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Silvia VivianiWritten by: Forum

Un impegno continuativo e tre passi contro le macerie

Un impegno continuativo e tre passi contro le macerie

Nelle parole della presidentessa Silvia Viviani, il contributo di ampio respiro dell’Istituto Nazionale di Urbanistica al Progetto “Casa Italia”, oltre la contingenza legata al recente sisma

 

All’appello del Governo, l’INU risponde con un impegno continuativo e tre passi contro le macerie, confermando la volontà di mettere in opera il “Progetto Paese”, esito dei propri lavori congressuali (Cagliari, aprile 2016).

Nel seguire le vicende urbanistiche italiane, abbiamo sempre dato attenzione ai rischi, alle calamità e alle ricostruzioni che hanno storicamente condizionato i territori e le popolazioni, considerando il contributo alla prevenzione da parte della pianificazione uno degli strumenti a disposizione del governo pubblico – non l’unico ma imprescindibile – per tutelare il sistema policentrico urbano, manutenere e valorizzare il patrimonio culturale e sociale, conservare i valori identitari locali e duraturi come potenziali di sviluppo, produrre reddito e occupazione, incrementare capitale sociale.

È più che mai necessario adeguare il modo di affrontare il governo del territorio al cambiamento di prospettive e alle mutate condizioni sociali e climatiche. Il programma di rigenerazione delle tante e diverse, grandi e piccole città italiane è un’attività che ha ricadute operative sul piano etico e su quello concreto della sostenibilità complessiva delle trasformazioni territoriali e urbane. Per garantire i diritti alla sicurezza, azioni di governo pubblico e interventi privati devono essere sorretti da conoscenza e risorse spendibili, solidali nella consapevolezza delle fragilità e nella pratica della prevenzione. Le esperienze dimostrano che gli ostacoli per il successo della riqualificazione urbana attengono a carente progettualità della sfera pubblica, alla scarsa capacità di spendere le risorse disponibili, alla farraginosità delle procedure, a un complicato quadro normativo e alla tendenza alla settorializzazione.

In questo scenario, la ricostruzione e la prevenzione devono essere considerate unitariamente nelle politiche urbane nazionali dedicate alla rigenerazione, in una comune intenzione di agire nelle nostre città per renderle più belle, accoglienti, sicure e dense di opportunità.

La visione strategica complessiva è attuabile tramite progettazione integrata urbana sostenibile, che comprende partecipazione civica, partenariato pubblico-privato, raccordo con gli strumenti di programmazione degli enti beneficiari e sinergie fra fondi disponibili, anche utilizzando mappe, telai e rappresentazioni meta-progettuali che guardano contemporaneamente a risorse ambientali, qualità architettonica, welfare sociale e innovazioni tecnologiche. Condizioni essenziali sono la collaborazione fra saperi esperti, la formazione, la cooperazione fra istituzioni, la responsabilizzazione attiva delle comunità, un approccio lungimirante. Occorre mettere a sistema le conoscenze a disposizione e quelle producibili, far convergere progetti che utilizzano differenti fondi di finanziamento, rendere ordinarie le verifiche di fattibilità degli interventi e le metodologie di valutazione e monitoraggio in grado di garantire efficienza ed efficacia in tutte le fasi, dal progetto alla gestione.

Si può avviare un processo che permetta alle città italiane di dotarsi di idee sostenute da concretezza, per costituire un parco progetti maturo e valido per tutte le opzioni (ordinarie e straordinarie) di programmazione economica. A ciò serve sperimentare innovazioni strutturali in urbanistica, per realizzare misure materiali e immateriali di trasformazione sostenibile: nuovi standard per garantire sicurezza idraulica e sismica, bonifiche e prestazioni eco-sistemiche dei suoli; riqualificazione energetica estesa ad ambiti urbani; adeguamento delle opere di urbanizzazione alla pressione dei cambiamenti climatici; riconversione ecologica degli spazi non costruiti.

In luogo della rincorsa ai finanziamenti con progetti parziali e già pronti – perciò spesso già vecchi -, il cambiamento auspicato porta al centro dell’investimento tecnico e istituzionale lo studio di fattibilità al contempo urbanistico, finanziario e amministrativo, nel quale sono integrati i parametri della qualità sociale ed economica degli interventi: uno strumento che permette di misurare la capacità di allocare risorse e praticare la cooperazione. Si svilupperebbe una filiera corta anche in campo urbanistico, basata su approcci multiscalari, metodi multidisciplinari e pratiche multiattoriali, patti e accordi incardinati in piani e progetti, anche per rinnovare il passaggio dalla pianificazione alla pratica edilizia, quell’ultimo miglio nel quale si disegna la città.

È necessario organizzare una nuova cassetta degli attrezzi che contenga parametri formativi per qualificare le competenze necessarie al progetto della rigenerazione urbana e territoriale in chiave adattiva; un diverso paradigma per l’intervento sulla città storica, nella consapevolezza che i nostri centri, maggiori e minori, sono una peculiarità italiana dentro una peculiarità europea; criteri rifondativi per il processo con il quale si genera valore pubblico attraverso le politiche dell’abitare; un approccio progettuale unitario alla questione dell’accessibilità, per interpretare le difficoltà dei deboli come problema che riguarda tutti; il sostegno culturale e tecnico per collaborazioni tra cittadini, società civile, economie locali e livelli amministrativi; la pianificazione per obiettivi e progetti, complemento necessario di una co-pianificazione matura e responsabile dei risultati raggiunti o raggiungibili. Con questo sguardo si rivelano le relazioni possibili fra soggetti, programmi e azioni tanto utili quanto necessari ma ancora separati come i bandi per le aree degradate e per le periferie, le cabine di regia nazionali (Italia Sicura, Agenzia per la coesione e lo sviluppo), le strategie per le aree interne, quelle per le città metropolitane e quelle regionali per l’asse urbano, i riassetti istituzionali, le semplificazioni legislative, gli snellimenti procedurali e, non ultima, la riforma urbanistica, anche a favore di un linguaggio universale per l’urbanistica e l’architettura. È irrinunciabile, infine, investire in un programma nazionale di formazione dedicato alle amministrazioni e alle professioni.

Immagine di copertina: macerie ad Amatrice (Rieti), dopo il sisma del 24 agosto 2016 (foto di Carlo Narducci) 

 

Casa Italia. Un impegno continuativo e tre passi contro le macerie. Il contributo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica

(documento presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Roma, 6 settembre 2016)

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Autore

  • Silvia Viviani

    Nata a Firenze (1959), è presidentessa dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, dopo essere stata vicepresidente nazionale dal 2011 al 2013. Titolare di uno studio professionale di architettura, urbanistica e pianificazione a Firenze, è progettista di piani strutturali e regolamenti urbanistici comunali, piani territoriali di coordinamento provinciali (tra i quali quelli di Siena e Grosseto), piani di centri storici e di parchi. Svolge attività di valutazione di piani e progetti. Si è occupata di valutazione in ambiti di ricerca quali il progetto Interreg IIIB Medocc “Evaluation Environnementale des plans et programmes – ENPLAN” (2003) e per l’Università di Firenze nel Programma d’area per la valutazione degli investimenti strategici nelle grandi aree urbane degradate (2006). Autrice di testi in pubblicazioni e riviste specializzate, è stata docente a contratto presso la Facoltà di Architettura di Firenze dal 2006 al 2009. Svolge attività formativa per enti locali e docenze in master post universitari e corsi di perfezionamento. È componente del gruppo vincitore del concorso per il recupero del complesso dell'ex ospedale militare San Gallicano a Firenze

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Last modified: 12 Ottobre 2016