Brisbane (Australia). Forse il Queensland non era posto per gli uomini. Alla luce dei recenti disastri naturali, sembrano fondate le parole degli abitanti che hanno così espresso la propria attuale rassegnazione. A inizio gennaio Brisbane ha affrontato la più imponente alluvione dal 1974. Fondata nel 1799, la città sorge sulle rive dallomonimo fiume ed è attraversata dai suoi affluenti. Questo la rende vulnerabile alle piene e alle alluvioni che ne hanno caratterizzato la storia per due secoli.
Larrivo del ciclone tropicale Yasi, abbattutosi il 3 febbraio sulla costa orientale del paese e poi penetrato nellentroterra provocando ingenti danni, ha prodotto uno scenario che il premier Anna Bligh non ha esitato a definire «di scala post-bellica». Alcuni giornali, tra cui lautorevole «The Australian», hanno avanzato lipotesi che ci sia stato un intervento tardivo nellinnalzamento delle paratie della diga a valle della città e che questo abbia provocato un livello di piena più alto del previsto. Eventi del genere, che si ripetono con cadenza decennale o ventennale e diversa intensità, sono però difficilmente evitabili.
Per fronteggiare lemergenza, la prima mossa del governo del Queensland è stata listituzione dellAutorità per la ricostruzione, presieduta dal premier in qualità di nuovo Ministro per la ricostruzione. LAuthority è un organismo indipendente con pieni poteri esecutivi che definirà le priorità della road map post-alluvione, gestendo un budget di 5,6 miliardi di dollari australiani (circa 4,13 miliardi di euro).
Esistono bisogni immediati, come il recupero di più di 22.000 case ed edifici danneggiati. Molti importanti progetti di trasporto pubblico saranno congelati per anni e si penserà solo al ripristino dello stato pre-alluvionale. Circa il 70% dello Stato e oltre 60 comunità hanno subito danni; la rete stradale e ferroviaria deve essere ripristinata rapidamente. LAutorità eserciterà poteri straordinari, ricorrendo a emendamenti di alcuni atti governativi, corretti alla luce della portata degli eventi. Tali poteri andranno oltre la pianificazione locale, per consentire il più rapido recupero possibile. Il nuovo organismo si occuperà delle strategie di pianificazione nelle aree colpite, dichiarando quali zone saranno destinate alla ricostruzione e se necessario esproprierà terreni, bloccandone la vendita con effetto immediato. Il progamma prevede unazione biennale, con una successiva transizione a un organo di coordinamento nazionale.
Se lAuthority non indagherà in alcun modo le cause del disastro (per questo è stata istituita unapposita commissione dinchiesta), resta da chiedersi che cosa è realmente stato fatto per prevenirlo. Da anni i climatologi australiani producono prove inascoltate del cambiamento del clima e dei suoi effetti sul paese. Al tempo stesso occorrerà rivedere il modo di progettare ledilizia residenziale: i muri in cartongesso installati ai piani terra lasceranno posto a tramezzi in muratura, che rilasciano molto più in fretta lacqua. È impossibile progettare un edificio totalmente immune da incendi, alluvioni, cicloni e terremoti. Sarà dunque necessario investire su tipologie costruttive che si addatino a un ripristino più rapido. Al contrario, se le autorità si limiteranno a proibire ogni edificazione lungo la linea dellalluvione per i prossimi cinque anni, per poi allentare progressivamente i divieti, tutto sarà stato fatto invano.
Articoli recenti
- L’agopuntura territoriale per riattivare le comunità: la lezione di Xu Tiantian 20 Maggio 2025
- Modica, più sensibilità per quel convento 19 Maggio 2025
- Utopian Hours 2025: Milano immagina il futuro delle città 19 Maggio 2025
- Milano, la Triennale delle ingiustizie 14 Maggio 2025
- Stato sociale e collettività: libri in inglese, ma parlano scandinavo 14 Maggio 2025
- Premio svizzero per l’architettura umana di Al Borde 14 Maggio 2025
- Città del Messico, le forme dell’acqua (che manca) 12 Maggio 2025
- Partecipazioni nazionali, top e flop 10 Maggio 2025
- Chi troppo riempie, poco o nulla allestisce 9 Maggio 2025
- La coerenza del pensiero si perde nell’allestimento 9 Maggio 2025
- Un Living Lab non molto urbano 9 Maggio 2025
- Padiglione Italia, in fuga dalla curatela 9 Maggio 2025
- Padiglione Santa Sede, ex-chiese come cantieri di socialità 9 Maggio 2025
- 2025, la Biennale di Architettura di Pisa si fa città e lancia una Call 9 Maggio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Società Editrice Allemandi a r.l. a The Architectural Post, editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A., oggi Società Editrice Allemandi a r.l.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata