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Giulia PiattiWritten by: Città e Territorio

A Milano il lavoro è smart

A Milano il lavoro è smart

La quarta puntata dell’inchiesta (a cura di Arianna Panarella) sul capoluogo lombardo indaga i nuovi spazi del lavoro sempre più contraddistinti da forti componenti tecnologiche. Tra i progetti segnalati: Amazon, Emergency, Torri City Life, Coima, Garage Italia e St. Louis School

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Elaborazione a cura di Arianna Panarella

«I lombardi si sentono trascinati all’atto, al lavoro, da una forma di passione morale. Le recenti e folte immigrazioni interne dicono che la Lombardia ha creato tanto lavoro buono per poter chiamare altre braccia e intelletti a secondare le sue genti nell’opera»

(Carlo Emilio Gadda)

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Tra trasformazione e conservazione

Per il suo ruolo di capitale italiana del lavoro e degli affari, possiamo dire che a Milano l’architettura degli spazi del lavoro si sviluppa ed evolve in maniera intrinsecamente legata alla città stessa. Su questo sfondo il nostro itinerario parte raccontando tre edifici oggetto di una radicale trasformazione, che ha accompagnato l’insediamento di una nuova funzione terziaria. In via Chiese 74, lo studio Park Associati è chiamato da Generali a trasformare un edificio dei primi anni ’80, caratterizzato da una non spiccata qualità architettonica, restituendolo al tessuto urbano in forme rinnovate e contemporanee. Ora si presenta come un tassello coerente allo sviluppo dell’area Bicocca, resa recentemente ancora più strategica dall’apertura della fermata della metropolitana M5. L’edificio è molto più leggero rispetto al precedente grazie alla scomposizione del volume e ad un intenso dialogo tra interno ed esterno. Molto simile sia come punto di partenza che (purtroppo) come punto d’arrivo, è la nuova sede di Amazon realizzata da Gbpa Architects in viale Monte Grappa 3 nel cuore di Porta Nuova, area che vede la presenza di altri importanti colossi come Samsung (nella Diamond Tower), LinkedIn (al 19° piano di una delle due rinnovate due Torri Garibaldi) e Google (di William McDonough + Partners, via Confalonieri). In entrambi i lavori i progettisti affidano a facciate completamente vetrate e altamente performanti (come ormai tipico nella gran parte della produzione edilizia recente milanese) il ruolo di fattore decisivo dal punto di vista sia compositivo che tecnico. I due progetti infatti smaterializzano completamente il passato (nel caso di Amazon arrivando perfino a demolire una porzione di edificio realizzato da Giò Ponti), creando un’architettura completamente diversa da quella esistente, tanto da rendere ardua la percezione che si tratti di una trasformazione e non di nuova costruzione. Completamente diverso l’approccio di Alessandro Scandurra in via Paleocapa 7: l’intervento si basa sullo studio delle caratteristiche originali dell’edificio, riprendendo la chiarezza formale del design di Pietro Lingeri degli anni ‘40. Merita d’essere citato anche l’intervento di TAMassociati per la nuova sede di Emergency nella centrale via Santa Croce: il progetto contribuisce infatti a riscoprire una vecchia scuola abbandonata, ridando vita all’area attorno alla basilica di Sant’Eustorgio. Oltre agli aspetti compositivi emerge qui una non comune ricerca sul tema del “bene comune”: l’associazione ha infatti richiesto che la sede fosse realizzata in coerenza coi valori che esprime nella sua attività. E così si è sviluppato un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto tecnici, responsabili interni del procedimento, addetti e volontari per concordare scelte tecniche e materiali.

