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Caterina CardamoneWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Rimini oltre gli stereotipi

Ritratti di città. Rimini oltre gli stereotipi

Un territorio in trasformazione grazie a strategie (che puntano a rinnovare l’attrattività urbana), progetti (come il parco del mare) e una rinnovata offerta culturale (in programma almeno tre nuovi musei)

RIMINI. Un “divertimentificio”, la piazza dei capodanni urlati o un vago contorno al Bandiera Gialla, immediatamente associata a una cinematografia anni ottanta o nella migliore delle ipotesi alla Gradisca e al Grand Hotel di Amarcord, al nonno di Titta perso nella nebbia, una relazione incoerente tra “Teutonengrill” e Tempio Malatestiano – forse è difficile trovare un’altra città italiana così stereotipata nel nostro immaginario.

Una terra di incontri

Ancora più difficile però non accorgersi che oggi Rimini è una città in trasformazione: che si tratti di un’operazione costruita a tavolino, come sostengono i detrattori, alla ricerca di un nuovo brand per l’industria turistica e il suo straordinario indotto (circa 7,4 milioni di presenze turistiche nel 2018, una rete di 1.050 strutture alberghiere nel solo territorio comunale) o di un processo di profonda riflessione. I segni di un cambiamento sono in ogni caso innegabili e la scelta di assumere il flusso turistico come elemento da governare è assolutamente realistica.

La storia di questa riflessione può essere fatta iniziare nel 2007, con la costituzione del comitato promotore del Piano strategico, cui si affianca nel 2008 l’associazione Forum Rimini Venture e nel 2013 l’Agenzia Piano strategico: una conduzione quindi bicefala, retta da soggetti istituzionali e associazioni private, con l’intenzione di aggirare l’inevitabile affossamento dei piani strategici ad ogni avvicendamento amministrativo. Il Piano strategico, approvato nel 2010 e inizialmente traguardato al 2027, è entrato di recente in una fase di aggiornamento e riflessione collettiva e partecipata (interviste ai portatori d’interesse, questionari on line ancora in corso, raccolta d’idee e proposte, laboratori tematici partecipati) e guarda ora al ventennio 2019-2039.

Nel documento di piano del 2009 viene proposta un’immagine di Rimini come terra di incontri (Rimini viene fondata nel 268 a.C. nello snodo appunto tra la via Flaminia e le vie Emilia e Popilia) che punta sulla cultura e sulla centralità della persona. E nello stesso documento di piano viene citato l’arco d’Augusto, «porta urbica progettata senza battente». Se la “vision” e la “mission”, i contenuti del piano e le cinque linee di sviluppo individuate possono sembrare ambiziosi (consultabili in dettaglio su riminiventure.it), la loro attuazione viene perseguita con straordinario pragmatismo. Già nel 2011 viene varato un piano strategico di settore per il welfare, e i progetti che riguardano le cinque aree (mare-turismo, attrattività urbana, innovazione, ricomposizione territoriale, mobilità urbana, consultabili su agenziapianostrategico.it) si sovrappongono numerosi e discussissimi nel dibattito cittadino. Per quanto riguarda la mobilità, solo a titolo d’esempio, verrà attivata probabilmente entro fine anno una metropolitana di costa (TRC) elettrica su sede propria lungo il tracciato della ferrovia tra Rimini e Riccione. Gli ambiti d’intervento più vistosi sono comunque quelli che riguardano l’attrattività urbana e la riconsiderazione del ruolo del mare e del turismo per la città.

 

Il parco del mare

Il Piano strategico cerca un nuovo rapporto con il mare, a diversa scala: una riflessione sul ruolo della città nel più ampio contesto adriatico; un turismo innovativo che passa attraverso il progetto di un parco del mare, e quindi una ricucitura del taglio tra la città storica e la città esplosa nel dopoguerra lungo la costa – taglio evidente a livello urbano nel segno vistoso della linea ferroviaria.

Di parco del mare si cominciò a discutere già ad inizio anni novanta con un progetto di Emilio Ambasz; tre proposte di Norman Foster, Jean Nouvel e JDS, presentate nel 2007, vengono accantonate proprio perché non in sintonia con la nuova visione del Piano strategico; nel 2017 è un raggruppamento con a capo lo studio Miralles Tagliabue EMBT ad aggiudicarsi la definizione del masterplan e la stesura delle linee guida che coordineranno l’intervento pubblico e quello privato, perché il parco del mare coinvolge decisamente i privati nella sua realizzazione. Su 15 km di costa, ad aprile 2019 è stato approvato il progetto esecutivo per una prima tranche di lavori (i due lotti alle estremità della zona sud), che dovrebbero quindi partire già dopo l’estate, per essere completati prima della stagione 2020. A grandi linee si tratta di eliminare la circolazione automobilistica dal fronte mare e ridurre progressivamente il volume edificato degli stabilimenti sull’arenile, cambiando decisamente la fisionomia del lungomare e ribaltando il rapporto tra verde ed asfalto: nel tratto terminale, in prossimità della colonia bolognese, è previsto il ripristino di un paesaggio dunale come opera di ingegneria naturalistica.

