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Alessandro ColomboWritten by: Reviews

Homo sempre più Faber

Alla Fondazione Cini di Venezia la seconda edizione della rassegna internazionale sul talento artigianale

 

VENEZIA. Riprendendo il dialogo iniziato nel 2018 e bruscamente interrotto dai due anni di pandemia che hanno fatto saltare l’edizione del 2020 e il suo eventuale recupero nel 2021, Homo Faber, la grande rassegna internazionale sul talento artigianale organizzata dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, con sede a Ginevra, ha aperto le porte sull’isola di San Giorgio negli splendidi spazi della Fondazione Cini. Accolta da un sabato metereologicamente pessimo, ma comunque affollato di pubblico, la mostra già nella prima domenica di apertura ha visto il tutto esaurito fin dalle prime ore del mattino, segno chiaro dell’attesa per l’evento e della qualità della proposta.

Ricalcando il modello sperimentato nella prima edizione, ossia mostre a tema come contenitori di filoni d’indagine (quindici in tutto) affidati a ventidue noti curatori, Alberto Vanderbilt Cavalli, direttore generale della Fondazione Michelangelo, ha dedicato Homo Faber 2022 alla scoperta del Giappone e delle sue formidabili tradizioni artigianali. Nuovi sono, invece, i percorsi in città che fanno aprire le porte degli atelier veneziani al pubblico.

Non si può quindi che iniziare dalla selezione dei Tesori nazionali viventi, titolo con cui il Giappone dal 1950 attesta “l’eccellenza dei suoi migliori artigiani per preservarne le competenze per il futuro”, presentati  da Naoto Fukasawa (in collaborazione con Tokugo Uchida) nel Cenacolo palladiano su dodici blocchi a forma di pietra: delicate geometrie collocate in uno Stone Garden ove “fioriscono” raffinati kimono, un’arpa laccata con la tecnica urushi, ceramiche Bizen, scatole di legno intarsiato, un cesto per i fiori in bambù.

Nel rinascimentale Chiostro dei cipressi, gli Atelier delle meraviglie – i luoghi di lavoro dei maestri di cui sopra – sono presentati attraverso gli scatti fotografici di Rinko Kawauchi.

Si prosegue con Magnae Chartae di Michele De Lucchi, sezione dedicata ai mestieri legati alla lavorazione della carta presentati fra origami e telai in legno ove financo una penna stilografica viene realizzata in loco dai maestri di Montblanc.

Non manca il metallo: in Meccaniche prodigiose spazi circoscritti da carte plissettate celebrano la precisione del movimento meccanico svizzero grazie a strane macchine celibi che ci seducono più per esatta complessità che per bellezza, il tutto a cura degli studenti di design dell’ECAL/University of Art and Design Lausanne che collaborano con i maestri artigiani della località svizzera di Sainte-Croix.

A completare le esposizioni della parte monumentale del complesso della Fondazione Cini, I virtuosi della porcellana, a cura di David Caméo e Frédéric Bodet, celebrazione della porcellana contemporanea fra Europa e Giappone, presentata con lineare allestimento di Alessandro Pedron nella biblioteca del LonghenaIl motivo dei mestieri, a cura di Sebastian Herkner, invita inoltre artigiani e atelier a interpretare il motivo geometrico del sagrato di fronte alla Basilica di San Giorgio utilizzando varie tecniche.

Si termina con Rintracciare Venezia, a cura di De Castelli e Zanellato/Bortotto, installazione composta da opere realizzate in mosaico di diversi metalli con speciali finiture, omaggio ai preziosi pavimenti musivi della Basilica di San Marco, esaltati da un’illuminazione pulsante.

Nei corpi collaterali, Next of Europe, a cura di Jean Blanchaert e Stefano Boeri Interiors, dispone alle pareti le opere di trenta artigiani d’Europa (rigorosamente selezionati anche sulla base di almeno un apprendista presente in bottega per assicurare il futuro dell’arte) e alcuni di questi all’opera incastonati in banchi cilindrici.

Non si deve inoltre dimenticare una sosta in Bellezza in fiore, giardino fiorito ideato da Sylvain Roca costituito da una collezione di vasi di Venini che mostrano al pubblico fiori allestiti da flower designer di fama, ma soprattutto a The Artisan, sala da tè concepita da Tapiwa Matsinde e arredata con pezzi iconici di artigiani, designer e artisti dal mondo.

Percorrendo il lussureggiante parco si giunge poi alla piscina Gandini. Qui ci viene proposto di Attendere nell’ombrosa quiete, un’attesa premiata da Robert Wilson che ci svela i segreti della sua produzione teatrale del 1993 di Madama Butterfly di Puccini, quasi una nuova messa in scena nel palcoscenico della piscina ove luci, suoni, costumi, opere d’arte, video, oggetti di scena e arredi sono introdotti dai video-ritratti della coreografa giapponese Suzushi Hanayagi, discendente di una famiglia teatrale con 400 anni di storia. Installazione, questa, che forse varrebbe la pena di mantenere in opera e in dialogo con la Biennale d’Arte nei prossimi mesi.

Si torna verso la laguna visitando il ritrovato corpo che ospita Dettagli: genealogie dell’ornamento, a cura di Judith Clark con Sam Collins, ove attraverso la scoperta delle creazioni di lusso di 15 rinomate maison, si comprende che nulla è dettaglio quando si ricerca la qualità assoluta.

Se a qualcuno venisse il dubbio che il lusso non abbia ricadute sulla vita quotidiana, consideri la magnifica zip delle collane degli anni 30 di Van Cleef and Arpels, brevettata nel 1938 e madre di tutte le cerniere a lampo del mondo.

 

Un viaggio stimolante nell’ipersofisticazione

In sintesi Homo Faber offre uno stimolante viaggio in una maestria che presenta sofisticazioni sempre più estreme al limite di una artigianalità talmente alta da diventare, forse, irreale. Potremmo parlare di artigianato al tempo della sua irriproducibilità tecnica compensata, però, da una grande opportunità di mercato, tutta insita in quelle “mani d’oro” che eseguono ad arte cose meravigliosamente (in)utili.

Ma l’ipersofisticazione salverà il mondo? Difficile rispondere alla luce dei tempi che stiamo vivendo.

Per il momento godiamoci questo spazio parallelo elegantemente lontano da quello del disegno industriale, ma in continuità con esso e a volte in concorrenza nel tratteggiare un universo bellissimo (apparentemente) irreale, costituito di cose “solo” fatte a mano, che hanno un valore aggiunto ondivago fra disegno e materia, preziosità e unicità. Il pubblico, giustamente, accorre per partecipare all’esperienza in scena a Venezia che ci porta a indulgere, oscillando fra “ornamento e diletto” e “ornamento e intelletto”.

 

Immagine di copertina: © Alessandro Colombo

 

Homo Faber Event

Crafting a more human future

10 aprile – 1 maggio 2022

Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio maggiore, Venezia

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 13 Aprile 2022