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Il Cersaie si avvicina!

Il Cersaie si avvicina!

L’edizione 2014 del principale appuntamento di settore (organizzato a Bolognafiere dal 22 al 26 settembre da EDI.CER., società controllata dall’associazione nazionale di categoria Confindustria Ceramica) vedrà, come ormai di consuetudine, numerosi incontri con alcuni protagonisti della scena architettonica internazionale nell’ambito del programma culturale “costruire, abitare, pensare”.

Carme Pinós
-Martedì 23 settembre, ore 15 (Galleria dell’Architettura, pad.21/22)
L’architetta spagnola è tra le principali protagoniste al femminile della scena internazionale. Nata a Barcellona nel 1954, ha unito la sua professione di progettista (dal 1982 al 1991 in uno studio associato con l’allora marito Enric Miralles) con attività didattiche e ha tenuto importanti corsi di formazione e workshop. È stata anche visiting professor all’Università dell’Illinois ad Urbana-Champaign (1994-1995), alla Kunstakademie di Düsseldorf (1996-1997), alla Columbia University di New York (1999), all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (2001-2002), alla Harvard University Graduate School of Design (2003), all’Accademia di Architettura di Mendrisio (2005-2006) e all’Università di Roma Tre (2007-2008). Tra i principali progetti recenti, il piano di riqualificazione del centro storico di Saint Dizier (Francia), l’edificio dei Dipartimenti del nuovo campus della Facoltà di Economia dell’Università di Vienna, le torri Cube I e II di Guadalajara (Messico). In Spagna, vanno ricordati il Centro culturale Caixaforum e il Centro esposizioni di Saragozza, il Palazzo della Regione del Governo di Tortosa, il ponte pedonale di Petrer (Alicante), il lungomare Juan Aparicio di Torrevieja, la sistemazione dello spazio composto da Piazza Gardunya, la Scuola d’arte di Massana, un grande edificio residenziale e la facciata posteriore del famoso Mercato di Boqueria nel centro storico di Barcellona, le case popolari nel quartiere di Vallecas (Madrid). Tra i suoi principali riconoscimenti, il premio nazionale dell’Alto consiglio degli architetti spagnoli (1995), il premio dell’Associazione professionale degli architetti di Valencia (2001), il premio ‘AraCatMon’ dell’Associazione professionale degli architetti della Catalogna (2005), il primo premio alla Biennale spagnola di Architettura (2008), il premio nazionale per l’architettura pubblica del governo catalano (2008) e il premio A-Plus per la migliore carriera professionale nel 2013.

Javier Corvalán
-Mercoledì 24 settembre, ore 10 (Galleria dell’Architettura, pad.21/22)
Il panorama latinoamericano presenta una generazione di progettisti, nati negli anni cinquanta e sessanta, di particolare interesse, i quali sono emersi sulla ribalta internazionale per l’interpretazione di tematiche relative all’eredità del Movimento Moderno in rapporto al recupero di tradizioni e identità locali. Altro elemento spesso comune, il doversi confrontare con cantieri dal budget ridotto; un limite oggettivo che diventa sfida progettuale. Come nel caso del paraguaiano Javier Corvalán, nato ad Asunción nel 1962 e ivi laureatosi in architettura nel 1987 presso la Facoltà di Scienze e tecnologie dell’UCA. Si reca a Roma per il dottorato in Recupero dei centri urbani e dal 1990 opera come libero professionista nel proprio studio. Individualmente e come associato vince numerosi concorsi per progetti pubblici e privati: tra gli altri, il teatro sperimentale all’interno del complesso architettonico Manzana de la Rivera, il teatro municipale di Asunción e il Centro Cultural de España. È stato finalista alla Biennale Iberoamericana del 2002 e del 2004. Nel 2000 ha ricevuto il premio di Architettura contemporanea e istituito il Laboratorio di Architettura che attualmente si trova nella città di Luque; collabora come docente post-laurea con varie scuole di architettura dell’America Latina ed è visiting professor allo IUAV di Venezia. Ad Asunción è docente e fondatore del Taller E della FADA UNA, nonché titolare della cattedra di tesi della Facoltà di Scienze e tecnologie dell’UCA. Tra le sue principali realizzazioni, Caja Oscura” ad Asunción, la Casa Hamaca e l’APG golf club di Luque.
A dialogare con Corvalán ci sarà Francesco Dal Co, docente di storia dell’architettura allo IUAV.

