PALERMO. Dal 25 al 31 maggio si è tenuta la terza edizione di «Palermo Design Week», uniniziativa promossa dallassociazione Icod in collaborazione con il Dipartimento di Disegno industriale della Facoltà di Architettura di Palermo. La manifestazione ha avuto come principali sedi espositive lex deposito locomotive di SantErasmo e il nuovo Centro dArte Piana dei Colli e, pur proponendo un vasto programma di convegni, mostre, workshop, concerti e feste, non è riuscita a calamitare del tutto lattenzione della città sul design. Le sette mostre («Premio alla carriera», «Storie di design», «Avverati_A Dream Come True», «Wallpaper», «Look it…Touch it!», «Colors» e «Sperimentazioni intorno al design») e le conferenze non sono riuscite ad attrarre un circuito più ampio di quello degli addetti ai lavori. Inoltre, disguidi organizzativi, come linaugurazione posticipata dellinteressante mostra curata da Porzia Bergamasco «Storie di design» – una selezione di 54 progetti provenienti da 27 paesi della Comunità europea – e la localizzazione in spazi poco accessibili con i mezzi pubblici, hanno di fatto limitato la portata di questevento che si proponeva lambizioso obiettivo di stimolare lattenzione verso il settore trasformando la città in una piattaforma internazionale del design rivolta verso il Mediterraneo. Altro limite della manifestazione è stato quello di non aver spinto fino in fondo la difficile sfida di censire e valorizzare le energie creative presenti sul territorio, alimentando così la diffusione di unidea del design come fenomeno di consumo. Un dialogo tentato solo a livello didattico con i due workshop curati dal Dipartimento di Disegno industriale della Facoltà di Architettura di Palermo e con lallestimento, a cura degli studenti, delle vetrine di alcuni negozi specializzati nellarchitettura degli interni. La mostra «Avverati_A Dream Come True», curata da Beppe Finessi e realizzata dal Cosmit nel 2007 in occasione dei 10 anni del SaloneSatellite di Milano, ha presentato al pubblico una serie di progetti ormai entrati in produzione e in ciò riassume il limite di questa manifestazione che, contrariamente alle aspettative, sembra confermare, ancora una volta, lattuale destino di Palermo: una città che si propone sempre di più come un mercato da conquistare piuttosto che come una fucina didee.
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