora, il «tutto e subito» garantito dall’Intelligenza artificiale azzera qualsiasi ponderazione, ovvero il momento in cui si valuta il passaggio delle idee dagli stimoli alla «realtà». Momento in cui, magari, anche il più sgamato scagnozzo al soldo del committente una qualche domanda di liceità e una parvenza di questione etica se le sarebbe poste, anche solo per mettersele poi via un istante dopo. La mitica «neutralità della tecnica» è invece perfetta per il nostro The Donald, per il quale i vocaboli «pudore» e «scrupolo» non trovano posto nel dizionario.
Pensando alle visioni, inoltre, siamo sempre più persuasi che la realtà superi sempre la fantasia: nessuna fiction aveva previsto l’attentato alle Torri gemelle, o il Covid, giusto per fare due esempi. Ora, la visione scaturita dall’Intelligenza artificiale garantisce la mirabile fusione di quei due mondi, rendendo verosimile l’immaginazione, che viene restituita avulsa da qualsiasi tono epico, onirico, drammatico o sarcastico che le avrebbe invece conferito la fiction.
Venendo poi rapidamente al merito, ovvero ai contenuti del formidabile video su Gaza, lasciateci dire che è tutto meraviglioso, e che vorremmo così ogni angolo del pianeta, aree interne comprese. Ci piace tutto: il monumentale asse del sunset boulevard punteggiato di palme, i grattacieli, le ballerine, i cocktail e gli snack sulla spiaggia e, soprattutto, le auree icone del presidente – a metà tra le statue dei despoti che indicano la via al popolo, la statuetta degli Oscar e i porcellini salvadanaio.
E, vista la carenza di precipitazioni ordinarie, la desertificazione e il climate change, ci convince anche la tanto avversata pioggia di dollari. Un appunto, però, ci sia consentito di muoverlo. La colonna sonora è assolutamente scontata. Avremmo apprezzato una versione inglese di Caparezza: «Siamo fuori dal tunnel-l-l-l…».
Infine, un accorato appello a Carlo Ratti. Di accogliere last minute Trump tra gli invitati alla sua imminente Biennale: visto il tema della 19. Mostra internazionale di architettura (Intelligens. Natural. Artificial. Collective) e l’approccio smart del guru del MIT di Boston, per l’affinità d’intenti, il tycoon se lo merita.
Gli dia una wild card per Venezia, please!
Buone visioni (artificiali) a tutte e tutti!
P.S. Si certifica che questo testo è ChatGPT free. Non l’immagine di copertina, con due dei frame diffusi via social da Donald Trump
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AI , Biennale , gaza , intelligenza artificiale , Trump
Last modified: 1 Marzo 2025