Numerosi gli interventi in programma nel capoluogo emiliano, ma poche le realizzazioni. E l’architettura resta spesso tra parentesi
Città dalle tante eccellenze, Modena sotto il profilo urbanistico e architettonico deve tuttavia sciogliere numerosi nodi che ne segneranno inevitabilmente il futuro. Ciò vale soprattutto per gli interventi di rigenerazione urbana, che in parte hanno anticipato i principi cardine della più recente legge urbanistica regionale (n.24/2017). L’occasione potrebbe presentarsi proprio in questi mesi, con l’avvio di un cantiere riguardante una significativa porzione di città: le ex Fonderie riunite.
Ex Fonderie riunite
Lo stabilimento (circa 43.000 mq), collocato nella parte nord-est della città a ridosso della ferrovia, è stato realizzato a fine anni ’20 e dismesso negli anni ‘80. Di proprietà del Comune, custodisce tra l’altro la memoria del tragico eccidio di 6 operai da parte di forze di polizia, durante le lotte sindacali e le occupazioni del 1950. Il programma strategico per il comparto, a cura di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e Democenter (Centro per l’innovazione della rete regionale Emilia-Romagna alta tecnologia), prevede quattro stralci d’intervento per la realizzazione di un Distretto per l’accelerazione e lo sviluppo della tecnologia (Dast) nel settore automotive, con budget 3,7 milioni (incluso un contributo del Comune e della Fondazione di Modena). Ad inizio 2020 è stato firmato l’Accordo di programma con la Regione Emilia-Romagna per un contratto di rigenerazione urbana che mette a disposizione risorse per 1,5 milioni. L’iniziativa risale al 2009, a valle di un concorso nazionale d’idee vinto dal gruppo guidato dal Centro Cooperativo di Progettazione (Ccdp, Reggio Emilia) con Modostudio e con Sofia Cattinari, ed un percorso di partecipazione durato 2 anni e che ha sensibilmente ridotto la quota di attività commerciali o residenziali. Il progetto conserva l’impianto della vecchia fabbrica, valorizzato da un nuovo innesto che metta in risalto gli elementi specifici delle diverse epoche.
Il primo stralcio, nel cosiddetto “rettangolo del Novecento”, è rappresentato dal restauro e riqualificazione della palazzina uffici, che dovrebbero partire entro l’estate (ma che difficilmente rispetteranno il cronoprogramma di primavera 2022 per la conclusione). Nella palazzina troveranno posto una biblioteca, la sede dell’Istituto storico della resistenza e della Società contemporanea, uffici, sale didattiche e una sala conferenze da 99 posti, oltre a una sala eventi (superficie complessiva, circa 1.500 mq). Sono previsti anche un nuovo percorso ciclopedonale e ulteriori parcheggi. Per il secondo e terzo stralcio (9.000 e 12.000 mq circa), nel “quadrato dell’innovazione”, regna l’incertezza. Il Comune sta procedendo con le proprie strutture alla definizione del Piano particolareggiato del comparto; il progetto iniziale dovrebbe essere rispettato, ma non è chiaro fino a che punto. La criticità maggiore sta nell’individuazione dei destinatari: per ora si guarda ai mondi della ricerca, dell’ingegneria meccanica e dell’automotive (in stretta connessione con il progetto Masa – Modena automotive smart area -, l’autodromo e le iniziative riferite alla Motor Valley). È probabile la realizzazione di altri uffici e laboratori di ricerca. Per l’ultimo stralcio, nella zona est dell’area, s’ipotizza la realizzazione di fabbricati residenziali per attività complementari al comparto, che sarà completamente pedonalizzato. Prevista anche la riqualificazione della zona del monumento dedicato ai caduti del 9 gennaio 1950, mentre la società Hera (multiutility dei servizi ambientali, idrici ed energetici) ha in programma un bando, in collaborazione con il Comune, per un’iniziativa di street art che inserisca la torre piezometrica nel percorso sulla memoria storica cittadina.
