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Denis BocquetWritten by: Professione e Formazione

Strasburgo: la biblioteca guglielmina come prima, più di prima

Strasburgo: la biblioteca guglielmina come prima, più di prima

STRASBURGO. Durante la guerra franco-prussiana del 1870, le due principali biblioteche della città, ricche di un patrimonio medievale e rinascimentale unico, furono distrutte. Già nel 1872, le nuove autorità imperiali tedesche decisero di ricostituire le collezioni, con un appello alla generosità del pubblico tedesco e delle biblioteche di tutta la Germania e del mondo. L’iniziativa ebbe un tale successo, e l’investimento tedesco in questo centro cruciale della cultura germanica, capitale del Reichsland Elsass-Lothringen, fu tale, che nel 1914 la biblioteca di Strasburgo, definita come Kaiserliche Universitäts –und Landesbibliothek (Biblioteca imperiale universitaria e regionale) era la terza di tutta la Germania per l’importanza delle collezioni, dopo quelle di Berlino e Monaco di Baviera. Ciò fu possibile in seguito alla decisione, negli anni 80 dell’Ottocento, di dotare la biblioteca di una nuova sede, affacciata sulla piazza principale della Neustadt, secondo un progetto di ampliamento urbano (a firma dell’architetto locale Jean-Geoffroy Conrath e dei berlinesi Hermann Eggert e August Orth) destinato a fare di Strasburgo una vetrina di prestigio del potere imperiale tedesco. Il cantiere, così come quelli del Parlamento regionale (Landesausschuss, attuale teatro) e della chiesa cattolica di San Pietro, fu affidato agli architetti August Hartel (1844-1890, nativo di Cologna e fino ad allora soprattutto conosciuto per la costruzione di varie chiese evangeliche in Germania) e Skjold Neckelmann (1854-1903, danese di Stoccarda, dove fu anche artefice del Landesgewerbe Museum. L’edificio, esempio chiave dello storicismo tedesco dell’epoca, fu confermato nelle sue funzioni di biblioteca nazionale e universitaria dopo il ritorno dell’Alsazia alla Francia nel 1918. In seguito al bombardamento che colpì l’edificio alla fine della Seconda Guerra mondiale, negli anni 50 importanti lavori di ristrutturazione cambiarono profondamente la fisionomia originaria del progetto. Furono anche eliminati quasi tutti gli elementi ornamentali interni.
Quando nel 2006 il Ministero dell’Educazione nazionale bandì un concorso per avviare un processo di ristrutturazione, reso necessario dall’inadeguatezza della biblioteca ristrutturata negli anni 1950 alle sue funzioni e alle norme di sicurezza odierne, la proposta dell’Agence Nicolas Michelin & Associés (ANMA) fu scelta per la sua doppia qualità di rispettare integralmente l’apparenza guglielmina dell’esterno e di restituire alla cupola tutta la sua centralità nell’edificio, accentuando l’importanza della luce zenitale. Nel 1996 la biblioteca era stata iscritta alla lista dei monumenti storici protetti, e la prospettiva di chiedere all’Unesco un ampliamento alla Neustadt, nella zona del patrimonio mondiale rendeva necessario il rispetto totale dell’unità architettonica della piazza ex imperiale. Michelin, che nel 1985 aveva fondato lo studio LABFAC con Finn Geipel, prima di aprire uno studio con nuovi partners (ANMA), in Francia era noto per il suo progetto della nuova sede del Ministero della Difesa a Parigi.
Nella biblioteca di Strasburgo, costata 31,5 milioni, una scala monumentale alta 27 metri e organizzata in spirale attorno a tiranti metallici occupa lo spazio sotto la cupola e serve quattro grandi spazi di lettura. I cortili interni sono stati coperti, in modo da ampliare gli spazi dedicati alla consultazione delle collezioni (per la conservazione delle quali i magazzini storici sono stati preservati). Ne risulta un’impressione di grande chiarezza e luminosità che fa di questo luogo uno dei più riusciti tra le biblioteche contemporanee. La biblioteca, per una superficie totale di oltre 22.000 mq, è anche dotata di uno spazio espositivo e di un anfiteatro. L’unica frustrazione è, forse, la quasi totale assenza di dialogo, al di là della pianta dell’edificio e della presenza della cupola, tra la forma guglielmina e il progetto contemporaneo. Ma sicuramente responsabili di questo dato di fatto sono le scelte compiute degli anni 1950, quando il passato tedesco della città non era ancora oggetto di patrimonializzazione.

Autore

  • Denis Bocquet

    Nato nel 1970 a Grenoble, ha studiato a partire dal 1990 presso l'Ecole normale supérieure di Fontenay Saint Cloud, si è laureato nel 1992 alla Sorbona e ha poi conseguito il dottorato di ricerca. È docente ordinario di Storia e teoria dell'architettura e dell'urbanistica presso l'Ecole nationale supérieure d'architecture di Strasburgo. Ha vissuto e insegnato a Firenze, Roma, Aix-en-Provence, Dresda, Tours e Parigi. Scrive per «Il Giornale dell'Architettura» sin dalla nascita della testata, nel 2002. Dal 2004 vive a Berlino.

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Last modified: 30 Giugno 2015