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Veronica RodenigoWritten by: Professione e Formazione

L’alba di Pininfarina Architecture nel mondo dell’arte

L’alba di Pininfarina Architecture nel mondo dell’arte

Al MAN di Nuoro la collaborazione con l’artista Patrick Tuttofuoco per l’installazione “Il Resto dell’Alba”

 

NUORO. È un tempo sospeso quello in cui si materializza “Il Resto dell’Alba”, l’installazione site specific di Patrick Tuttofuoco al MAN (Museo d’Arte di Nuoro) che di fatto sancisce l’esordio di Pininfarina Architecture nel mondo dell’arte contemporanea.

Oltre 500 strips d’alluminio realizzati attraverso design parametrico e generativo costituiscono la pelle che riveste le pareti della stanza all’ultimo piano del museo. Da un lato l’epifania di una luce aurorale: quella d’un sole doppio costruito con 40 tubi al neon dipinti ad uno ad uno come unicum cromatico. Dall’altra tre bronzetti d’epoca nuragica (due offerenti e un arciere in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Nuoro e di Cagliari) entro una teca si stagliano sullo sfondo dalle sinuose linee su cui la luce si riflette, scivola e finisce poi quasi inghiottita da due buie cavità. Due estremi: passato e futuro, memoria arcaica delle origini e prospettiva di un nuovo avvenire. Il visitatore è al centro dell’opera, rappresenta il tempo presente e a suo piacimento può proiettarsi nell’una o nell’altra prospettiva. L’alba nel suo divenire, non più notte e non ancora giorno, simboleggia la speranza in un domani diverso da un presente distopico su cui incombono tutte le angosce del nostro presente.

Arte, architettura e museografia si pongono in dialogo grazie alla collaborazione tra Tuttofuoco, Giovanni de Niedehäusern, vicepresidente di Pininfarina Architecture, e la curatrice Maddalena d’Alfonso. Un dialogo nato ancora in occasione della partecipazione al concorso per il raddoppio del Museo del Novecento di Milano e ora concretizzatosi, fino al 3 marzo, come nuovo paesaggio nelle sale del MAN guidato da Chiara Gatti. Poi tutte le parti dell’installazione in alluminio naturale, assemblate a secco, potranno essere smontate e riutilizzate quasi a ribadire una circolarità stessa dell’opera.

L’avvicinamento al potenziale visivo ed immaginifico della pratica artistica entra così a pieno titolo a far parte del tema ricerca e sviluppo della divisione architettura della grande azienda torinese. Non a caso quest’anno Pininfarina partecipa al progetto MADE IN nell’ambito di Artissima, l’iniziativa nata nel 2022 che vede coinvolte quattro realtà aziendali torinesi per altrettante residenze di giovani artisti in azienda e i cui risultati saranno presentati durante l’edizione 2024 della Fiera.

Il sodalizio con Tuttofuoco è, di fatto, la prima collaborazione con una figura artistica, spiegano Gianni Giuffrida, chief architect Pininfarina Italia e Marco Caprani, senior architect e computational designer del team di progettazione. Una spinta dovuta alla guida di de Niedehäusern e nel solco di una piena consapevolezza: che il contatto con il mondo dell’arte possa costituire un arricchimento della visione progettuale “come elemento di well being nella costruzione dello spazio architettonico, al pari di altri elementi come l’acqua, l’aria, l’acustica, il verde”. Seguendo questa direttiva la prospettiva futura include il coinvolgimento dell’artista anche in progetti per clienti privati ma certo non si limita a quello. La sperimentazione riguarda soprattutto il digitale: testare delle tipologie nel mondo digitale per poi valutarne il funzionamento nel mondo reale e generare nuove opportunità.

Se è pur vero che nell’immaginario collettivo italiano il nome Pininfarina viene automaticamente associato al mondo dell’auto, una divisione che estenda le competenze del gruppo al di là del settore automotive si era costituita già a metà anni ’80 (con Pininfarina Extra srl) per evolvere da progetti d’interior sino allo stato attuale. Ed oggi il nuovo orientamento prevede che dall’automotive si possano anche sviluppare applicazioni facilmente riportabili nell’architettura. “Oggigiorno”, specifica ancora Caprani, “parliamo di una membrana, non più di superfici solide che vanno in contrasto. È quest’esperienza del living e del moving ad interessarci molto e in questo senso l’arte ci aiuta a far fluire meglio lo spazio, ad aprire nuovi sviluppi”. Sempre con un’attenzione alla ciclicità del materiale. Così come potrebbe avvenire per la pelle de “Il Resto dell’Alba”.

Immagine di copertina: “Il Resto dell’Alba”, MAN NUORO, foto di Alessandro Moni

 

 

«Il Resto dell’Alba. Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco»

a cura di Maddalena d’Alfonso

MAN, Nuoro

fino al 3 marzo 2024

«Giotto – Fontana. Lo spazio d’oro»

fino al 3 marzo 2024

«Fancello Nivola Pintori. Tre maestri sardi all’ISIA di Monza»

fino al 3 marzo 2024

«Christian Chironi. Abitare è un linguaggio»

fino al 3 marzo 2024

www.museoman.it

Autore

  • Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con "Il Giornale dell'Architettura" per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de "Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”

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Last modified: 28 Novembre 2023