Ex mercato bestiame
Posta a ridosso dei binari della stazione e delimitato a nord dalla tangenziale, l’area rappresenta una criticità urbana: versa in uno stato di degrado e parziale abbandono, sia a causa di cantieri interrotti, sia per la presenza d’insediamenti abusivi e traffici illeciti. Nel 2003 un concorso vinto da Gianni Braghieri prevedeva una nuova centralità urbana a ridosso del centro storico, attraverso la realizzazione d’isolati, corti, piazze, portici e giardini. Di quel programma, a distanza di 17 anni, quasi nulla si è tradotto in realtà. L’unica realizzazione, del tutto spaesata, è la Casa della salute (modello organizzativo individuato dalla Regione Emilia-Romagna per fornire i servizi socio-sanitari di base), completata nell’aprile 2020 in seguito alla procedura di appalto integrato aggiudicata nel marzo 2016 al Consorzio stabile Coseam Italia Spa (capogruppo), su progetto di Studio Lenzi e Associati e ZPZ Partners di Modena (costo, circa 7,4 milioni).
Complesso di Sant’Agostino
Nel quadrante ovest, un aggregato edilizio di oltre 40.000 mq risalente a metà Settecento e comprendente il Palazzo dei musei, la chiesa di Sant’Agostino, l’Ospedale Estense e l’ex ospedale omonimo (operativo fino al 2004). Dal 2007 ne è proprietaria la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che si è posta lo scopo di restaurarlo e di trasformarlo in un polo culturale denominato “AGO – Modena fabbriche culturali”. Coinvolti nella riqualificazione sono anche il Comune, il MiBACT Gallerie Estensi e l’Università di Modena e Reggio Emilia. L’intervento nel suo insieme ha un valore di 110 milioni. Risale al 2009 il concorso a inviti che vide l’affermazione di Gae Aulenti. La strenua opposizione di Italia Nostra verso il progetto vincitore, concretizzatasi in diversi stop presso la Soprintendenza, ha fatto sì che quanto verrà realizzato sarà diverso dalla soluzione originaria.
L’insediamento delle prime attività presso l’ex ospedale è del 2013. Da inizio 2019 è operativo il primo nucleo di AGO, che attualmente vede anche la presenza di Future Education Modena (servizi di didattica a distanza) e di spazi coworking, destinati in parte al Centro interdipartimentale dell’Università ed in parte al gruppo d’imprese vincitrici di un bando specifico. Il primo intervento vero e proprio è invece affidato alla cooperativa Politecnica Ingegneria e Architettura, con il contributo dello studio Doglioni per la parte di restauro, e riguarda una superficie di 20.238 mq per l’accoglienza del Polo bibliotecario (con la Biblioteca Estense e la Biblioteca Poletti, oggi nel Palazzo dei Musei), del Polo espositivo (con gli spazi per le mostre d’arte e quelli dedicati alle esposizioni del patrimonio delle due biblioteche), del Centro per la fotografia e l’immagine (con gli spazi espositivi e la Scuola di fotografia), del Centro linguistico e per l’internazionalizzazione (legato all’Università), dell’auditorium (a servizio di tutte le istituzioni del polo culturale e della città), dei servizi di ristorazione e commerciali, delle abitazioni a uso foresteria. Il progetto, conforme al protocollo GBC Historic Building, ha come punto di forza la copertura del Gran cortile, che funzionerà da atrio generale del complesso. Pare invece quasi certo che le cosiddette “lame librarie”, due torri meccanizzate dove dovevano trovare posto gli oltre 800.000 volumi delle biblioteche Estense e Poletti, resteranno lettera morta. Date le tempistiche di approvazione del progetto da parte della Soprintendenza, e a seguito anche delle azioni di Italia Nostra, dal 2018, attraverso una politica virtuosa di uso temporaneo, il complesso è stato parzialmente riaperto alla città grazie all’azione dell’ex direttore Mauro Felicori (dal 2020, assessore regionale alla Cultura), con un’intensa programmazione: oltre alle visite guidate agli spazi, i laboratori di edutainment, le esposizioni temporanee, le manifestazioni ed eventi culturali vari.