Progettare un nuovo modo di lavorare

I luoghi del lavoro sono ormai specchio della società che sta cambiando; tempo e spazio risultano fluidi e senza barriere. Ciò si traduce in un’unica parola d’ordine per gli studi di progettazione chiamati alla realizzazione di nuovi uffici: smart working. È infatti richiesto che un approccio al lavoro più flessibile e meno caratterizzato da gerarchie e leadership sia trasferito anche nel progetto architettonico e nei luoghi del lavoro. Tra gli esiti di questo filone di ricerca c’è Spaces Milano (anche questo a Porta Nuova), progettato da Nicola Russi e Angelica Sylos Labini, fondatori dello studio Laboratorio Permanente: uno spazio informale, ma disegnato con un alto rigore estetico e con particolare attenzione ai dettagli, alla qualità e ai materiali. Gli interni sono di fatto assimilabili ad una casa privata più che ad un luogo semi-pubblico, anche se – quasi paradossalmente – la volontà di Spaces è proprio quella di ricreare un ambiente di lavoro in cui il senso della collettività prevalga sull’individualità. Anche le grandi firme della tecnologia, pioniere da tutti i punti di vista, stanno improntando la propria vision aziendale allo smart working, tendendo a scegliere i più noti studi di architettura per la progettazione delle loro sedi. Barreca e La Varra, nel progetto dell’Headquarter Siemens, traducono le richieste ricevute configurando i vari piani degli uffici come grandi open space interrotti solo puntualmente dai dispositivi di risalita. I cinque corpi scala, di cui due principali e dotati di ascensore e montacarichi, contribuiscono a dividere l’edificio ad ogni piano in tre macro aree che permettono di organizzare efficientemente lo spazio secondo i diversi dipartimenti di cui si compone l’organizzazione interna. Stesso obiettivo nell’intervento GFT Italia di DAP studio: l’azienda, leader del mondo immateriale, ha richiesto ai progettisti di trasferire la loro identità in un ufficio in cui lo spazio tende a fondersi con il volume che ospita le aree break, moltiplicando così i percorsi e i punti di vista come fosse uno spazio pubblico complesso, lontano dalla rigidità che per decenni ha caratterizzato la progettazione dei luoghi terziari.

Nei nuovi quartieri

Nei “punti caldi” della rigenerazione milanese, l’architettura del lavoro diventa un fattore spesso decisivo. Sono numerosi gli headquarter rinnovati che fanno ormai parte di un ampio ridisegno urbano: si inseriscono, insieme alla residenza e a spazi pubblici ritrovati, in zone sia centrali che periferiche della città. È leggibile di fatto un netto superamento di una divisione funzionalista della città. Porta Nuova è emblema di questa tendenza: HQ Coima è un edificio di 2.400 mq disposti su 5 piani, progettato per la parte architettonica da Mario Cucinella Architects e, per gli interni, da COIMA Image. Oltre ai contenuti in termini di spazi progettati sulle esigenze dei lavoratori e di smart working, è stato anche disegnato come elemento di collegamento tra il tessuto urbano e la Biblioteca degli Alberi, diventando così una porta d’accesso per il nuovo quartiere. Fenomeni analoghi si possono ritrovare in un altro grande progetto di trasformazione, come è City Life. Lo spazio dedicato agli uffici è principalmente quello delle tue torri, occupate rispettivamente da Allianz (quella progettata da Arata Isozaki) e Generali (quella da Haha Hadid), in attesa della terza torre (progetto di Daniel Libeskind, recentemente annunciato dopo l’accordo con PwC). I due grattacieli, simboli ed emblemi della nuova Milano, sono collocati al centro dello spazio e offrono ai lavoratori un’insolita vista sulla città. La firma di archistar internazionali è ben evidente nello stile e nella forma delle architetture stesse, che segna un salto molto netto – e non solo quantitativo – con la città ottocentesca e novecentesca che circonda il perimetro dell’ex Fiera campionaria. Se queste due aree sono già vivacemente vissute, quella dello scalo di Porta Romana, dove lo studio Citterio-Viel si sta occupando della sede di Fastweb nel più ampio progetto Symbiosis (consegna prevista per ottobre 2018) risulta ancora slegata dalla città e dalle sue dinamiche. Come per tutti gli interventi raccontati, il progetto si basa su una forte componente tecnologica e di studio degli spazi, ponendo quindi l’attenzione su collaborazione e condivisione come fattori capaci di indirizzare il progetto degli spazi del lavoro.

