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Alto Adige, quando il benessere del territorio si riflette nella baukultur

Alto Adige, quando il benessere del territorio si riflette nella baukultur

In mostra alla Kunsthaus di Merano la quarta edizione della rassegna sulle opere recenti

 

MERANO (BOLZANO). In Laubengasse, o via Portici, a pochi passi dal municipio di Ettore Sottsass sr., si trova la Kunsthaus, posta in un caratteristico edificio storico, adattato a spazio espositivo per l’arte e l’architettura contemporanee dagli architetti Höller & Klotzner. L’associazione Kunst Meran /Merano Arte, che la gestisce e si occupa di promuovere le arti contemporanee, ha aperto fino al 16 febbraio 2025 la nuova rassegna sulle architetture recenti in Alto Adige (2018-24), con la collaborazione della Südtiroler Künstlerbund, storica associazione bolzanina ponte fra artisti e pubblico, assieme all’emanazione dell’Ordine degli architetti provinciale, ovvero la Fondazione Architettura Alto Adige/Architekturstiftung Südtirol, editore della rimarchevole rivista «Turris Babel».

 

Una baukultur consolidata

È la quarta ricognizione, che in 18 anni (2006, 2012, 2018, 2024) ha provveduto a selezionare un cospicuo novero di realizzazioni a partire dal 2000. Ben un quarto di secolo di edificazioni del vasto territorio sudtirolese, effettuando un’interessante digressione intermedia (Abitare le Alpi, 2010), sguardo aggiuntivo esteso all’intero arco alpino. Si tratta di rassegne che hanno avuto come prodromi le attività degli anni ’90 cui fa riferimento una primissima esplorazione a cura dell’Ordine degli architetti: Architettura in Alto Adige dal 1900 ad oggi (1993) volumetto edito in occasione dell’omonima mostra presso AR/GE Kunst a Bolzano.

Quello degli anni90 è stato un periodo di grande fermento, testimoniato, ad esempio, dalle mostre dedicate a sicuri protagonisti del futuro (presentatisi in loco!) come Steven Holl, tenutasi poco più di due mesi dopo la mostra sopracitata, o quelle intitolate a Juan Navarro Baldeweg e Hans Kollhoff dell’anno successivo, per non dire di quella dell’anno precedente, riservata a David Chipperfield o, nello stesso anno, quella rivolta all’architettura industriale dell’Alto Adige, Tirolo austriaco e Vorarlberg. Retrocedendo appena un po’, ricordiamo ancora, fra altre, la mostra su Peter Zumthor nel 1990. O la retrospettiva dedicata a Carlo Mollino del 1989.

Questi indizi rendono bene idea di come la realtà fotografata dalla mostra sia un fenomeno assai consolidato: gli interessanti avvenimenti architettonici in Alto Adige o, per meglio dire, Südtirol, sono il frutto maturo d’un impegno proveniente da lontano, riguardante non solo i professionisti ma anche i committenti, in particolare l’importante mano pubblica, di cui ricordiamo appena una delle fotografie dal di dentro Öffentliches Bauen in Südtirol/Opere pubbliche in Alto Adige, 1993-2003, a cura di Joseph March, volume edito dalla provincia. Tuttavia, l’esemplare qualità diffusa sul territorio è presente anche a livello di committenza privata.

 

Chiavi di lettura per una rassegna

Significativamente trattasi non di un premio, ovvero di primazia assoluta di un unico, di una singolarità francamente poco interessante perché spesso prodotta da ritratti soggettivi. Piuttosto, al contrario, di ricognizione, scelta che può produrre uno o più panorami meglio identificabili, come in questo caso: codesta esplorazione ci parla dell’ultimissimo periodo ma, aggiunta alle precedenti, nel suo complesso produce pure una narrazione in chiave storica. Essa è interessante perché si rivolge non solo a professionisti che parlano in “architettese” stretto ma, in modo interrogante, a tutta la popolazione del territorio.

Una delle sezioni più importanti della mostra è quella destinata alle attività didattiche. Qui, un cartello propone dei quesiti ineludibili che danno il grado di consapevolezza del fenomeno, tentando di almanaccare l’avvenire: «Come diventerà nel futuro il contesto urbano e rurale di oggi? Come sarà l’architettura di domani? In che modo vogliamo vivere e soggiornare al suo interno?» In un luogo dedicato all’incontro, al confronto e al ragionamento, queste domande serviranno ad accrescere la coscienza relativa al bisogno di qualità dell’edificato e dell’assetto del territorio, indipendentemente dal ruolo sociale o professionale futuro dei partecipanti in erba.

Fra tante luci, l’ombra dell’overtourism e, come opportunamente nota la co-curatrice Annette Spiro, l’«elevata presenza di case vacanza», mentre nel frattempo «l’edilizia residenziale e sociale risulta invece scarsamente rappresentata». Come interessante chiave di risoluzione, opportunità comune ad altri territori, vi sono buoni esempi di riuso anche di edifici storici, definiti e opportunamente caratterizzati tramite l’utilizzo di materiali e tecniche prettamente locali. E pure interventi che dimostrano come si possa agire efficacemente e modernamente in delicati contesti paesistici tramite un oculato mimetismo.

Spesso, al contrario di quello che accade online sfogliando le e-zine, qui le foto, pure in mostra e a catalogo, non restituiscono se non parzialmente complessità e preziosità, rendendo meno che dal vivo in loco. Fortunatamente, anche per chi non vuole cimentarsi in una sovente infruttuosa caccia al tesoro (alcuni edifici, per molte ragioni, non sono visitabili) sebbene in mostra sia offerto un Journal, sorta di vademecum con le localizzazioni sovrapposte al territorio suddiviso in zone, c’è la possibilità di aggregarsi a delle visite già programmate o che saranno programmate più avanti (attenzione alla lingua di fruizione) che permetteranno di esplorare luoghi altrimenti inagibili.

Un’ultima considerazione: gran parte di queste opere, in linea generale, lascia intravedere alle spalle budget sostanziosi e restituisce l’idea di un generale e indiscutibile benessere del territorio. Se qui prevale la qualità collettiva, in altri territori meno fortunati la penuria di risorse costringe a soluzioni molto creative con mezzi minimi, amplificando la ricerca progettuale, restituendo però sconnessi unicum isolati.

Immagine copertina: scatto di montagna (© Oliver Jaist)

Visite guidate programmate

19 novembre 2024: visita guidata in mostra + visita alla Musealizzazione delle mura di Merano con Georg Klotzner (in lingua tedesca)

7 dicembre 2024: visita a Bolzano al progetto di Area Architetti e ad alcuni progetti presenti nelle precedenti edizioni. Guida con Clemens Kubicek della Fondazione Architettura, focus su residenza sociale, urbanistica/sviluppo della città. In lingua tedesca con eventuale presenza di Area Arch (in lingua italiana)

1° febbraio 2025: visita a Bressanone con Filippo Bricolo e alcuni studi di architettura (nominativi da confermare), in lingua italiana

Autore

  • Gabriele Toneguzzi

    Architetto, PhD in design, è attivo in vari settori progettuali, in particolare negli allestimenti museali. Dal 2005 scrive per «Il Giornale dell’Architettura». Come contrattista ha svolto didattica a Roma (La Sapienza), Firenze, Ferrara, Padova, San Marino, Venezia (Iuav), ove insegna attualmente. È stato designato visiting professor and researcher semestrale in Portogallo. Ha collaborato con la Chalmers University of Technology di Göteborg

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Last modified: 31 Ottobre 2024