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Luca GibelloWritten by: Reviews

Vieni, c’è una casa nel bosco

Vieni, c’è una casa nel bosco

Al Circolo del design di Torino la mostra sul primo episodio del progetto “Archivi d’affetto”, dedicato alla casa di Laura Castagno e Leonardo Mosso

 

TORINO. A cura di Maurizio Cilli, Sara Fortunati e Stefano Mirti“Archivi d’affetto” è un progetto a episodi promosso dal Circolo del design attraverso una serie di piccole mostre e iniziative collaterali con l’obiettivo di presentare al pubblico storie, in genere poco note, di progettisti piemontesi che hanno sviluppato rilevanti percorsi professionali fuori dagli schemi e spesso al confine con l’arte. Si tratta di traiettorie insolite, eterodosse, talvolta sfuggite alle narrazioni principali, ma che hanno contribuito a plasmare in maniera profonda l’identità culturale della città e del territorio. Realizzata con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, l’iniziativa si avvale della collaborazione di IED Torino e NABA – Nuova Accademia di Belle Arti (Milano).

La prima indagine di “Archivi d’affetto”, curata da Gianfranco Cavaglià con gli stessi Cilli e Mirti, è dedicata ai torinesi Laura Castagno (1938) e Leonardo Mosso (1926-2020), coppia profondamente legata nella vita e nel lavoro, fatti di una decennale ricerca paziente che incrocia architettura, arte, design, urbanistica, fotografia, storiografia, didattica e riflessione teorica (dall’ecologia allo strutturalismo, all’estetica). Negli anni ottanta Castagno e Mosso fondano il Museo dell’Architettura Arti Applicate e Design nella loro grande casa-atelier a Pino (dove tuttora vive Castagno), un luogo incantato nei boschi della collina torinese ove, nel corso della loro vita, i due hanno raccolto uno straordinario patrimonio di documenti, libri, opere, disegni, fotografie e oggetti. La collezione di reperti è una sorta di «costellazione sentimentale» (così Cilli nella conferenza stampa d’inaugurazione della mostra) capace di stabilire relazioni tra il loro pensiero e le esperienze creative dei protagonisti del Novecento che hanno via via incontrato. Su tutti, il finlandese Alvar Aalto, del quale soprattutto Mosso ha molto diffuso la conoscenza in Italia; ma anche Giò Ponti, Carlo Mollino e Bruno Munari, solo per citarne alcuni.

Nelle due piccole sale espositive presso il Circolo del design non è stato possibile riversare che un minimo frammento del caleidoscopico mondo percepibile visitando la “casa nel bosco”. L’allestimento pare suggerire l’atmosfera dell’atelier disponendo semplici tavoli con cavalletti in legno e grigliati metallici su cui sono liberamente collocati oggetti e documenti: tra gli altri, il celeberrimo bollitore disegnato da Peter Behrens per la AEG (1909), alcuni vetri e ceramiche di Alvar Aalto (anni sessanta), gli arredi “autarchici” in buxus per gli uffici del torinese Palazzo Gualino di Gino Levi Montalcini e Giuseppe Pagano (1928), una sedia in compensato curvato di El Lissitzky (1927 circa) e un piatto in porcellana di Malevič (1930 circa). Alle pareti, invece, risaltano gli schizzi di Aalto per il palazzo dello sport e congressi di Vienna, un manifesto di propaganda comunista di El Lissitzky («Battere i bianchi con il cuneo Rosso»), alcuni bozzetti di Umberto Cuzzi e dei futuristi torinesi Luigi Colombo Fillia e Nikolay Diulgheroff, tessuti disegnati da Gigi Chessa e Teonesto Deabate per il Teatro Scribe, disegni e fotografie della Società ippica torinese di Mollino (1936), cui fanno seguito gli scatti fotografici di Mosso ritraenti l’inopinata demolizione (1960). Sospese al soffitto, fluttuano leggere quattro «strutture cinetiche autogestibili e complessizzabili a giunti universali elastici», saggio della lunga ricerca di Mosso sui telai spaziali leggeri realizzati con elementi standard. La seconda sala compendia invece alcuni saggi della produzione progettuale, artistica e pubblicistica del duo. L’esposizione è completata da tre videointerviste realizzate dagli studenti del Corso di fotografia dello IED Torino che raccontano gli ambienti della casa-atelier e raccolgono le voci di Castagno e Cavaglià.