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Verso l’ibridazione

Dalla volontà di ibridazione e integrazione tra diverse attività e figure in un unico luogo/edificio, nasce invece l’idea di Garage Italia Custom, progetto voluto fortemente da Lapo Elkann che coinvolge lo chef stellato Carlo Cracco e l’architetto Michele De Lucchi. Se dal punto di vista strettamente architettonico non riveste un grande rilievo se non per aver riacceso la luce all’ex stazione ENI di Piazzale Accursio (volume basso dalla forma non banale e in un luogo strategico della mobilità milanese), il suo programma è sicuramente foriero di conseguenze soprattutto per il carattere speciale che è riuscito a sviluppare, anche sul fronte della comunicazione. Inaugurato poco più di due mesi fa è il nuovo campus della St. Louis School in via Colonna, esattamente nell’edificio conosciuto come “Padre Beccaro”, completamente recuperato attraverso un importante intervento di restauro e valorizzazione architettonica firmato da Tetris Design and Build. Gli interni si sviluppano con spazi flessibili, dinamici e facilmente riconfigurabili, caratterizzati dall’utilizzo di una palette di colori vintage, perfettamente integrata con l’esistente.

Milano si adegua ai nuovi modi di lavorare, dove gli spazi per coworking sono una realtà sempre più radicata, integrando al loro interno anche altre funzioni. Quindi non più luoghi deputati solo al lavorare, ma dove poter mangiare, assistere a presentazioni, incontrare amici, al limite dall’essere degli spazi pubblici. Forse in questi spazi del lavoro ibridi e sfaccettati sta, a Milano, il futuro di un’architettura che legge sempre più la fluidità e la contaminazione della società. È la capitale del business italiano e sempre di più cerca di ribadirlo anche con la sua immagine in costante rinnovamento che non vuole esser da meno delle grandi città europee: entro il 2020 sarà inaugurato il grattacielo da 30 piani “Gioia 22” (sostituisce il Palazzo dell’Inps), mentre nel 2019 sono attese la ristrutturazione della Torre Galfa e la nuova sede da 23 piani di UnipolSai (tra Via Melchiorre Gioia e Via Fratelli Castiglioni. Viene forse solo da chiedersi se i milanesi si riconosceranno ancora in questa Milano che rinnova se stessa e il proprio modo di lavorare, e insieme lo skyline del loro orizzonte quotidiano.

 

Elenco interventi descritti

Uffici Chiese 74, Park Associati, via Chiese 74, 2018

Headquarter Amazon, GBPA Architects, viale Monte Grappa, 2017

Uffici Paleocapa 7,  Scandurra Studio, via Paleocapa 7, 2017

Sede Emergency, TamAssociati, Via Santa Croce 19, 2017

Spaces Milano, Laboratorio Permanente, Porta Nuova 21, 2017

Headquarter Siemens, Barreca & La Varra, via Vipiteno 4, 2018

Headquarter GFT Italia, DAP Studio, Via Sile18, 2017

Headquarter Coima, Mario Cucinella Architects, Piazza Gae Aulenti 12,  2017

Torre Allianz, Arata Isozaki, Piazza Tre Torri, 2017

Torre Generali, Zaha Hadid, Piazza Tre Torri, 2018

Headquarter Fastweb, Antonio Citterio Patricia Viel and Partners, via Ripamonti, 2018

Garage Italia Customs, Michele De Lucchi, Viale Certosa 86, 2017

St. Louis School, Tetris Design and Build, via Marco Antonio Colonna, 2018

Progetti futuri

Gioia 22, studio Cesar Pelli, Via Melchiorre Gioia 22

Torre Galfa, studio BG&K associati, Via Luigi Galvani, via Fara

Headquarter UnipolSai, piuarch, piazza Gae Aulenti

Autore

  • Giulia Piatti

    Nata a Lecco (1990), si laurea presso il Politecnico di Milano nel 2015 con una tesi sulle progettiste italiane nel dopoguerra. Durante gli anni universitari ha affiancato la docente di Storia dell’architettura Maria Vittoria Capitanucci nella redazione di due testi («Milano Design Restaurants» e «Milano Architettura», Skira), scrivendo schede critiche e descrittive di progetti. Al momento svolge uno stage presso la Triennale di Milano come mediatore culturale per l’evento XXI Triennale “Design After Design”. È appassionata di arte, fotografia e viaggi che le permettono di vedere e toccare con mano le diverse opere architettoniche

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Last modified: 3 Aprile 2018