Come si diceva, la riqualificazione non si limita alla striscia del lungomare; lo scopo è quello di definire l’identità di tutta una porzione di città tra la ferrovia e la costa e si estende al mare in un’ottica di sostenibilità. Per quanto riguarda la qualità delle acque, infatti, con un investimento di 160 milioni – anche questo criticatissimo – Rimini ha varato un Piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato (PSBO), definita «la più grande opera di risanamento idrico attualmente in corso in Italia».

 

Una nuova attrattività urbana

L’ulteriore linea di trasformazione riguarda la nuova attrattività urbana basata sulla cultura e sul recupero di un’identità storica. Come ribadisce il sindaco Andrea Gnassi (PD), è come se i bombardamenti subiti tra il 1943 e il 1945, insieme a radere al suolo l’ottanta per cento della città attraversata dalla linea gotica, avessero operato anche una sorta di rimozione collettiva della storia cittadina. Spingere i riminesi a interrogarsi sulla propria identità, mettere in questione lo stereotipo ben radicato del turismo in riviera, è questo ad esempio il senso della campagna di manifesti commissionata nel 2015 dall’amministrazione comunale a Maurizio Cattelan, affissi nei luoghi cruciali per l’identità cittadina.

I cantieri che riguardano l’ambito dell’attrattività urbana sono numerosi. Si potrebbe iniziare con la riqualificazione dell’area del ponte di Tiberio, borgo San Giuliano e porto canale, o con la discussissima ricostruzione del neoclassicista teatro Galli (1857, Luigi Poletti), bombardato nel 1943 e inaugurato per la stagione 2018-19 concludendo una storia di concorsi iniziata già nel 1955.

Almeno tre musei sono in progetto. Sotto la ricostruita platea del teatro è già accessibile un’area archeologica, nucleo di un museo archeologico multimediale. In programma c’è inoltre l’allestimento di un museo Fellini (nato a Rimini il 20 gennaio 1920) su tre assi: la casa del cinema sul corso principale, nel settecentesco palazzo che ospita al piano terra il felliniano cinema Fulgor (restaurato e riaperto al pubblico nel gennaio 2018 con il suo foyer in stile “romagnol-hollywoodiano” disegnato da Dante Ferretti); castel Sismondo, sede del museo Fellini vero e proprio, nell’area di piazza Malatesta recentemente riqualificata (è d’inizio giugno, tra l’altro, l’inaugurazione di un’arena delle arti nel giardino del castello); un asse tra i due, che li collega, e dovrebbe investire tutta una porzione di città con installazioni di public art. Un secondo cantiere, appena avviato, riguarda la riqualificazione dei palazzi medievali del Podestà e dell’Arengo, sulla stessa piazza Cavour dove affaccia il teatro Galli, per l’allestimento di un museo di arte moderna e contemporanea che accoglierà la collezione d’arte della Fondazione Moratti di San Patrignano (progetto affidato a AR.CH.IT di Luca Cipelletti e allo studio Pasetti Lighting). Museo Fellini e museo di arte moderna dovrebbero essere connessi tra loro all’interno della città (l’asse tra Castel Sismondo e casa del cinema passa sul retro del museo di arte moderna), innestando ulteriori dinamiche di riqualificazione urbana.

Autore

  • Caterina Cardamone

    Nata a Catanzaro nel 1970, si laurea in Architettura all'Università di Firenze nel 1996, dove nel 2002 consegue il Dottorato di ricerca in Storia dell’architettura, con una tesi sulla ricezione dell’architettura antica e rinascimentale negli scritti di Josef Frank, protagonista del moderno viennese, e continua a occuparsi del tema (ha curato il volume "Josef Frank, L'architettura religiosa di Leon Battista Alberti", Electa 2018). Un ulteriore e più recente ambito di interesse è dato dai passaggi tecnico costruttivi nella trattatistica italiana del Rinascimento. È corrispondente del «Giornale dell’Architettura» dal 2007 ed è stata docente a contratto all’Université Catholique di Louvain-la-Neuve (Belgio) dal 2011 al 2016

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Last modified: 10 Giugno 2019