Visita all’intervento firmato da studio DARP a Villa del Rosario, premiato dalla Biennale Colombiana di architettura e urbanistica
VILLA DEL ROSARIO (COLOMBIA). Con il tema “Trasformando il nostro habitat”, a settembre si è svolta a Cartagena la XXIX Biennale Colombiana di architettura e urbanistica. Le discussioni si sono centrate sulla «Necessità d’intraprendere azioni strategiche nei territori colombiani per costruire un benessere sociale duraturo. Il modo in cui viviamo e usiamo il nostro paesaggio – hanno scritto gli organizzatori – deve contribuire alla conservazione degli ecosistemi naturali. La realtà è critica. Nelle nostre città è evidente la necessità di soluzioni ambientali che si allineino alle strutture ecologiche esistenti: bisogna recuperare vaste aree urbane, per garantire la sicurezza della nostra vita».
Il “Parco Gran Colombiano”
Sviluppato dello studio DARP – De Arquitectura y Paisaje, è il vincitore della sezione “Progetto urbano e paesaggistico” della Biennale e rappresenta appieno la materializzazione degli obiettivi proposti a Cartagena.
L’intervento mette a sistema un complesso costituito da quattro edifici d’interesse storico e culturale, fra i quali spicca un’antica chiesa. Ci troviamo presso Villa del Rosario, a due chilometri dal confine col Venezuela, una frangia territoriale problematica, piena di tensioni sociali, politiche e ambientali che, come afferma Jaime Cabal [fondatore, a Medellín nel 2012 con Jorge Emilio Buitrago, di studio DARP; n.d.r.], «richiede azioni urgenti che favariscano la riconciliazione».
Inaugurato nel 2022 per commemorare la firma della Costituzione che, nel 1821, diede vita all’unione dei paesi americani conosciuta come Gran Colombia, il parco – il cui ultimo lotto di lavori si è concluso da poco – sorge alla periferia della città di Cucuta, sul luogo di nascita del generale Francisco de Paula Santander, eroe dell’indipendenza colombiana: proprio uno dei quattro monumenti citati è infatti la casa-museo che ne porta il nome.
Per dare un senso di continuità al complesso e legare i vari siti storici, i progettisti hanno optato per una trasformazione radicale dell’area attraverso una struttura longitudinale, che agisce da colonna vertebrale, e una serie di elementi trasversali che intrecciano i percorsi e gli snodi, moltiplicando i flussi pedonali. L’intervento garantisce una sintesi armonica fra i diversi elementi: «Si considera – proseguono gli architetti di DARP – il costruito e il naturale come parte di un binomio, concentrandosi sulla conservazione dei valori patrimoniali attraverso tre azioni: promuovere la totale accessibilità alle preesistenze; riconnettere i sistemi naturali agli urbani; lavorare con la comunità sul progetto, la conservazione e lo sviluppo del patrimonio immateriale».
Gli interventi recuperano i beni storici con un attento lavoro di restauro, ed attraverso un rispettoso dialogo con gli spazi pubblici esterni. Ai percorsi pedonali si affiancano nuove e discrete architetture, che si articolano in modo riverente con l’intorno, favorendone l’appropriazione e promuovendo nuovi usi. Il percorso centrale, che integra i luoghi d’interesse storico e culturale, è punteggiato dagli elementi d’arredo, dall’illuminazione e dalla segnaletica, che arricchiscono l’esperienza di visita.
La valorizzazione della casa-museo Santander
Prima dell’intervento l’edificio era separato dal parco e vi si accedeva dall’esterno. Cambiando la collocazione dell’ingresso, e connettendolo al percorso centrale del parco attraverso un piccolo edificio-cerniera, si è trasformato uno spazio residuale in un’anticamera del museo. L’intervento architettonico minimo stabilisce un dialogo con le alte palme che lo circondano e con i materiali locali, come per esempio i ciottoli di fiume usati nelle antiche pavimentazioni, che lo rivestono interamente. Funziona come un ponte, i cui leggeri pendii raccordano dolcemente le quote, permettendo al verde la colonizzazione delle coperture. Il vuoto centrale, alla quota inferiore, configura uno spazio fresco, ombreggiato, che contiene la biglietteria, gli uffici e l’accesso alla casa-museo.
Il progetto punta all’accessibilità universale: il degrado dei percorsi esistenti e la mancanza di rampe nelle piazze e negli ingressi dei monumenti ne rendeva infatti problematica la fruizione. «Migliorando l’accessibilità – sostiene Jorge Buitrago – e utilizzando l’architettura come mediatore tra il visitatore e la storia, possiamo comprendere il valore del patrimonio come un continuum di eventi, e non come una successione di elementi separati».
Riconnessione ecologica, partecipazione, riconoscimento
L’intervento architettonico è riuscito a valorizzare anche le preesistenze ambientali: un antico canale irriguo che si presentava in stato di disseccamento, trasformato in piccolo lago, e il sistema del verde, dominato dalle alte palme reali centenarie.
Le pavimentazioni permeabili consentono al parco di funzionare come una spugna, contribuendo alla depurazione naturale delle acque piovane e alla conservazione della falda sotterranea. Il nuovo specchio d’acqua funziona come un ampio serbatoio, usato per l’irrigazione dei giardini, che sono stati ampliati con la piantumazione di specie autoctone.
Eseguito in varie tappe in dieci anni, lo sviluppo del progetto ha permesso un intenso rapporto con la comunità, grazie a processi partecipativi di consultazione e cooperazione. La reinterpretazione delle tradizioni costruttive vernacolari e l’uso dei materiali locali sono alcuni dei temi scaturiti grazie all’appoggio della comunità: ad esempio, è stata sviluppata una pavimentazione in laterizio, tipico materiale della regione, attraverso un processo di esecuzione artigianale in loco.
Il funzionamento delle nuove attrezzature, così come la realizzazione e la manutenzione dei giardini del parco, è stata affidata al Laboratorio di Arti e Mestieri organizzato dal Ministero della Cultura per coinvolgere i ragazzi dei vicini quartieri. Il progetto del paesaggio è stato elaborato in stretta collaborazione con i docenti e gli studenti del laboratorio, adattando le specie e i processi di piantumazione al clima locale. «Queste azioni progettuali – scrivono gli architetti – hanno permesso agli abitanti delle aree urbane adiacenti una rapida appropriazione del nuovo scenario urbano».
Con l’importante riconoscimento da parte della Biennale Colombiana, lo studio DARP, dopo aver realizzato lo straordinario Tropicario nell’orto botanico di Bogotà, e aver ricevuto premi alle Biennali dell’Ecuador e della Costa Rica, consolida la sua importanza nel panorama architettonico latinoamericano, dimostrando capacità pratica nell’affrontare difficili temi paesaggistici ed urbani, e nel proporre una visione contemporanea ed ecologica che punta al recupero sociale e ambientale degli ecosistemi.
* L’articolo è risultato della ricerca “Nuevos enfoques” sviluppata da Luca Bullaro all’interno della Facoltà di Architettura della Universidad Nacional de Colombia. Sede Medellin. Gruppo di Ricerca “Transepto”
Immagine copertina: Parco Gran Colombiano, Cartagena (© Mauricio Carvajal)
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L’articolo è risultato della ricerca “Nuevos enfoques” sviluppata da Luca Bullaro all’interno della Facoltà di Architettura della Universidad Nacional de Colombia. Sede Medellin. Gruppo di Ricerca “Transepto”.
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america latina , Colombia , landscape architecture , premi , recupero , spazio pubblico , verde urbano
Last modified: 3 Ottobre 2024