In corso d’opera anche la rifunzionalizzazione dell’ex Ospedale Estense, dove verrà collocata un’ulteriore Casa della salute (chiamata “Modena Estense”), su progetto di Politecnica.
Lavori pubblici
In generale, va rilevato che in città i lavori pubblici e semi-pubblici sono, per la maggior parte, opera della struttura interna LLPP del Comune: pare mancare la volontà di assegnarne il progetto a soggetti diversi, attraverso concorsi oppure gare che consentano la rotazione degli incarichi ed il coinvolgimento dei giovani professionisti. Va sottolineato anche il naufragare di tutte le proposte affidate negli anni a varie firme note: vittime illustri Tobia Scarpa, Leonardo Benevolo, Frank Gehry, Léon Krier. Ultimo in ordine di tempo Mario Botta, che nel 2010 elaborò tre proposte per altrettante piazze del centro storico (piazza Roma -quella dell’ex palazzo ducale, ora Accademia militare-, piazza Mazzini -quella della sinagoga- e piazza Matteotti) e che vide invece la realizzazione di due progetti su tre ad opera dell’ufficio tecnico del Comune, con interpretazioni assai distanti dalle proposte dell’architetto elvetico.
L’incompiuto di San Cataldo
Il cimitero monumentale nuovo di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel lontano 1971, a distanza di quasi 50 anni rimane largamente incompiuto. L’Ordine degli Architetti di Modena, a seguito dell’assegnazione del Fondo giovani da parte del CNAPPC, a tema Architectural Virtual Reality, grazie all’impegno di alcuni iscritti under 35, ha avviato la restituzione in ambiente virtuale dell’intero progetto d’ampliamento. Una volta completata la restituzione grafica, attualmente in corso, verrà consegnata all’amministrazione la quale, con il supporto di un’installazione permanente presso il sito, renderà fruibili ai visitatori i modelli in realtà virtuale attraverso QR code e visori.
Quadrante sud
Stante la generale carenza in città di residenze sociali e studentati, nella zona sud-est, che di per sé avrebbe una vocazione di tipo residenziale, si potrebbero innescare azioni di riqualificazione d’immobili e progetti sociali. Si segnala invece l’alienazione, da parte della Provincia, della centralissima ex caserma Fanti, ceduta a marzo 2020 ad una società immobiliare di Carpi per 3,5 milioni, al fine di realizzare immobili di pregio.
Quadrante ovest
Mentre in via Panni, presso l’istituto Charitas, è in fase di progettazione un’ulteriore Casa della salute, sul fronte delle buone pratiche e dei progetti virtuosi, si segnala OvestLab, un’ex officina meccanica situata nel Villaggio artigiano, co-gestita delle associazioni Amigdala e Archivio Architetto Cesare Leonardi, e compartecipazione dell’Ordine degli Architetti di Modena, per promuovere la realizzazione di una “fabbrica civica”, ovvero uno spazio in cui condividere pratiche e riflessioni sulla riattivazione del territorio circostante. L’OvestLab si configura pertanto come un centro multidisciplinare che unisce attività di produzione artistica, formazione e trasformazione urbanistica.
* Si ringrazia per la collaborazione Anna Allesina, presidente dell’Ordine degli architetti PPC di Modena e Provincia
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concorsi , Emilia Romagna , rigenerazione urbana , ritratti di città
Last modified: 5 Luglio 2020
[…] su due contributi, ci sia consentito giocare un po’ con le metafore. Da un lato c’è Modena, la città della Ferrari, che si accontenta di viaggiare con delle utilitarie (neppure troppo […]