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Written by: Forum

Come non essere spettacolari?

Prima di tutto: come essere spettacolari? Se la domanda è rivolta «solo» agli architetti che esercitano in Cina, credo che la maggior parte di noi possa affermare che quella è «la» cosa che sappiamo fare meglio. Ora, ad esempio, conosciamo il concetto di dimensione forse addirittura più di Rem Koolhaas. Per noi, S, M, L e XL significano rispettivamente: Super, Mega, Lux (cioè lusso) ed eXtra. Se esiste una percezione più tradizionale delle dimensioni, allora large è, quanto meno, il nuovo medium. Le dimensioni sono solo uno degli ingredienti delle icone architettoniche prodotte in serie.
In passato ero critico (e lo sono ancora) nei confronti dell’infervorato immaginario dell’architettura contemporanea cinese, preferendo un design meno appariscente con tematiche urbane e sociali. Per quanto inutilmente, ho persino caldeggiato la banalità come antidoto, se non addirittura come cura.
Ed ecco che arriva l’Expo di Shanghai, aperta dal 30 aprile, l’ultimissimo climax celebrativo dopo il 60° anniversario della Repubblica popolare cinese dell’anno scorso (le Olimpiadi di Pechino del 2008 sono ormai troppo vecchie per essere citate) in una serie apparentemente infinita di celebrazioni in tutto il paese. Stavolta, però, il mio studio, Atelier Feichang Jianzhu (Fcjz), ha avuto l’occasione di contribuire alla produzione delle meraviglie: ci è stato infatti commissionato il progetto del Shanghai Corporate Pavilion. Avevo di fronte un dilemma, anzi, una sfida: dovevo rispondere alla mia stessa domanda, come non essere spettacolari?
La banalità non bastava, poiché la fiera è uno dei principali gala internazionali in cui l’architettura funge da fuoco d’artificio. In primo luogo ho riformulato la domanda: come essere spettacolari in modo non spettacolare? Sembrava un’idea del tutto contraddittoria, in grado di essere concretizzata solo dagli irriducibili postmodernisti tradizionali.
Dopo numerose ipotesi assortite, sono giunto a questa conclusione: come essere più che spettacolari? Questa versione indica un atteggiamento più costruttivo. In un’Expo si conviene che l’architettura sia d’intrattenimento, ma può anche essere istruttiva?
A onor del vero, l’Expo per certi versi riguarda l’istruzione. Il tema di quest’anno, «Città migliore, vita migliore», non dovrebbe essere preso alla leggera. Dietro lo slogan dal suono generico c’è la domanda seria della vivibilità, ignorata negli ultimi trent’anni dall’urbanizzazione cinese. La città è stata uno strumento del progresso economico, niente di più. Finalmente, negli ultimi anni la qualità della vita urbana sembra far parte dell’agenda nazionale.
La vivibilità porta con sé anche la sostenibilità: per vivere in modo sano e comodo, non possiamo continuare a inquinare l’aria e l’acqua ed emettere tutta quell’anidride carbonica che trasforma in forni le nostre città. L’aspetto interessante di Shanghai è che rappresenta al tempo stesso una città vivibile e il suo contrario: i vecchi quartieri di Puxi e la sponda occidentale del fiume Huangpu traboccano di grazia, mentre Pudong e la sponda orientale incarnano la disumanità dei monumenti al capitalismo.
Poiché il nostro padiglione si trova sul lato ovest, non potevamo esimerci dal non andare oltre il mero spettacolo. Vogliamo diffondere dei messaggi che, con un po’ di speranza, affronteranno le condizioni urbane e ambientali future della Cina contemporanea.
Amiamo ancora lo spazio. Però vogliamo anche lo spettacolo. Abbiamo capito che è il veicolo dei contenuti. Con qualcosa di visivamente sbalorditivo, possiamo convogliare l’attenzione della gente verso la tecnologia, l’energia, la città. A suo modo, è un approccio populista all’architettura. Anzi, visto il ricorso al display dinamico d’informazioni digitali del nostro progetto, mi piace vedere l’architettura come un gioco per bambini.
A dirla tutta, non sono un fanatico del sensazionalismo. Il dramma può anche andar bene, ma il melodramma no. In fondo non si può infilare di nascosto la sostanza nella superficialità, non si può trasformare il vino in acqua. Io non credo alla magia. L’architettura deve migliorare la vita quotidiana della gente. Eppure, sembra che la Cina continuerà a diffondere spettacoli architettonici e urbani. Ci serve una strategia, e ci serve subito. Senza alcun cinismo, vorrei suggerire spettacoli con contenuto come strategia, o almeno come tattica. Diamo inizio a un altro spettacolo!

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Last modified: 17 Luglio 2015