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Gerardo MazziottiWritten by: Forum Patrimonio

Architettura contemporanea italiana, le dimenticanze dell’Unesco

Nessun riconoscimento nel paese con più siti Patrimonio dell’umanità. Riceviamo e pubblichiamo una richiesta al Ministero della Cultura

 

Il nostro è il paese con il maggior numero di siti culturali inseriti nel Patrimonio dell’umanità Unesco. C’è di tutto: centri storici, città, conventi, statue, affreschi, costiere, borghi, montagne, ferrovie, isole, chiese, campanili, vie, piazze e, addirittura, la pizza napoletana. C’è l’Etna ma non c’è il Vesuvio.

E, per quel che più conta, non c’è una sola opera d’architettura contemporanea italiana accanto a quelle di Antoni Gaudì, Walter Gropius, Kenzo Tange, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Ludwig Mies van der Rohe, Alvar Aalto… entrate a far parte del Patrimonio dell’umanità. Un’omissione che lascia stupefatti perché si tratta di una produzione architettonica che il mondo culturale internazionale considera di particolare valore.

Giovanni Michelucci, dopo aver realizzato la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, riuscendo a inserire un’opera razionalista nel contesto storico fiorentino, progettò a Campi Bisenzio (Firenze) la chiesa di San Giovanni Battista, nota come la “Chiesa dell’autostrada”, eretta per commemorare le numerose morti bianche durante i cantieri dell’Autosole. Un’opera di mirabile bellezza di cui Aalto, autore della chiesa di Santa Maria Assunta a Riola (Bologna), ha detto: “Questa grande tenda flessuosa copre uno spazio in cui rivive la stessa religiosità delle basiliche cristiane”. E che ha commosso Richard Meier, autore della chiesa Dives in misericordia a Roma: “Solo un architetto ispirato dal Signore poteva concepire uno spazio interno così suggestivo”.

Pier Luigi Nervi, ingegnere, giudicato da Le Corbusier “tra i maggiori architetti italiani del Novecento”, è l’ideatore dell’architectural sculpture con le ardite aviorimesse di Orbetello (Grosseto). Nel 1960, in occasione delle celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia, realizzò a Torino il grande Palazzo del Lavoro: un prisma quadrato di lato 163 metri alto 25, coperto da 16 lastre di cemento poggiate sulle travi d’acciaio incastrate a un capitello rotondo, posto alla sommità di un pilastro conico fortemente rastremato, contenente il pluviale per le acque meteoriche. Le grandi pareti vetrate perimetrali e le strisce di un metro che separano le lastre della copertura illuminano lo spazio interno. “Un palazzo di cristallo fatto con sedici ombrelli di geniale fattura”, ha scritto Bruno Zevi.

Giuseppe Terragni è autore della Casa del Fascio a Como, riconosciuta come capolavoro razionalista. Ospita attualmente il Comando della VI Legione della Guardia di Finanza, ma nel febbraio 2017 è stata lanciata una petizione che ne propone il recupero a fini culturali, istituendo al suo interno un museo del razionalismo e dell’astrattismo. Un’opera che ancora oggi è ammirata dagli architetti di tutto il mondo.

Giuseppe Vaccaro, in collaborazione con Gino Franzi, è l’autore del Palazzo delle Poste costruito sulla piazza del nuovo rione Carità a Napoli negli anni trenta. La facciata è caratterizzata dall’ampia apertura centrale divisa da un pilastro a tutt’altezza, e dai rivestimenti in marmo nero dei due grandi saloni del piano terra e in marmo bianco dei piani degli uffici. È considerato uno dei capolavori dell’architettura moderna europea.

Adalberto Libera è stato l’animatore del MIAR (Movimento italiano per l’architettura razionalista) e il promotore delle visite di Le Corbusier a Roma durante la costruzione delle cinque città nuove nelle risanate paludi pontine. Ha costruito numerose opere tra le quali la Villa Malaparte che emerge dalla roccia di punta Massullo a Capri (Napoli), un grande blocco di tufo dipinto in rosso pompeiano coperto da una grande terrazza praticabile, accessibile da un’ampia scalinata. È tra le migliori opere dell’architettura moderna.

Il Ministero della Cultura dovrebbe chiedere all’Unesco d’inserire queste opere nel Patrimonio dell’umanità, unitamente alla Mostra d’Oltremare di Napoli per il pregio delle opere architettoniche, delle grandi aree alberate e delle numerose fontane (spettacolare quella dell’Esedra, unica al mondo) in essa contenute.

 

Immagine di copertina: interno della chiesa di San Giovanni Battista a Campi Bisenzio (Firenze), di Giovanni Michelucci (1960-64, © Grazia Sgrilli – Courtesy Archivio Fondazione Giovanni Michelucci)

Autore

  • Gerardo Mazziotti

    Laureato in architettura a Napoli nel 1950 con un progetto di velodromo che vince il Premio Coni per impianti sportivi e grazie al quale il relatore Carlo Cocchia lo coinvolge nella progettazione dello stadio San Paolo di Napoli. È stato docente della Facoltà di Ingegneria di Salerno e autore, per la Collana scientifica dell’Università delle pubblicazioni “La ricerca della Forma”, “Il Partenone” e “Costruire”. Direttore dei servizi tecnici dell'Iacp di Napoli dal 1956 al 1989. Tra i progetti, le Terme del Solaro a Castellammare di Stabia, l’Ostello della gioventù a Napoli Mergellina, la Banca d’Italia di Benevento e un complesso scolastico polifunzionale a Napoli Marianella. Come autore di tre libri pubblicati sulla ventennale vicenda di Bagnoli-Coroglio ha ricevuto nel 2008 il Premio internazionale di Giornalismo civile. Nel 2016 ha pubblicato “Una vita da irridibile irrequieto” (Clean edizioni, prefazione di Aldo Masullo)

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Last modified: 1 Settembre 2021