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Alessandro ColomboWritten by: Reviews

Le città di Gabriele Basilico

Le città di Gabriele Basilico

A Triennale Milano e a Palazzo Reale una doppia mostra celebra il fotografo a 10 anni dalla scomparsa

 

MILANO. Triennale e Palazzo Reale si uniscono per celebrare, a dieci anni dalla scomparsa, la figura di Gabriele Basilico (1944-2013), con una proposta culturale che vede nella ricorrenza anche il suggello nell’intitolazione di un giardino cittadino al grande fotografo, proprio nei pressi del suo studio. In questo modo Milano cerca di saldare un debito che, in verità, rimane ancora grande non solo nei confronti di Basilico, ma della fotografia tutta. La città non ha, infatti, un museo dedicato all’arte di “imprimere la luce sulla carta”. Il MUFOCO, Museo di fotografia contemporanea, attore di primo piano anche in questa operazione e più che meritoria istituzione, è collocato non a caso a Cinisello Balsamo, in quella città metropolitana – una volta la vecchia cara provincia – che il capoluogo lombardo continua a non considerare come dovrebbe in questo come in molti altri campi. È un debito con la propria storia urbana, che sembra oggi essere travolta dalle grandi operazioni immobiliari e che la fotografia di Basilico ci riporta invece intatta, eloquente ed innegabile.

 

Milano alla Triennale, le città del mondo a Palazzo Reale

La mostra di Triennale è totalmente dedicata a Milano: 13 serie d’immagini che coprono 40 anni di lavoro e che testimoniano l’affetto e il sentimento di appartenenza indissolubile con la città. “Negli anni Milano è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire”: così Basilico definisce il suo rapporto con la città. L’esposizione, realizzata anche grazie agli importanti fondi esistenti presso il MUFOCO e da questi messi a disposizione, racconta per la prima volta in modo organico e completo “il lavoro di documentazione sull’architettura, il tessuto edilizio, i monumenti, lo sviluppo urbano e le trasformazioni di Milano e della sua area metropolitana”.

Alla sala delle Cariatidi sono, invece, in scena tutte le città del mondo, di ogni continente, ove Basilico si trovava ugualmente a suo agio per indagare, implacabile e metodico, preciso e comunque sempre partecipato, lo stato delle cose e la loro anima. Le circa 200 opere testimoniano quello che Mimmo Jodice a suo tempo definì con grande lucidità “il più importante atlante della condizione urbana del XX secolo”.

Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Gerusalemme, Beirut, Amman, Montecarlo, Hong Kong e altre sono indagate come in uno studio anatomico, sempre diverse fra loro, ma accomunate da un’unica visione.

 

Senza mandato, ma con un obbligo etico

La vulgata vuole un Basilico attento alle architetture minori, o anche all’edilizia di nessun valore, così come alle opere dei grandi architetti. Ma per il nostro le architetture sono tutte rilevanti al fine di costruire lo spazio urbano che lui ritrae con una visione soggettiva, ma definitivamente oggettiva.

Non a caso le immagini negli anni perdono le persone, compaiono al massino le autovetture come prova provata di un’esistenza umana che non serve compaia. Si passa dal reportage sociale alla visione di città ove il tempo assente è sempre presente in una sorta d’immanenza nella quale, in particolare, una Milano vuota appare abbandonata da abitanti che possono, però, tornare da un momento all’altro. Viene colta un’assenza che permette di leggere ciò che normalmente non si vede o non si riesce a scorgere, come in una seduta psicanalitica alla riscoperta – ma il processo varrebbe anche per la rimozione – della città che non c’è più. Quelle che erano le “normali” campagne di lavoro di un fotografo dal serio impegno, e che abbiamo avuto la fortuna di seguire nei decenni, diventano oggi, in questo modo, testimonianze drammatiche che sarebbe limitativo leggere solo come testimonianze storiche. Ciò che ne esce con tremenda attualità, e che costituisce testimone quasi impossibile da raccogliere per proseguire, è lo spunto “di quel mandato sociale che nessuno mi aveva dato”, come afferma lo stesso Basilico. Agire senza mandato, ma con un preciso compito e un obbligo etico: questo trabocca dalle immagini raccolte con grande merito nella riuscita mostra a due teste.

Un’azione che per Basilico preludeva a un cambiamento che si attendeva e per il quale ci si adoperava e che l’immobilità di ripresa sottolineava come in un avvento, ma che nel nostro tempo, a mutamento avvenuto di altro segno, ci lascia con città caotiche e confuse, orfane di un futuro che rimane alle nostre spalle, colto, in un attimo di silenzio fra le quinte urbane, da un grande autore.

Immagine di copertina: Gabriele Basilico, Milano 2008 (© Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico)

 

“Gabriele Basilico. Le mie città”
Palazzo Reale, 13 ottobre 2023 – 11 febbraio 202
Triennale Milano, 13 ottobre 2023 – 7 gennaio 2024
A cura di: Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia (Palazzo Reale) e Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi (Triennale Milano)
Prodotta da: Comune di Milano-Cultura Palazzo Reale, Triennale Milano, Electa in collaborazione con Archivio Gabriele Basilico
Progettazione dell’allestimento: Umberto Zanetti, ZDA Zanetti Design Architettura (Palazzo Reale), Francesco Librizzi Studio (Triennale Milano)
Immagine coordinata: Tomo Tomo

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 17 Ottobre 2023