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Tanja MarziWritten by: Design Reviews

Il vetro viennese sbarca in Laguna

Il vetro viennese sbarca in Laguna

Nell’ambito del programma “Le Stanze del Vetro”, alla Fondazione Cini 300 opere provenienti dal Mak di Vienna e da collezioni private narrano nascita e sviluppo della moderna arte vetraria in Austria tra il 1900 e il 1937

 

VENEZIA. Dal 18 aprile, il programma “Le Stanze del Vetro” celebra la genesi della moderna arte vetraria in Austria tra il 1900 e il 1937, periodo particolarmente fervido, compreso tra la fine dell’Impero austro-ungarico e la Prima Repubblica.

Nei primi decenni del Novecento il design del vetro trovò a Vienna un ambiente estremamente creativo, legato alla ricerca costante di nuovi modi per realizzare oggetti adatti alla vita moderna dal punto di vista estetico e tecnico. Due generazioni di architetti viennesi, formati all’Akademie der Bildenden Künste diretta da Otto Wagner, al Politecnico e alla Kunstgewerbeschule, la scuola viennese di arti e mestieri, insieme ai noti rivenditori J.&L. Lobmeyr ed E. Bakalowits Söhne, resero il vetro protagonista tra i materiali moderni, ispirandosi nel processo di progettazione e produzione a forme e idee mutuate dall’architettura. Esponenti del Modernismo viennese come Josef Hoffmann, Koloman Moser, Joseph Maria Olbrich, Leopold Bauer Otto Prutscher, Oskar Strnad, Oswald Haerdtl e Adolf Loos svilupparono uno speciale interesse per la lavorazione di questo materiale, aprendo la strada ai primi sviluppi nella moderna produzione vetraria.

Nelle province boeme dell’Impero austro-ungarico, strettamente legate alla Kunstgewerbeschule di Vienna tramite scuole di specializzazione, vi era da sempre una lunga tradizione nella lavorazione del vetro. Il dialogo tra architetti e designer, che operavano vicino alle fornaci per comprenderne a fondo il materiale e l’integrazione delle innovazioni nella produzione, insieme alla stretta collaborazione con gli artigiani e i maestri vetrai contribuirono a definire lo stile del vetro viennese. Le loro opere, con un uso molteplice e spesso inusuale del materiale vitreo (impiegato anche per piastrelle, mosaici, lampade e finestre) vennero presentate con successo all’interno della Wiener Werkstätte (Officina Viennese) che sviluppò gli esiti della Secessione, o del Werkbund, movimento nato con l’obiettivo d’incoraggiare la collaborazione tra arte, artigianato e industria.

A partire dal 1900 il vetro ebbe un posto di rilievo nelle esposizioni organizzate dall’imperial-regio Museo austriaco di arte e industria di Vienna e nelle mostre della Secessione. La sperimentazione di nuove forme e l’uso di tecniche innovative portarono i vetri austriaci all’affermazione internazionale, in particolare durante le Esposizioni universali ma anche nelle Triennali di Milano e nelle Mostre internazionali delle Arti decorative di Monza. In quegli anni vengono disegnati servizi ancora oggi in produzione.

Fra le tecniche innovative si ricordano gli esperimenti di Hoffmann con il vetro iridescente, con il cristallo molato trasparente, la decorazione “Bronzit” (tecnica che consentiva di ottenere un disegno nero o marrone su fondo di vetro opaco), i servizi di bicchieri caratterizzati da semplici motivi geometrici con il cosiddetto vetro mussolina o “Strohglas” che consentiva di ottenere pareti estremamente sottili.

La crisi economica mondiale del 1929, la chiusura della Wiener Werkstätte nel 1932 e lo scoppio della guerra civile in Austria nel 1934 segnarono la fine di questi progressi.

La mostra “Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937”, curata da Rainald Franz, con oltre 300 opere provenienti dalla collezione del MAK – Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art di Vienna e da collezioni private, presenta, fino al 31 luglio, i migliori successi delle vetrerie austriache, fornendo un panorama completo sulla produzione dei diversi architetti e designer.

 

Il percorso espositivo è organizzato in sette stanze che, con un percorso cronologico, conducono il visitatore attraverso gli sviluppi della moderna arte vetraria austriaca a partire dai primi vetri moderni esposti alle mostre della Secessione viennese nel 1900, fino al “miroir cabinet” progettato da Hoffmann per il Padiglione austriaco all’Esposizione universale di Parigi del 1937.

Dopo la splendida mostra del 2015 “Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger”, questa è la seconda esposizione organizzata presso “Le Stanze del Vetro” (nell’ambito del progetto pluriennale promosso da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung) che viene dedicata agli sviluppi internazionali dell’arte vetraria nel XX secolo. Anche in questo caso, ampio spazio è dedicato all’affascinante storia della sua produzione, con attenzione alle numerose sperimentazioni e tecniche utilizzate in Austria nel corso degli anni e con uno sguardo particolare alle influenze e alle connessioni fra il vetro austriaco e il design del vetro italiano e veneziano.

 

Foto di copertina: Josef Hoffmann, War Glasses, before 1916, clear glass, enamel decoration, Johann Oertel, Nový Bor (Haida), for Wiener Werkstätte (© MAK)

 

 

Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937

18 aprile – 31 luglio | Le stanze del vetro, Fondazione Giogo Cini, Isola di San Giorgio, Venezia

orario 10-19; chiuso il mercoledì; ingresso libero

È disponibile un servizio gratuito di visite guidate e attività didattiche gratuite rivolte alle scuole.

Contestualmente, nei giardini della Fondazione Cini, rimarrà aperto al pubblico anche il padiglione temporaneo progettato dall’artista giapponese Hiroshi Sugimoto. Glass Tea House Mondrian.

lestanzedelvetro.org

Autore

  • Tanja Marzi

    Architetta, è dottore di ricerca in Innovazione tecnologica per l’ambiente costruito presso il Politecnico di Torino, dove svolge attività di ricerca e didattica nel Dipartimento di architettura e Design. Partecipa a numerosi progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale sui temi del recupero e della valorizzazione dei beni culturali appartenenti al patrimonio storico, alle strutture lignee e all’architettura moderna.

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Last modified: 20 Aprile 2016