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Biennale di Venezia, il paradosso dell’architettonicamente corretto

Biennale di Venezia, il paradosso dell’architettonicamente corretto

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione intorno ai paradigmi non verificati della prossima edizione della Mostra internazionale di architettura

 

E’ importante, di fronte alla sostanza della prossima Biennale, sollevare delle probabili ma innocue sviste formali presenti nella nota di presentazione della 19° Mostra internazionale di architettura curata da Carlo Ratti? 

«Da Intelligens deriva Intelligenza. (…) Tradotta a parte, la sillaba finale, gens, significa gente, persone». Dire che gens significhi persone sembra un errore e dire che significhi gente è discutibile. Gens è un gruppo di famiglie d’identiche origini, formate sì da gente, ma che oggi compongono una nazione, che è la traduzione al momento più pertinente di gens. 

È importante rilevare queste cose? Forse no, se non fosse, che nel proseguire la lettura della suddetta nota, nasce l’esigenza di una domanda. E se non fosse solo la forma? Siamo sicuri che non vi siano approssimazioni anche negli argomenti? Una domanda non indifferente, perché i temi della prossima Biennale sono da molto tempo già presenti nel dibattito, nelle lezioni universitarie, nelle attività formative dei futuri architetti, nelle riviste, nelle analisi critiche, in numerosi progetti. «La Mostra sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L’architettura è al centro di queste ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare Arte, Ingegneria, Biologia, Scienza dei Dati, Sociali e Politiche, Scienze Planetarie e altre discipline». Sembra l’ordine del giorno di un’assemblea condominiale, compreso il punto “varie ed eventuali”.

Nella foga d’inclusione, non trovo un motivo valido, ad esempio, per aver inserito finanche le scienze planetarie. A cosa servono le scienze planetarie all’architettura? «La Mostra immagina gli architetti come agenti mutageni, capaci di innescare processi evolutivi». La metafora degli agenti mutageni sembra non opportuna. Non ho notizie di un agente mutageno che nell’alterare il DNA conduca a qualche cosa di diverso che non sia una patologia, e non credo che diventare promotori di malattie sia un obiettivo da porre. 

È evidente che la Biennale sarà un momento d’amplificazione dell’architettonicamente corretto, che è la maniera scelta per stare al passo del positivismo ecologico, attraverso l’uso e la diffusione di una serie di paradigmi, per nulla verificati, scelti opportunamente per supportare una fase della storia caratterizzata da un uso geopolitico delle reali emergenze climatiche. Quali sono i tratti essenziali dell’architettonicamente corretto? Credere che il confronto con le questioni dell’ecologia, della sostenibilità, siano una novità per l’architettura. Eliminare ogni possibile riferimento a ogni precedente che non abbia un’esplicita e dichiarata formalizzazione sostenibile contemporanea, per soluzioni e materiali. Enunciare una generica forestazione. Semplificare la questione dei fabbisogni sociali. Rendere povera la ricerca della qualità riducendola al risparmio energetico. Rendere banale la relazione con il clima. Sminuire il rapporto tra forma del prodotto e quella del luogo. Ridurre la questione all’uso dei materiali che sono leciti solo se derivano da materie prime rigenerabili. Banalizzare la ricerca di un’estetica che sia una funzione del concetto etico di sobrietà (ottenere di più da meno), trasformandola nel perseguimento economico del risparmio, che è una qualità presunta ma amata dai mercanti e dai mercati. 

Sulla scelta di Intelligens, non ho titoli per dimostrare che anche in questo caso, il latino, sembra maneggiato male. E’ lecito provare a dotarsi di un neologismo, una parola d’ordine, ma se l’obiettivo dichiarato era coniare una nuova parola neo latina, che fosse un comune denominatore tra italiano e inglese, l’operazione non è riuscita, perché Intelligens è il termine già usato dai danesi e dagli svedesi, per il concetto d’intelligenza. La prossima edizione della Biennale di Architettura, quindi, avrà come implicita e inconsapevole lingua ufficiale il danese o lo svedese, e questa è sì una novità. 

 

Immagine copertina: il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco e il curatore Carlo Ratti durante la presentazione della 19. Mostra internazionale di architettura (foto di Andrea Avezzu)

Autore

  • Isidoro Pennisi

    Architetto, laureatosi presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria, dove è ricercatore dal 1990. Essendo siciliano di nascita, e pugliese e calabrese per adozione, altro non è, quindi, che Federiciano: unico titolo sicuro che può certificare

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Last modified: 6 Settembre 2024