Giovani italiani all’estero
-Mercoledì 24 settembre, ore 15 (Galleria dell’Architettura, pad.21/22)
Il fenomeno, crescente, pare l’unico antidoto alla mancanza di concreti sbocchi lavorativi in madrepatria? Il giornalista di Radio 24 Sergio Nava, autore del libro La fuga dei talenti, opera che analizza il fenomeno dell’espatrio dei giovani professionisti italiani, è stato invitato a moderare il forum che vedrà protagonisti due architetti milanesi rispettivamente con studio a Berlino e Lisbona, confrontati a Fulvio Irace, docente di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano. Si tratta di Simona Malvezzi, classe 1966, a capo, insieme ai due fratelli Kuehn (conosciuti in Austria partecipando e vincendo insieme un concorso), dello studio Kuehn Malvezzi Architekten, impegnato sul rapporto tra arte e architettura, artefice di numerosi allestimenti come quello del Palazzo del Belvedere di Vienna, mentre a Berlino si è recentemente aggiudicato il concorso per un edificio di culto che in un’unica struttura riunirà una sinagoga, una moschea e una chiesa evangelica. Simona Malvezzi ha costruito la sua famiglia a Milano ma si sposta regolarmente a Berlino o nei cantieri di altre città (come a Monaco, dove sta seguendo la costruzione di un nuovo centro commerciale). Secondo interlocutore sarà Nadir Bonaccorso, classe 1967, laureato a Milano nel 1993 e poi collaboratore dello studio del portoghese João Luìs Carrilho de Graca fino al 1996. Ha in seguito fondato il proprio studio nbAA (nadir bonaccorso arquitectos associados) lavorando sul tema dell’energia solare passiva in architettura, per poi occuparsi anche di design e allestimenti.

Toyo Ito: Lectio Magistralis
-Giovedì 25 settembre, ore 11 (Europauditorium, Palazzo dei congressi)
Introdotto da Francesco Dal Co, l’architetto giapponese, premio Pritzker 2013, è noto per le sue ricerche intorno ai concetti di smaterializzazione dell’apparenza concreta delle opere, in cui l’ossessione per leggerezza e trasparenza combina il mondo fisico con quello virtuale. Di rilievo il suo approccio dopo lo tsunami del marzo 2011, quando con altri architetti del Sol Levante (Kazuyo Sejima, Kengo Kuma, Hiroshi Naito e Riken Yamamoto) ha promosso un nuovo progetto per i centri di soccorso, “Home-for-All”, incentrato sulla socialità e sulla condivisione di spazi minimi comuni (Leone d’Oro con il padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia 2012). Nato a Seul nel 1941, Ito si laurea nel 1965 presso la Facoltà di architettura dell’Università di Tokyo. Dopo un periodo di collaborazione nello studio Kiyonori Kikutake Architect & Associates dal 1965 al 1969, nel 1971 apre a Tokyo il proprio studio Urban Robot (Urbot), il cui nome dal 1979 è mutato in Toyo Ito & Associates, Architects. È titolare di una cattedra presso l’Università delle donne di Tokyo, professore emerito presso la University of North London ed è visiting professor presso la Columbia University. Tra gli altri numerosi riconoscimenti, l’Architecture Institute of Japan Prize, il Japan Art Academy Prize, il Grand Prize of Good Design Award, la Medaglia d’Oro del Royal Institute of British Architects, il Compasso d’Oro, l’Austrian Frederick Kiesler Prize for Architecture and the Arts, la Medalla de Oro from Circulo de Bellas Artes de Madrid e l’Asahi Prize. Tra le sue opere più significative: la Torre dei Venti a Yokohama, la Mediateca di Sendai, la Torre Mikimoto Ginza a Tokyo, la Metropolitan Opera House di Taichung a Taiwan, la residenza White O a Marbella e il Berkeley Art Museum/Pacific Film Archive in California. Infine, il progetto per i centri di soccorso e accoglienza sviluppato dopo lo tsunami del 2011 insieme ai progettisti giapponesi

Riccardo Blumer: “lezione alla rovescia”
Venerdì 26 settembre, ore 10 (Europauditorium, Palazzo dei congressi)
Dopo Enzo Mari, Alessandro Mendini, Elio Caccavale e Riccardo Dalisi, a sottoporsi a “interrogazione” da parte degli studenti degli istituti superiori provenienti da tutta l’Emilia Romagna per un singolare incontro sarà l’architetto e designer svizzero Riccardo Blumer, introdotto da Fulvio Irace, storico dell’architettura e docente al Politecnico di Milano. Nato a Bergamo nel 1959, Blumer studia architettura al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1982. Dal 1983 al 1988 lavora presso lo studio di Mario Botta a Lugano. Da allora svolge la sua attività di architetto e designer collaborando con aziende quali Alias, Artemide, Desalto, Poliform, Ycami, B&B e Flou e progettando interni pubblici e privati tra cui quelli del Teatro alla Scala di Milano e allestimenti per esposizioni anche alla Triennale di Milano e al Musèe du Président Jacques Chirac. Nel 1997 vince il Design Preis Schweiz e nel 1998 il Compasso d’Oro. Le sue sedie “La Leggera” per Alias e “Entronauta” per Desalto, dal 2010 fanno parte della collezione permanente del MoMA di New York. Come architetto realizza edifici residenziali, terziari e industriali. Attualmente anche in questo campo, come nel design, si sta concentrando su questioni di tipo strutturale attraverso la minimizzazione delle parti. È docente di Progettazione architettonica e design presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, di Design presso l’IUAV-RSM di San Marino e la NABA di Milano, di Architettura d’interni presso l’ISAID di Vicenza. Si occupa di metodologia della ricerca indirizzata agli aspetti creativi, da cui derivano gli “Esercizi fisici di architettura e design” che sta portando in numerose conferenze per enti pubblici e privati.

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Last modified: 6 Luglio 2015