Inoltre, accanto alla mostra, il format “Archivi d’affetto” prevede iniziative di coinvolgimento di nuove generazioni di autori per interpretare i lasciti secondo i linguaggi della contemporaneità: residenze d’artista con esponenti di diverse discipline, produzioni di video e immagini che ne ricostruiscono storie, luoghi e relazioni, la raccolta di testimonianze dirette, la restituzione al pubblico di documenti e opere simbolo del mondo progettuale dei protagonisti. Per questo primo episodio sono stati invitati in residenza a produrre contributi Bianca Felicori, Hagit Pincovici, Virginia Sutera e Mariano Dallago, che ha lavorato con gli studenti di NABA. Il bel sito archividaffetto.it dà riscontro degli esiti.

“Archivi d’affetto”, a cura di Maurizio Cilli, Sara Fortunati, Stefano Mirti

“Episodio 01: La casa di Laura Castagno e Leonardo Mosso”, a cura di Gianfranco Cavaglià, Maurizio Cilli, Stefano Mirti

Circolo del design, via San Francesco da Paola 17, Torino

Fino al 12 maggio

Lunedì/venerdì Ore 14/19 – ingresso libero

Direzione: Sara Fortunati

Coordinamento di progetto: Marilivia Minnici

Art Direction: Fionda

Progetto di allestimento mostra: Gianfranco Cavaglià con Anna Rita Bertorello

Coordinamento prestiti per l’Istituto Alvar Aalto: Stefano Mosso

Sito web: NewTab Studio

Autori in residenza: Mariano Dallago con gli studenti del Triennio in Design di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti (Ludovica Gerardi, Lorenzo Meroni, Aldo Mucciarone, Aurora Possenti); Bianca Felicori; Hagit Pincovici con Eleonora Diana (film making e editing), Francesca Siracusa e Liber Dorizzi (danzatori); Virginia Sutera con Ermanno Novali (registrazione)

Video “Storie ritrovate”: IED Torino (studenti del terzo anno del Corso Triennale in Fotografia: Gaia Benedetti, Matilde Bono, Isabella Castellano, Gianluca Catalano, Samuele Chinaglia, Benedetta Crosetto, Alessandro Di Lenardo, Salvatore Gaballo, Susanna Giacinto, Greta Maria Ratto, Giulia Rissone, Anna Tamagnone. Docenti IED coordinatori del progetto: Eleonora Diana, Guglielmo Diana, Federico Lagna. Coordinatrice del Corso: Giulia Ticozzi)

Allestimenti di mostra: Marco Ferrero, Erwin Steiner

Cornici: Silvio Zamorani

Comunicazione: Nicoletta Piccolo, Marianna Peracchi

Ufficio stampa: Spin-TO

Project controller: Enza Brunero

Amministrazione: Aline Nomis

Maggior sostenitore: Fondazione Compagnia di San Paolo

Con il contributo di Regione Piemonte

Con il patrocinio di Città di Torino

 

Che cos’è il Circolo del design

Uno spazio aperto, inclusivo e partecipato la cui mission è la diffusione della cultura del progetto, perseguita attraverso la produzione di attività culturali e di formazione, la costruzione di progetti per lo sviluppo di opportunità professionali tra aziende e designer e la collaborazione con le istituzioni per la creazione di sistemi propri del design a servizio del territorio. Online e offline, ogni giorno progetta contenuti che sappiano ispirare e lo fa collaborando con professionisti, studenti e visionari appassionati e curiosi. Il Circolo del design è sostenuto da Camera di commercio di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo (main partner), con il contributo di Unione Industriale Torino e CNA Torino.

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 27 Marzo 2023