Una scuola bellunese si aggiudica lo storico Premio di Architettura, giunto alla 19esima edizione, dedicato alle opere costruite nel Triveneto
ODERZO (TREVISO). Sabato 1 marzo si è tenuta a Palazzo Foscolo, sede della Fondazione Oderzo Cultura, la cerimonia di premiazione del XIX Premio Architettura Città di Oderzo (PAO), dedicato alle opere e alle infrastrutture realizzate in Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
Tante candidature per una vetrina della progettazione locale
Anno dopo anno il premio si conferma tra i più prestigiosi e ambiti per quest’area d’Italia, arrivando a contare per questa edizione 118 progetti partecipanti: un grande successo di adesione che, oltre a raccontarci un’azzeccata campagna di comunicazione e la sempre più stringente necessità di trovare nei premi di architettura la chiave per promuovere il proprio lavoro, ci dimostra che, in fondo, c’è qualcosa di buono anche all’interno della famigerata bolla post-pandemica.
La giuria, composta da Serena Bertolucci (direttrice di M9 – Museo del ‘900), Mariano Carraro (presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Venezia), Camilla De Camilli, Isabella Genovese e presieduta da Lorenza Baroncelli (direttrice del Dipartimento Architettura della Fondazione MAXXI), ha individuato, con difficoltà per la quantità e qualità dei progetti candidati, quattro menzioni speciali, quattro segnalazioni e un vincitore.
Le menzioni speciali e le segnalazioni
Al Beton Eisack HQdi Chiusa (BZ) dei bolzanini Pedevilla Architects è stata assegnata la menzione Architettura dei luoghi del lavoro intitolata a Tiziana Prevedello Stefanel. Dopo vent’anni dall’ampliamento progettato da Armin Blasbichler e Matthias Rainer, Pedevilla Architects ha organizzato gli spazi interni nel volume esistente per fronteggiare le nuove esigenze dell’azienda, allineando perfettamente necessità funzionali, qualità dell’ambiente lavorativo e identità aziendale.
Alla scuola di Musica di Bressanone (BZ) dei trevigiani Carlana Mezzalira Pentimalli è andata la menzione Architetture per la comunità, dedicata a Francesca Susanna. Lo studio aveva già vinto il medesimo premio nella scorsa edizione del PAO con la Biblioteca Civica di Bressanone. Questa volta viene riconosciuta la loro capacità di controllare il progetto a tutte le scale: da quella urbana – con la creazione di un vuoto collettivo parte integrante della città – a quella del dettaglio, dove l’architetto-artigiano è attento conoscitore delle tecniche costruttive.
All’OLM Nature Escape a Campo Tures (BZ) dello studio di Bolzano AGA Andreas Gruber Architekten è andata la Menzione U40: questo riconoscimento per giovani talenti è nato in ricordo dei due giovani professionisti Marco Gottardi e Gloria Trevisan, deceduti nell’incendio della Grenfell Tower di Londra nel 2017. L’eco aparthotel è un progetto deciso e ben controllato la cui geometria riesce a racchiudere consapevolezza ecologica e una visione architettonica e turistica ambiziosa.
La giuria ha voluto poi conferire una menzione speciale all’ex borgo abbandonato Corte Renèe a Oliosi (VR) dei veronesi bricolo falsarella associati. Grazie a sensibilità e abilità compositiva, lo studio è riuscito a valorizzare due edifici agricoli accompagnandoli con premurosa minuziosità nella loro trasformazione in un resort turistico senza snaturarne aspetti materici e costruttivi.
Gli altri quattro progetti segnalati dalla giuria per questa diciannovesima edizione sono: il Rifugio Passo Santner a Tires (BZ) dei bolzanini Senoner Tammerle Architekten, il Padiglione Triangolare Asilo Nido Girotondo a Cavallino Treporti (VE) dei veneziani Enrico Dusi Studio + IBZ Srl, il progetto del Tabià Santo Stefano a Santo Stefano di Cadore (BL) dello studio vicentino SBSA e il boutique hotel contrappunto – Badhaus a Bressanone (BZ) dei progettisti di Bressanone bergmeisterwolf.


Una scuola ad Alpago è il progetto vincitore
Il PAO è un premio che, edizione dopo edizione, consolida il proprio legame con il territorio, le sue genti e le sue comunità. Lo prova il grande numero di progetti candidati ma anche la cura con cui racconta le storie delle donne e degli uomini a cui sono intitolante le menzioni. Così come la scelta di dare ai vincitori vere e proprie opere di artisti del territorio come Mattia Balsamini e Claudio Beorchia.
In questo senso però il PAO si conferma soprattutto un imprescindibile strumento culturale per il territorio, come dimostra l’assegnazione del premio più prestigioso al progetto per la scuola secondaria di primo grado di Puos d’Alpago (BL) dello studio bellunese facchinelli daboit saviane.
Nonostante l’impatto paesaggistico, che a chi scrive non sembra del tutto trascurabile, il progetto mette in luce i risultati di un percorso virtuoso nato in risposta alle richieste di una comunità montana che si trova a fronteggiare, come tante altre, il fenomeno dello spopolamento: realizzato tra 2021 e 2024, è il risultato di un concorso di progettazione bandito nel 2018 dal Comune di Alpago con la collaborazione della Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e il contributo dell’Ordine Architetti di Belluno.
La scuola si organizza intorno a un’agorà che permette l’apertura e la gestione degli spazi da parte della comunità anche fuori dall’orario scolastico: un’infrastruttura aperta a ogni imprevedibilità.
Un vincitore che più che di “resilienza” di un territorio ci parla di “resistenza”, parola utilizzata anche da Enrico Dusi (già segnalato al PAO XVIII insieme a Matteo Ghidoni e Sinergo spa per il Casinò di Venezia) nel descrivere il suo lavoro e che rispecchia l’azione della maggior parte degli architetti in questo territorio: purtroppo, al di là di quanto messo in luce dal premio, l’architettura in Triveneto non è tutta come quella dell’Alto Adige. Ci sono infatti zone dove è molto più difficile raggiungere certi risultati qualitativi e per questo i premi devono incoraggiare architetti, committenti e amministrazioni comunali di ogni provincia a imitare processi virtuosi.
Forse anche per questo, il PAO non dovrebbe solo attivare progetti in sinergia con grandi istituzioni come La Biennale di Venezia e, come è stato auspicato da Lorenza Baroncelli, Triennale di Milano e MAXXI. Dovrebbe innescare delle interazioni con altre realtà del territorio che rappresenta per riuscire a divulgare maggiormente, soprattutto verso i non addetti ai lavori, le architetture e le trasformazioni urbane che premia.
Immagine di copertina: il progetto vincitore del Premio PAO, la Scuola secondaria di primo grado di Puos d’Alpago (Belluno), Studio facchinelli daboit saviane (© Gustav Willeit)
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architettura contemporanea , oderzo , premio , spazi pubblici
Last modified: 8 Marzo 2025